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Oltre il mistero. La morte di Prigozhin e il futuro della Wagner secondo Bertolotti

Il gruppo Wagner senza Prigozhin si può dire sostanzialmente inconsistente. Così ha spiegato a Formiche.net Claudio Bertolotti, direttore di Start Insight, parlando del futuro dell’organizzazione Wagner alla luce della scomparsa del suo capo

Fonti contrastanti menzionano sia un missile che un ordigno nascosto in una cassa di vino come possibili cause dello schianto di un Embraer Legacy Jet nella regione di Tver, avvenuto la scorsa settimana, che portava a bordo i vertici del gruppo Wagner. La veridicità dell’informazione riguardante la presenza e il decesso del leader dell’organizzazione Wagner, Yevgeny Prigozhin, e del suo braccio destro, Dmitrij Utkin, come dichiarato dalle autorità russe, rimane però ancora da stabilire e resta avvolta da un velo di mistero, dato che non è stato possibile per fonti indipendenti verificare accuratamente i fatti. Delle ambiguità che circondano l’incidente, del futuro della Wagner e del possibile nuovo capo, ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, direttore di Start Insight.

L’incidente aereo che ha coinvolto membri della Wagner è ancora circondato da ambiguità e speculazioni. Qual è la sua opinione sull’accaduto? Crede sia possibile trarre conclusioni chiare o ci saranno sempre aspetti non definitivamente risolti?

La morte di Prigozhin è circondata da un alone di mistero e tale resterà per molto tempo. La Russia, lo sappiamo bene, lascia trapelare le informazioni che ritiene opportune, e allo stesso tempo ne crea altre sulla base delle proprie priorità e in coerenza con quella che è la strategia comunicativa. Possiamo quindi fare soltanto delle speculazioni e immaginare che Prigozhin sia effettivamente scomparso e partire da questo assunto per fare alcune considerazioni pratiche. Rimane però un sospetto circa il fatto che Prigozhin e Utkin viaggiassero sullo stesso aereo poiché, almeno dal punto di vista procedurale, non avrebbero dovuto viaggiare insieme essendole teste dell’organizzazione: uno il capo, l’imprenditore, e l’altro il capo militare. Da un punto di vista operativo, essere entrambi a bordo dello stesso aereo va dunque contro ogni procedura di sicurezza.

Qual è dunque la condizione attuale del gruppo alla morte del leader e del suo braccio destro?

Il gruppo Wagner senza Prigozhin si può dire sostanzialmente inconsistente. Lui era l’imprenditore, padre e padrone di questa unità che aveva co-fondato con il suo vice e che è ora priva di una guida unitaria. Si è guardato infatti al gruppo Wagner come a un’unica entità fino al giorno dell’uscita di scena di Prigozhin; ma ad oggi, o meglio dal 24 giugno, cioè all’indomani del tentativo del cosiddetto colpo di Stato in Russia – che tale non fu – ai danni dell’immagine del Cremlino e di Putin, il gruppo Wagner ha subito una scomposizione e una progressiva diminuzione in termini di capacità operative. Una componente è stata assorbita dalle Forze armate della Federazione russa, un’altra è stata trasferita in Bielorussia a supporto delle forze di Lukashenko in attività di addestramento e affiancamento delle Forze armate nazionali bielorusse, mentre la parte più consistente e pregiata del gruppo Wagner è stata trasferita in Africa dove mai aveva cessato di operare e dove ha rappresentato, rappresenta e verosimilmente rappresenterà ancora – con forse un altro nome o in un’altra forma – quell’essenziale e strategicamente necessario strumento di politica estera non convenzionale di cui la Russia si è dotata e attraverso il quale è riuscita a porre sotto la propria sfera di influenza molti gruppi di potere, politici ed economici, e alcuni governi dell’Africa centrale. Ricoprendo un ruolo di primo piano a supporto di quei gruppi di opposizione armata e politica che hanno partecipato e realizzato colpi di Stato e golpe con conseguente rovesciamento dei governi.

Con la morte di Prigozhin, chi potrebbe essere il possibile nuovo leader del gruppo Wagner? Su cosa dovrà puntare questa figura per gestire l’organizzazione in un momento così delicato?

Anche su questo argomento possiamo solamente fare delle speculazioni basandoci sulle limitate informazioni a nostra disposizione e su quelle che saranno le priorità della politica estera russe. È verosimile immaginare che, esclusi i due capi storici fondatori Prigozhin e Utkin, almeno in una fase transitoria il gruppo Wagner possa essere gestito nelle sue diverse branche. In particolar modo la componente africana, essendo l’essenziale strumento di influenza della politica estera del Cremlino, potrebbe essere gestita temporaneamente dagli organi istituzionali della Federazione russa, quali il ministero della Difesa e i servizi, che potrebbero giocare un ruolo determinante ma non sul lungo periodo. Il gruppo Wagner è infatti un attore non statale che funziona fin quando rimane tale, perché non vi è alcuna affiliazione ufficiale alle istituzioni governative russe e, pertanto, qualunque azione condotta non avrebbe ripercussioni dirette sul piano delle relazioni internazionali e dei rapporti tra gli Stati o sul piano diplomatico in quanto strumento non statale, bensì privato. Sul medio periodo è verosimile quindi immaginare un uomo di fiducia di Putin e del Cremlino, che prenderà la guida del gruppo Wagner, di quello che rimarrà o comunque della sua componente essenziale in Africa. Quello che potremmo aspettarci in futuro potrebbe essere un ridimensionamento dell’organizzazione con una concentrazione dello sforzo principale proprio in Africa, e il proseguire in maniera coerente sulla linea già tracciata da Prigozhin (che poi di fatto seguiva le direttive dirette del Cremlino).

In che direzione si sta evolvendo la Wagner dopo gli ultimi avvenimenti?

Non è importante chi debba guidare la Wagner, l’importante è che qualcuno la guidi nel suo ruolo determinante: quello di servire gli interessi di politica estera russa in modo tale da poter condizionare, attraverso la sua presenza e il suo operato, i gruppi di potere e i governi di quei Paesi dove si concentrano i principali interessi russi, in particolar modo in Africa dove il ruolo della Wagner è stato determinante nel corso degli anni per imporre la visione russa e l’accesso russo alle risorse energetiche e minerarie. In tale contesto si deve guardare anche all’influenza di quei Paesi che, presenti all’interno dell’assemblea delle Nazioni unite, possono far pesare la loro vicinanza alla Russia attraverso i voti di astensione o di sostegno al Paese.

Non solo, la morte di Prigozhin arriva in un momento particolare per la Russia…

Dobbiamo considerare che alla fine di quest’estate entreremo nel vivo della campagna elettorale per le presidenziali. Dapprima con le elezioni a livello locale e a livello regionale, che saranno una prima cartina tornasole dell’operato e della capacità di tenuta della presidenza Putin, e poi entro marzo ci avvieremo a una campagna elettorale intensa per l’elezione del presidente che, con buona probabilità, potrebbe vedere riconfermato Putin. Una riconferma che sarebbe conseguenza dell’assenza di una vera opposizione e di un vero capo politico in grado di contrapporsi a Putin. L’unico soggetto indefinito che potrebbe effettivamente strappare consensi a svantaggio di Putin potrebbe essere un veterano, un eroe di guerra, chi si è sacrificato e ha partecipato alla guerra per la difesa della Russia (perché come tale viene presentata la guerra in Ucraina, cioè una guerra difensiva, chiamata operazione speciale). L’assenza di un soggetto forte e carismatico di questo tipo consegnerebbe con buona probabilità le chiavi del terzo mandato a Vladimir Putin e, tra i pochi che effettivamente avrebbero potuto incarnare questo soggetto alternativo c’era proprio lo scomparso Prigozhin.

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