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Meloni sbarca su LinkedIn. Cosa significa secondo Giordano

Con l’approdo su LinkedIn, che conta oltre 900 milioni di utenti attivi, di cui più di 18 milioni in Italia, Giorgia Meloni non solo ha completato l’asset dei canali della comunicazione social, ma da presidente del Consiglio in carica prova adesso a intercettare l’attenzione di un pubblico che non avrebbe digitalmente incontrato con i presidi attivi su Facebook, Twitter, Instagram e TikTok. L’analisi di Domenico Giordano, Arcadia, autore de “La regina della rete”

Undici sono i post pubblicati dall’account Giorgia Meloni in questa prima settimana che ha portato la premier a debuttare su LinkedIn, la “piattaforma aperta a tutti coloro che desiderano far progredire la propria carriera”, come si legge nel disclaimer del social lanciato il 5 maggio del 2003 da Reid Hoffman e che attualmente rappresenta la rete professionale online più grande al mondo.

Con l’approdo su LinkedIn, che conta oltre 900 milioni di utenti attivi, di cui più di 18 milioni in Italia, Giorgia Meloni non solo ha completato l’asset dei canali della comunicazione social, ma da presidente del Consiglio in carica prova adesso a intercettare l’attenzione di un pubblico che, per ovvie ragioni, non avrebbe digitalmente incontrato con i presidi attivi su Facebook, Twitter, Instagram e TikTok.

L’archetipo di utente che popola LinkedIn è da sempre poco attratto dai contenuti più leggeri, personali o frivoli, così come ha dagli albori guardato con fastidio a quelli di matrice politico-propagandistica: per la la verità negli ultimi anni con la crescita degli iscritti questa peculiarità professionale, così come la mission fondativa di social recruiter, è stata in parte annacquata.

Con l’apertura del nuovo account su LinkedIn la premier ha di fatto anticipato, a dispetto di quanto era avvenuto in passato per le altre piattaforme, gli altri due leader del centro-destra, in particolare Matteo Salvini che al momento sembra poco interessato alla piattaforma che dal 2016 è passata ufficialmente sotto il controllo Microsoft che ha speso oltre 26 miliardi di dollari per poterla acquistare.

Il fandom di LinkedIn è comprensibilmente abbastanza limitato, a oggi infatti i follower che hanno scelto di seguire l’account sono appena 5.6879 una goccia nell’oceano se paragonati a quelli milionari delle altre piattaforme. È chiaro, altresì, che nei prossimi mesi anche i follower di LinkedIn cresceranno di numero, ma è evidente che l’incremento dei follower non potrà essere altrettanto consistente e, parimenti, veloce come lo è stato in passato per i precedenti account.

Di conseguenza l’ampiezza ancora limitata del fandom e il contenuto scelto per le pubblicazioni, che non può essere certo allineato a quello postato su TikTok o Instagram, comprime anche la mole di interazioni dei singoli post. Tant’è che dopo questa prima settimana il post che ha incassato la quota più ampia di reazioni è quello pubblicato in occasione della missione di Giorgia Meloni in Gran Bretagna e della visita, accompagnata dal primo ministro, Rishi Sunak, all’’antico “mosaico cosmatesco nell’Abbazia di Westminster, sul quale oggi è stato posto il trono per l’incoronazione di Re Carlo III, è stato magistralmente realizzato da artigiani italiani circa otto secoli fa”.

Il post ha incassato complessivamente 549 like, 66 commenti e 23 condivisioni.

Ma, per esser chiari, la scelta di presidiare anche LinkedIn non credo sia stata dettata dalla ingordigia di voler aggiungere qualche migliaio di interazioni a quelle già raccolte, in milioni, con gli altri social. Se fosse così, sarebbe davvero miope per una leader come Meloni pensare l’approdo solo da questa prospettiva vanesia. Diversamente, la premier non punta tanto alle reaction quanto invece al consolidamento di una specifica reputazione, istituzionale e di brand, nei confronti di un’utenza che è e si ritiene “professionale”, che non abbocca facilmente al post “strappalike”.

Non è fondamentale vantarsi di un fandom muscolare quanto, al contrario, di una platea di follower più ristretta, ma maggiormente qualificata.

Del resto, basti pensare che l’ex premier Giuseppe Conte ha aperto il suo profilo ufficiale da poco più di un anno e conta solo 2.765 follower, mentre un altro ex inquilino di Palazzo Chigi come il senatore Matteo Renzi, che ha un account che da tempo non pubblica più alcun contenuto, di follower ne ha invece 6.383 in tutto. Tanti se paragonati ai 125 che seguono l’account, peraltro del tutto vuoto, di Carlo Calenda, leader di Azione o ai 1.138 dell’account della segretaria del Partito democratico Elly Schlein che ha ancora caricato una foto profilo di diversi anni fa.

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