Rilanciare il Centro politico, ridefinire una “politica di centro” e riscoprire la cultura cattolico-popolare e cattolico-sociale fanno parte di un progetto politico che non può più essere rinviato. Il libro di Giorgio Merlo, “Il Centro. Dopo il populismo”, Marcianum Press, offre una possibile chiave di lettura su come procedere all’indomani della vittoria della Schlein e del ritorno di una sinistra che “non ha nemici a sinistra”
“Il Centro. Dopo il populismo” è il titolo dell’ultimo libro di Giorgio Merlo, già parlamentare, attualmente sindaco di Pragelato ed esponente di spicco della tradizione del cattolicesimo popolare e sociale italiano. In questo libro, però, il tema verte principalmente su come ricostruire il Centro. O meglio, come ridefinire e rilanciare una “politica di centro” nel nostro paese. Con la prefazione di Elena Bonetti, già Ministro ed esponente di punta del cosiddetto “terzo polo”, Merlo in questa sua ultima pubblicazione affronta 3 questioni di fondo: il potenziale superamento del populismo che era e resta, per l’autore, il pericolo più insidioso e più vulnerabile per la stessa qualità della democrazia; la necessità e l’urgenza di ricostruire un Centro politico e, soprattutto, una credibile ed autentica “politica di centro”; e, infine, l’apporto decisivo e qualificante della cultura cattolico popolare e cattolico sociale per costruire questo nuovo progetto politico.
Ed è proprio all’interno di questo contesto che si inserisce il ruolo dei cattolici popolari che, con altri filoni ideali, può contribuire ad aprire una nuova stagione politica nel nostro paese. E questo non solo perché questa cultura politica, con i suoi esponenti e i suoi dirigenti più rappresentativi, ha giocato un ruolo decisivo nei tornanti più importanti della storia democratica del nostro paese ma anche per la ragione, come sottolinea l’autore nel libro, che il Centro nel nostro paese si identifica prevalentemente con questo filone di pensiero.
Ma c’è un altro elemento che viene richiamato dall’autore e che attiene direttamente al ruolo e alla funzione della cultura cattolico popolare e sociale. E cioè, i cattolici popolari e sociali non possono ridursi ad essere “i cattolici indipendenti di sinistra” all’interno dei vari partiti di riferimento nella situazione contemporanea. Senza un sussulto di dignità e una nuova assunzione di responsabilità, aggiunge Merlo, questa cultura rischia di decadere in un ruolo di puro gregariato e di marginalità nello scacchiere politico italiano. E Merlo cita il ruolo e la funzione assolti, nel passato, da uomini come Carlo Donat-Cattin e Franco Marini che, seppure in contesti politici e storici molto diversi tra di loro, hanno sempre saputo marcare con forza, coerenza e determinazione la loro cultura, i loro valori e la loro cultura. Certo, i leader non sono replicabili, come sostiene a più riprese l’autore, ma al contempo sostiene che quella cultura può, e deve, ancora avere un ruolo solo se continuerà ad essere protagonista all’interno della cittadella politica italiana.
Ecco perché, secondo Merlo, il tutto si tiene. Rilanciare il Centro politico, ridefinire una “politica di centro” e riscoprire la cultura cattolico-popolare e cattolico-sociale fanno parte di un progetto politico che non può più essere rinviato. E questo libro sul “Centro dopo il populismo” offre una possibile chiave di lettura su come procedere all’indomani della vittoria della Schlein e del ritorno di una sinistra che “non ha nemici a sinistra”.