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Ancora nel segno di Merkel. Come (non) cambia la Conferenza di Monaco

Il prossimo presidente sarà l’ambasciatore Christoph Heusgen, storico consigliere della cancelliera. Prenderà il posto di Ischinger che in una lunga intervista parla di Cina (con Scholz “nessuna rottura”) e Russia (“troppo tardi” per fermare il Nord Stream 2)

Cinquantasette anni il prossimo 17 marzo. Gli ultimi quattro vissuti a New York, da ambasciatore alle Nazioni Unite criticando gli Stati Uniti di Donald Trump per l’abbandono del multilateralismo, sia la Cina di Xi Jinping per i diritti umani violati a Hong Kong e nello Xinjiang. Gli otto precedenti passati al fianco di Angela Merkel, come consigliere per la politica estera, prima di attraversare l’Atlantico per volontà della cancelliera negli anni difficili dell’unilateralismo trumpiano. Christoph Heusgen sarà il prossimo presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, evento annuale che si tiene dal 1963 si tiene prossimo l’hotel Bayerischer Hof della città bavarese. Raccoglierà il testimone di Wolfgang Ischinger, ex ambasciatore tedesco negli Stati Uniti durante l’amministrazione di George W. Bush. E così come la politica estera tedesca, anche la Conferenza non sembra destinata a subire grossi cambiamenti con l’addio di Merkel dopo 16 anni.

IL PASSAGGIO DI CONSEGNE A FEBBRAIO

“Ora è tempo di consegnare la direzione operativa” della conferenza “in mani più giovani”, ha detto Ischinger, alla guida dell’evento dal 2008, intervistato dal quotidiano Handelsblatt. “Ho quindi proposto al consiglio di fondazione di affidare all’ambasciatore Christoph Heusgen la presidenza della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Prenderà il suo posto dopo la prossima conferenza”, prevista dal 18 al 20 febbraio 2022. “Io resterò presidente del consiglio di fondazione”, ha aggiunto Ischinger.

ADDIO “OCCIDENTE”

“Ho di fatto eliminato il termine ‘l’Occidente’ dal mio vocabolario”, raccontava nei mesi giorni Heusgen allo Spiegel: “Oggi non si tratta più di una disputa tra l’Occidente e l’Oriente, ma tra gli Stati che aderiscono a un ordine internazionale basato su regole, alla Carta delle Nazioni Unite, alla Dichiarazione universale dei diritti umani, e quelli che non lo fanno. Questi principi non sono occidentali, ma universali. L’Occidente è diventato una parola di lotta negativa che i russi e i cinesi usano contro di noi, sulla falsariga di: l’Occidente è roba di ieri”. Nello stesso colloquio, pubblicato a settembre, commentava così le voci sulla sua possibile nomina a presidente della Conferenza: “Come presidente del comitato dei finanziatori della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ora avrò un ruolo ancora più importante e lavorerò insieme al mio collega di lunga data Wolfgang Ischinger. Inoltre, ho assunto un incarico di insegnamento nella mia vecchia università di Sankt Gallen, e ne sono molto contento”.

ISCHINGER SUL GOVERNO SCHOLZ

Non ci sarà “alcuna rottura” tra Germania e Cina con Olaf Scholz come prossimo cancelliere tedesco dopo Merkel, ha spiegato nell’intervista. Secondo il diplomatico il patto su cui si fonderà il nuovo governo federale tra socialdemocratici, verdi e liberali “non è una dichiarazione di guerra a Pechino”. Inoltre, ha aggiunto, “Scholz non può e non vorrà cercare una rottura” tra Germania e Cina. Il nuovo esecutivo deve adottare “una politica di forza” sulla Russia, ha detto Ischinger aggiungendo di non aspettarsi “ancora” un’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Infine, quanto al gasdotto Nord Stream 2, è “troppo tardi” per fermarlo: la Germania non dovrebbe rendersi “dipendente dalla politica interna” degli Stati Uniti, ha spiegato. Inoltre, il Paese deve assicurarsi che le proprie politiche “continuino a essere comprese correttamente e prese sul serio” negli Stati Uniti. A ogni modo, ha concluso Ischinger, il Nord Stream 2 non rimane soltanto un problema nei rapporti tra la Germania e l’Ucraina e nel Parlamento europeo, ma “purtroppo anche un fardello transatlantico”.

(Foto: Twitter @MunSecConf)

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