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Quarta dose anti-Covid? Forse no. La speranza del super vaccino

L’Agenzia europea per i medicinali e l’Organizzazione Mondiale per la Sanità sono d’accordo che l’inoculazione ogni 3-4 mesi del vaccino anti-Covid, come pensato ad oggi, non è sostenibile. Anche dal Regno Unito escludono un ulteriore booster. I ricercatori sono impegnati nello sviluppo di un siero definitivo che possa combattere tutte le forme di coronavirus

Così come muta il Covid-19 dovrà farlo anche la strategia di vaccinazione globale. Per contenere la diffusione del virus non è fattibile a lungo periodo il piano (concepito in una situazione di emergenza) di inoculare il vaccino in due dosi, più un booster.

Condivide questa linea Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema): “Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi. Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo”.

“Sta emergendo il confronto su una seconda dose di richiamo con gli stessi vaccini attualmente in uso – ha spiegato Cavaleri -. Non sono stati ancora generati dati a sostegno di questo approccio. Tuttavia, mentre l’uso di una quarta dose potrebbe essere considerato parte di un piano di contingenza, le vaccinazioni ripetute a breve tempo di distanza non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine”.

Come nel caso di Israele, che dopo un’approfondita ricerca ha deciso di vaccinare con una quarta dose le persone più vulnerabili e immunodepresse, un ulteriore vaccino, con la formula trovata ad oggi, non è attuabile.

La stessa preoccupazione è condivisa dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms), che ha sottolineato la necessità di investire su nuovi vaccini per contenere le varianti del Covid-19, e non affidare la strategia a richiami ripetuti dello stesso vaccino. In attesa che i nuovi vaccini siano disponibili, l’Oms consiglia di aggiornare la composizione di quelli attuali per garantire che continuino a fornire il livello di protezione raccomandato dalle autorità sanitarie.

Intanto, diversi Paesi si preparano ad un cambio di approccio della pandemia. In Spagna, il governo sta preparando un sistema di sorveglianza dei casi (non gravi) di Covid per trattarli come pazienti di influenza comune.

E il Regno Unito scarta, per ora, la possibilità di una quarta dose del vaccino. Gli esperti del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), comitato consultivo indipendente che fornisce consulenza ai dipartimenti sanitari del Regno Unito sui programmi di vaccinazione, ha dichiarato che al momento non è necessaria una quarta dose e che la priorità deve rimanere inoculare con le prime tre dosi al più grande numero di persone.

Wei Shen Lim, presidente dell’immunizzazione di Covid-19 del JCVI, ha spiegato alla Bbc che i dati raccolti fino ad oggi “dimostrano che la dose di rinforzo continua ad offrire un livello alto di protezione contro le malattie gravi, anche per le persone anziane e più vulnerabili”.

Anthony Harnden, vicepresidente del comitato, insiste che la strategia di vaccinare ogni tre-quattro mesi con lo stesso vaccino non è sostenibile. Tuttavia, non ha escluso che una quarta dose per la popolazione più vulnerabile sarà necessaria l’anno prossimo.

Nella stessa linea è Andrew Pollard, uno dei ricercatori britannici coinvolti nello sviluppo del vaccino anti-Covid Oxford-AstraZeneca. Il professore crede che se ad oggi non sono stati vaccinati con la prima dose molte persone in Africa è difficile che si possa gestire una quarta dose in tutto il mondo.

Ma, siccome la pandemia è tutt’altro che finita, cosa si potrà fare? La speranza è tutta sul super vaccino, un nuovo siero che possa produrre anticorpi per diversi tipi di coronavirus (non solo Covid-19) e di conseguenza anche più varianti del virus.

Nella ricerca di questo pan-coronavirus è già impegnato l’esercito americano (qui l’articolo di Formiche.net), che è nell’ultima fase di prova sugli esseri umani. E avevano già perseguito questa strada, 10 anni fa, i ricercatori del Texas Children’s Hospital e del Baylor College of Medicine, che ora sono pronti a lanciare un vaccino anti-Covid chiamato Corbevax, il primo ad essere offerto senza brevetto a qualsiasi azienda che voglia produrlo per aiutare i Paesi più poveri a combattere la pandemia.

Sarà necessaria una quarta dose anti-Covid? Forse no. È la speranza della microbiologa María Elena Bottazzi, che ha partecipato alla ricerca di Corbevax, e che ha spiegato all’agenzia Efe che questa iniziativa è stata possibile perché “10 anni fa abbiamo ricevuto fondi per cominciare un programma per malattie emergenti, focalizzandoci su due coronavirus, prima Sars e poi Mers, e così abbiamo acquisito le conoscenze per sviluppare questo vaccino nel 2020”.

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