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Transizione digitale e competitività negli scenari di I-Com

Un momento di confronto sullo stato di avanzamento nella copertura di rete nel nostro Paese è stato promosso, all’interno del progetto “Futur#Lab”, da I-Com e Windtre, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e Inwit. Ecco chi c’era e cosa si è detto

L’Istituto per la Competitività (I-Com) ha organizzato il convegno dal titolo “Missione Italia 5.0. Il ruolo delle telecomunicazioni per accelerare la transizione digitale e favorire la crescita”, giovedì 13 luglio a Roma.

L’iniziativa rientra nelle attività del progetto “Futur#Lab”, promosso da I-Com e Windtre, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e Inwit, con l’obiettivo di contribuire agli scenari telco in Italia e al ruolo del settore nell’accompagnare la transizione digitale mediante l’organizzazione di una serie di momenti di confronto su temi specifici tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni e del mondo delle imprese.

L’appuntamento è stato l’occasione per la presentazione del rapporto di sintesi con le principali evidenze emerse dai 6 incontri tenutisi nel corso del 2022 e del 2023 e ha rappresentato, quindi, un momento di confronto sullo stato di avanzamento nella copertura di rete nel nostro Paese, anche alla luce del Pnrr e con riferimento al più ampio percorso di transizione digitale avviato negli ultimi anni, sulle misure di semplificazione nella realizzazione di infrastrutture, sul ruolo delle telecomunicazioni nello sviluppo industriale, sullo stretto legame fra transizione digitale e sostenibilità ambientale, nonché sulla diffusione della tecnologia 5G e sull’impatto della trasformazione digitale nella Pa, nelle città e nel mondo delle imprese.

Ai lavori hanno partecipato, fra gli altri, Stefano Da Empoli, presidente di I-com, Alessandra Bucci, presidente Join Group, Nazario Pagano, presidente Commissione Affari costituzionali della Camera, Salvatore Deidda, presidente Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni Camera, Roberto Basso, direttore external affairs and sustainability Wind Tre, Michelangelo Suigo, external relations, communication & sustainability director Inwit.

IL RAPPORTO PRESENTATO

Alcuni dati del Rapporto annuale raccontano come “lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazioni costituisce una delle condizioni indispensabili per garantire la competitività di un Paese. Il Piano Italia 5G, in coerenza con quanto disposto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, punta ad incentivare la costruzione di reti mobili nelle aree a fallimento di mercato con una dotazione complessiva di 2,02 miliardi di euro destinati a due linee di intervento distinte ma complementari tra loro: la prima prevede la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB); la seconda di infrastrutture di rete complete ex-novo, con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink. Dall’analisi dei dati disponibili sul portale di Infratel dedicato all’avanzamento dei Piani collegati al Pnrr connetti.italia.it (aggiornato a maggio 2023) emerge come, relativamente alla prima linea d’intervento indicata dal piano, siano stati già rilegati il 5,69% degli 11.098 siti previsti, mentre un ulteriore 9,87% risulta in fase di costruzione. Nonostante le maggiori complessità realizzative e la necessità di traguardare le procedure autorizzative per nuove infrastrutture, appare comunque ben indirizzata anche la seconda linea di intervento (Densificazione): infatti, delle 1.385 reti ex-novo da implementare l’11,1% risulta in lavorazione”.

Riguardo all’implementazione delle reti, lo studio ha messo in evidenza come siano stati fatti passi in avanti riguardo alle semplificazioni normative operate grazie ai recenti interventi del legislatore, ma si è registrato un gap tra l’evoluzione positiva che va nella riduzione dei tempi e degli intoppi burocratici, e il recepimento a livello locale, che rischia così di ostacolare la realizzazione delle reti 5G e in fibra.

Lo studio ha approfondito altresì un tema che è molto sentito dai cittadini, cioè la disciplina sull’esposizione umana ai campi elettromagnetici.

I limiti internazionali sono stabiliti dall’Icnirp (Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) che fissa un valore massimo di 61 V/m, pari a circa 10 W/m 2. In Italia i limiti sono più stringenti secondo quanto previsto dal Dpcm 8 luglio 2003 che ha determinato il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità a 6 V/m, mentre il limite di esposizione è a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ.

Queste misure restrittive, sostiene lo studio, impattano fortemente sulla progettazione e realizzazione degli impianti imponendo la proliferazione delle antenne e, dunque, maggiori costi realizzativi per gli operatori cui si aggiunge un maggior consumo di spazi e materiali e un maggior impatto ambientale.

Gli autori del rapporto accolgono infatti in maniera positiva il tentativo di riforma annunciato del governo italiano che, attraverso una bozza di decreto circolata recentemente, ha mostrato l’intenzione di armonizzare i limiti vigenti e di porre al centro delle attività di monitoraggio ma anche di comunicazione soggetti come la Fondazione Ugo Bordoni, ente tecnico munito delle necessarie competenze e terzietà.

Il rapporto sottolinea anche come la crisi climatica e la rivoluzione digitale siano due trasformazioni globali, profonde e irreversibili, strettamente interconnesse, con il digitale che può considerarsi un prezioso strumento e facilitatore per raggiungere la sostenibilità ambientale, economica e sociale. La diminuzione degli spostamenti, la dematerializzazione dei processi, la gestione domotica dei consumi energetici sono solo alcuni degli esempi che evidenziano come il digitale semplifichi la vita delle persone e contribuisca a ridurre le emissioni.

GLI INTERVENTI DI BASSO E SUIGO

“L’attuale normativa italiana sui limiti elettromagnetici non ha alcun fondamento scientifico. Ci vuole il coraggio di rispettare i cittadini informandoli correttamente su questa materia, attraverso una campagna di educazione condotta da enti indipendenti ed autorevoli”. Roberto Basso, direttore relazioni esterne e sostenibilità di Windtre, è intervenuto sul tema con queste parole. “Il governo sta finalmente per mettere mano a questo assurdo vincolo alla competitività italiana e siamo fiduciosi che riesca anche a trovare il modo di supportare le amministrazioni locali”, ha continuato Basso. “Crediamo non siano necessarie nuove regole di semplificazione per favorire la transizione digitale, quanto di assicurare l’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale di quelle che ci sono”. Da una ricerca condotta quest’anno dalle principali associazioni dei consumatori, ha aggiunto Basso, “è emerso che la maggioranza degli italiani è favorevole alla diffusione del 5G ma anche che i cittadini chiedono di essere informati da enti autorevoli per evitare la diffusione di false informazioni su questo argomento e sui presunti rischi per la salute”.

“È necessario comprendere il valore delle infrastrutture digitali, spesso ancora pensate come un ostacolo, quando invece sono un elemento di sviluppo per le comunità. Si tratta di superare la cultura del ‘Nimby – Not in my backyard’ per dare il benvenuto alle infrastrutture digitali, fonti di sviluppo economico, sociale e tecnologico”. Anche Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità Inwit, durante il suo intervento al convegno ha sottolineato l’importanza di una corretta comunicazione. “Secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli 6 italiani su 10 sarebbero disposti ad accettare alcuni disagi pur di avere una connessione in 5G (61%)”.

“Le torri sono alleate del territorio e dei comuni – ha continuato Suigo – non solo perché consentono di portare la connettività, attraverso il segnale degli operatori, e quindi di ridurre i gap esistenti, ma anche perché sono infrastrutture sempre più digitali, in grado di ospitare sensori IoT per il monitoraggio del territorio e ambientale. Governo e Parlamento hanno adottato ottime norme di semplificazione normativa, ora è fondamentale assicurare che queste siano recepite a livello locale. Il sottosegretario Butti ha annunciato una direttiva in tal denso, una sorta di vademecum per i comuni. Sarebbe molto utile e preziosa, per unire ancora di più il lavoro di chi realizza infrastrutture digitali a quello degli enti locali. Pochi giorni fa abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa con Anci, Infratel, il Dipartimento della Trasformazione Digitale e tutti i principali operatori che si sono aggiudicati dei bandi del Pnrr, proprio per definire un modus operandi e per cercare di far conoscere alle amministrazioni locali tutte le modifiche e le opportunità, anche di semplificazione normativa, che sono state adottate negli ultimi tempi. Questi sono esempi virtuosi, indispensabili per superare ostacoli e barriere e accelerare nella digitalizzazione del nostro Paese”.

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