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Debito, ma non solo. Cosa attende il nuovo presidente della Banca mondiale

L’istituzione con sede a Washington, ora affidata al manager e dirigente indiano, dovrà affrontare contemporaneamente il nodo del debito e delle insolvenze dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi dell’area Ocse. Ma non solo. Il commento di Giuseppe Pennisi

Ajaypal Singh Banga (nato il 10 novembre 1959) sarà il nuovo Presidente della Banca mondiale in una fase di grande trasformazione della grande istituzione finanziaria internazionale con base a Washington. Ho lavorato oltre quindici anni alla Banca mondiale quando era presieduta da Robert S. McNamara, segretario alla Difesa negli anni della guerra in Vietnam e precedente alla guida della Ford Motor Company. Due profili che possono sembrare totalmente differenti: fortemente politico il primo (iscritto al partito repubblicano il primo pur se indicato da Robert Kennedy) mentre molto manageriale il secondo.

Ajaypal (Ayai per gli amici) Singh Banga è un dirigente d’azienda indiano-americano. Attualmente è vice presidente di General Atlantic. È stato presidente esecutivo di Mastercard, dopo aver precedentemente ricoperto il ruolo di presidente e amministratore delegato (CEO) della società da luglio 2010 al 31 dicembre 2020. Si è ritirato da questa posizione il 31 dicembre 2021 per unirsi al General Atlantic. Il suo pacchetto retributivo nel 2020 è stato di 27,77 milioni di dollari, a differenza di un milione di dollari circa l’anno che percepirà in Banca mondiale. È anche presidente della holding di investimento olandese Exor.

Banga è l’ex presidente del Us-India Business Council (Usibc) che rappresenta oltre 300 delle più grandi aziende internazionali che investono in India e presidente della Camera di commercio internazionale. È anche membro del consiglio di amministrazione della Dow Chemical Company e membro del Council on Foreign Relations e anche membro dell’International Business Council del World Economic Forum. È stato nominato dal presidente Joe Biden per guidare la banca in una fase di profondo cambiamento.

Come sottolineato su questa testata, l’istituto dovrà affrontare contemporaneamente il nodo del debito (e delle insolvenze) dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi dell’area Ocse, specialmente dell’eurozona. Una proposta di metodo sarebbe quella di prendere strade simili o convergenti come venne proposto, e realizzato nel “rapporto Craxi” (dal nome dell’ex presidente del Consiglio italiano nella sua veste di ambasciatore dell’Onu per i problemi del debito) approvato circa trent’anni fa, all’unanimità dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ci dovrebbe essere, naturalmente, i necessari aggiornamenti specialmente perché la demografia ha, da un lato, aumentato la spinta verso le immigrazione e le differenze sociali (con relative tensioni).

Nella sua carriera, Banga ha affiancato incarichi manageriali con cariche pubbliche di spessore, specialmente nel campo dello sviluppo sociale. Come ha avuto modo di dimostrare quando è stato primo ministro di Narenda Modi. Durante la sua amministrazione ha rilanciato l’economia, ma è stato accusato di aver imitato la libertà di stampa. Questa è stata una delle determinanti che hanno spinto Banga a trasferirsi negli Stati Uniti ed a prendere una carriera nel business e nel management, mantenendo, però, un piede nel settore pubblico. Nel febbraio 2015, il presidente Barack Obama ha nominato Banga membro del Comitato consultivo del presidente per la politica commerciale e i negoziati internazionali. Forse le differenze con McNamara sono meno profonde di quanto non sembrino.

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