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Ecco chi mina le nostre democrazie. Cos’ha detto Gabrielli

“La messa in crisi delle istituzioni e di chi le rappresenta è uno degli elementi per consentire un’ingerenza”, ha detto il sottosegretario a Rai 3. Se le forze politiche “fanno una dichiarazione di campo”, i rischi non si attenuano ma almeno “si eliminano”

Una manina dei russi dietro la diffusione dei video della premier finlandese Sanna Marin? “Non ho assolutamente elementi per certificare che ciò sia” avvenuto, ha dichiarato Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Draghi, con delega alla sicurezza della Repubblica, ospite di Marco Damilano nell’appuntamento con Il cavallo e la torre, in onda su Rai 3. Tuttavia, “non lo escluderei per la semplicissima ragione (…) che il KGB, il servizio segreto dell’era sovietica da cui il presidente [Vladimir] Putin peraltro viene, teorizzava che nell’attività di ingerenza una delle principali fase era la demoralizzazione”, cioè “il discredito delle istituzioni e di chi le rappresenta”, ha continuato. Può succedere in Italia? “Credo possa essere un rischio”, ha continuato citando il lavoro del Copasir in questi anni.

“Viviamo il tempo del digitale, del cibernetico”, in cui “la minaccia ibrida ha ormai da tempo preso il sopravvento sulla guerra fisica”, ha spiegato il sottosegretario ricordando il caso di Cambridge Analytica. “La manipolazione attiene a questa modalità con cui si immette l’informazione”, “terreno molto scivoloso” tra sicurezza nazionale e libertà di opinione. “Quello che interessa principalmente il mondo dell’intelligence è verificare le modalità” con cui le informazioni possono inquinare il dibattito.

Il campo cibernetico è al centro delle preoccupazioni di Gabrielli. Tanto che, commentando il caso della spia russa a Napoli, ha dichiarato: “In questo momento continuo a ritenere molto più preoccupante tutto quello che si muove nello spazio cibernetico”.

Definendo “assolutamente” utile che i partiti respingessero i tentativi di ingerenza, il sottosegretario ha spiegato come “la demoralizzazione, la destabilizzazione, cioè la messa in crisi delle istituzioni e di chi le rappresenta è uno degli elementi per consentire un’ingerenza”. Se le forze politiche “fanno una dichiarazione di campo”, i rischi non si eliminano ma almeno “si attenuano”.

Parlando di dipendenza energetica e dell’efficacia delle sanzioni discussa da alcuni leader come Matteo Salvini della Lega, Gabrielli ha ricordato quanto detto dal presidente del Consiglio Mario Draghi: “Se dopo la guerra di Crimea (…), invece di attenuare la dipendenza, in qualche modo la sì è accentuata, oggi raccogliamo semplicemente quello che abbiamo seminato”. Quanto al gas, Gabrielli ha continuato sostenendo che “le percentuali di stoccaggio sono indicative di uno sforzo che sta conseguendo risultati peraltro anche inaspettati” ma “è ovvio che tutto questo avrà conseguenze se i prezzi continueremmo a salire”.

Sul tema immigrazione Gabrielli individua due interventi: “stabilizzazione della sponda Sud” e immaginare in Italia “una modalità lecita per entrare. La sua mancanza aumenta a dismisura l’ingresso clandestino”.

Ultima battuta sul suo futuro. Dopo il governo Draghi “tornerò a fare il prefetto, dove lo chieda al prossimo ministro dell’Interno”, ha risposto all’intervistatore.

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