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Caso Uss, nel giorno di Nordio interviene Fini. Ecco cos’ha detto

L’ex leader di An interviene a La7 poche ore prima dell’informativa del ministro della Giustizia: “Il controspionaggio italiano dov’era? Non si scappa con un braccialetto elettronico senza che nessuno se ne accorga”. Il Guardasigilli punta il dito contro i giudici che hanno concesso i domiciliari, mentre Tajani prova a rassicurare sul rapporto con gli Usa

Poche ore prima dell’informativa alla Camera sul caso Artem Uss svolta da Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e del question time al Senato di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, a parlare della fuga del manager russo fuggito dall’Italia mentre aspettava l’estradizione verso gli Stati Uniti è stato Gianfranco Fini, definito da alcuni il “padre nobile” di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. “Il controspionaggio italiano dov’era? E se c’era dormiva”, ha detto ospite del programma L’aria che tira su La7. “Non si scappa con un braccialetto elettronico senza che nessuno se ne accorga. Probabilmente c’è una disattenzione di chi deve vigilare”, ha aggiunto definendo quella del figlio di un governatore russo vicinissimo al Cremlino non “la fuga di un ladro di polli”.

Alla Camera, il ministro Nordio ha ribadito la linea del governo, che punta il dito contro i giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno concesso i domiciliari con il braccialetto elettronico avviando un’azione disciplinare nei loro confronti per “grave negligenza”. “C’è una nota del 20 ottobre 2022 con cui il ministero della Giustizia comunicava alla Corte d’Appello la volontà di mantenimento della misura cautelare in carcere allo scopo di assicurare la consegna dell’imprenditore russo alle autorità statunitensi”, ha spiegato. È “un’eresia”, ha continuato, dire che il ministero della Giustizia avesse competenze sulla concessione degli arresti domiciliari a Uss: “Non è mai accaduto che un ministro si sia intromesso nelle decisioni della magistratura”. L’uomo, ha dichiarato ancora il ministro, “è stato messo ai domiciliari con un provvedimento di cinque righe” solo perché aveva “una moglie e una casa” in Italia a fronte del provvedimento di quattro pagine “documentatissimo” e “ampiamente motivato” con il quale la Procura della Corte d’Appello di Milano si era opposta alla richiesta dei domiciliari facendo presente che il soggetto aveva “conti bancari in tutto il mondo e appoggi internazionali” che lo mettevano ad alto rischio di fuga. Il ministero dell’Interno sta svolgendo accertamenti sui ritardi dell’allarme del braccialetto elettronico mentre quello della Giustizia sulla possibilità di congelare i beni di Uss in Italia.

È tra i domiciliari e l’esfiltrazione realizzata da sei o sette persone probabilmente dirette dall’intelligence russa che si incunea Fini con le sue dichiarazioni. “Nel merito, è accaduto che quei magistrati non hanno rimesso in libertà Uss. L’hanno messo agli arresti domiciliari col braccialetto”, ha spiegato l’ex leader di Alleanza Nazionale che sembra parlare anche al presidente Meloni che nei giorni scorsi ha scelto di “coprire” l’intelligence dichiarando che “che non eravamo stati informati a livello di intelligence dalle altre intelligence sulla natura della figura” di Uss. Una scelta, ha commentato il prefetto Adriano Soi su Formiche.net evidenziando il contesto attuale segnato dalla guerra in Ucraina, che “comporta una diretta e precisa assunzione di responsabilità politica da parte della premier, sia nei confronti della comunità nazionale, della cui sicurezza è la prima garante, sia dei governi alleati, a partire da quelli dei Paesi Nato.

“Il rapporto con gli Stati Uniti è e continuerà a essere solido e leale, così come incondizionato è il sostegno del governo all’Ucraina”, ha dichiarato il ministro Tajani che nelle prossime settimane volerà a Washington rispondendo all’interrogazione del senatore Enrico Borghi, membro del Partito democratico e componente del Copasir, relativa ai riflessi internazionali del caso Uss. La replica di Borghi è stata segnata da insoddisfazione: “La lettura che viene fatta dall’esterno del nostro Paese è evidentemente un grado di inaffidabilità, purtroppo, delle istituzioni”, ha dichiarato parlando di “uno scaricabarile come non si vedeva dai tempi della fuga di [Herbert] Kappler”.

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