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Così X favorisce le fake news cinesi, russe e iraniane. Report NewsGuard

La rimozione delle segnalazioni che indicavano quali account sono legati o affiliati a governi e un nuovo algoritmo hanno consentito alla propaganda di Pechino, Mosca e Teheran di diffondere disinformazione. E le elezioni Ue si avvicinano

La decisione di Elon Musk, proprietario di X, di togliere dalla piattaforma un tempo nota come Twitter le segnalazioni che indicavano quali account erano legati o affiliati a governi “ha consentito alle fonti di propaganda cinesi, così come alle testate statali russe e iraniane, di diffondere disinformazione senza alcun controllo, privando allo stesso tempo gli utenti di X di informazioni di contesto trasparenti sulla natura della fonte”. Lo scrivono gli analisti di NewsGuard in un rapporto pubblicato oggi. Inevitabili i ringraziamenti a Musk arrivati dai giornalisti delle testate di Stato. “Ora se mi cercate potete trovarmi”, ha scritto in un post del 21 aprile Margarita Simonyan, caporedattrice dell’emittente statale russa RT, ringraziando “di cuore” Musk. Jingjing Li, giornalista della rete statale China Global Television Network, ha scritto su X: “L’etichetta ‘media affiliati allo Stato cinese’ è sparita!!!“.

Nei 90 giorni successivi alla rimozione dell’etichetta l’engagement (cioè il numero di like e condivisioni) generato dai post degli account in lingua inglese dei media statali russi, cinesi e iraniani è aumentato del 70% rispetto ai precedenti 90 giorni, secondo un’analisi di NewsGuard basata sui dati della piattaforma di monitoraggio dei media Meltwater. I risultati di questa analisi, si legge nel rapporto, “dimostrano come gli attori stranieri siano ora in grado di raggiungere un pubblico più ampio e potenzialmente più vulnerabile, poiché gli utenti potrebbero essere ignari del principale obiettivo di queste fonti: diffondere propaganda”. L’engagement della russa RT è quasi raddoppiato, passando da 1,3 milioni di like e repost quando l’etichetta era ancora disponibile a 2,5 milioni dopo la sua rimozione. Dopo il cambiamento di politiche di X, l’agenzia Tass, sempre russa, ha visto un aumento di engagement del 63%, l’iraniana PressTV del 97% e il cinese Global Times del 26%.

Ma anche un’altra novità nelle politiche di X potrebbe aver favorito i profili dei media statali: gli utenti non devono più cercare attivamente i contenuti degli organi di informazione statali. NewsGuard ha infatti confermato le conclusioni di altri ricercatori scoprendo che l’algoritmo di X ora promuove regolarmente questo tipo di contenuti. Dall’agosto 2020 all’inizio del 2023, l’allora Twitter aveva impedito la promozione degli account ad affiliazione statale. Ma è stato documentato che gli account dei media statali sono ora regolarmente raccomandati dall’algoritmo sui feed personalizzati degli utenti. Secondo quanto comunicato dalla piattaforma a marzo, queste pagine suggeriscono contenuti in base alle metriche di engagement di un post e all’attività precedente dell’utente. Gli analisti di NewsGuard hanno spiegato di aver ripetutamente visualizzato i profili dei 12 media statali presi in considerazione per l’analisi e da allora i loro account hanno iniziato a comparire in sezioni della piattaforma in cui erano prima assenti, come la sezione “Chi seguire” o tra i risultati delle ricerche. Per esempio, quando un analista di NewsGuard ha creato un nuovo account X e ha cercato “Cina”, quattro dei cinque risultati principali erano costituiti da testate statali cinesi.

Con l’avvicinarsi delle elezioni del Parlamento europeo del 2024 e con le imminenti elezioni politiche in Stati membri dell’Unione europea, la questione di come impedire alle interferenze straniere di manipolare l’opinione pubblica attraverso la disinformazione – e quindi di destabilizzare gli Stati membri dal punto di vista politico ed economico – rimane una questione vitale per l’Unione europea, come spiega un recente rapporto dello European Council on Foreign Relations (di cui chi scrive è co-autore, ndr). Ciò assume ancora più rilevanza in Italia, e in altri Stati membri, dove nonostante lo shock causato dall’invasione russa dell’Ucraina e dal divorzio obbligato dalla Russia, permangono i legami economici, politici e culturali con Mosca. La ricerca rileva come forme di attività anomale abbiano avuto un picco proprio in vista delle elezioni politiche del 2022 e analizza, grazie ai dati forniti da Constella Intelligence, il dibattito attorno a sei narrazioni: energia, guerra russa all’Ucraina, sanzioni alla Russia, vaccini, euro e migrazione. Se euro e vaccini hanno dominato la campagna elettorale nazionale del 2018 e quella europea del 2019, oggi assistiamo ad uno spostamento di attenzione su sanzioni alla Russia ed energia.

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