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Ice e Asi portano sei startup italiane a Houston

Sei startup italiane hanno conquistano Houston con la prima edizione di Space it up, programma promosso dall’Agenzia Ice, l’Agenzia spaziale italiana e la collaborazione di Space foundation. Un’iniziativa che punta all’internazionalizzazione delle Pmi, nel corso della quale sono state presentate delle soluzioni innovative per il monitoraggio dei detriti spaziali, per l’impiego dell’IA nel coordinamento delle sonde aerostatiche e per la propulsione dei microsatelliti

Space it up è un programma italiano di accelerazione per promuovere soluzioni innovative nel settore aerospaziale. Un’iniziativa grazie alla quale sei startup del nostro Paese hanno vissuto un’esperienza a Houston, centro nevralgico del sistema aerospaziale statunitense. Il progetto è stato promosso dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice), dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), in collaborazione con la Space foundation, associazione americana che riunisce vari stakeholder del settore. Al “Demo day” del progetto ha preso parte anche l’astronauta Luca Parmitano. Le startup hanno presentato il frutto dei loro percorsi e le soluzioni innovative sviluppate.

Startup motori dell’innovazione
L’ufficio dell’Ice di Houston ha supportato l’organizzazione del progetto, una full immersion di sei settimane di cui cinque svolte nella città texana. Le startup hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con l’ecosistema statunitense, seguire workshop, progetti di mentorship e occasioni di networking. È stata l’occasione per far promuovere l’internazionalizzazione delle Pmi italiane e di far conoscere queste realtà alle imprese locali, investitori e importanti reti, tra cui il Nasa Johnson space center di Houston. “Le Pmi e le startup sono il motore dell’innovazione della value chain dello spazio – ha spiegato il presidente dell’Asi, Teodoro Valente – il percorso di accelerazione offerto da Space it up, in uno degli hub geografici più dinamici al mondo in ambito spaziale, rappresenta una grande opportunità per le imprese selezionate per accelerare i loro processi di crescita attraverso meccanismi di internazionalizzazione”.

Italia nella space economy Usa
Il presidente dell’Agenzia Ice, Matteo Zoppas, ha sottolineato come “sia stato già siglato un primo accordo commerciale e siano state gettate le basi per svilupparne altri nel medio periodo grazie all’interesse nato verso il know-how italiano in materia di sistemi di propulsione, monitoraggio e gestione dei dati rivolti all’agricoltura di precisione e alla rilevazione del traffico spaziale”. Space it up ha anche promosso la creazione di una piattaforma di dialogo permanente tra gli attori italiani e statunitensi. La collaborazione tra l’ufficio Ice di Houston e Village insights è volta a facilitare l’incontro e le occasioni di business tra imprenditori, innovatori e ricercatori. Inoltre, essendo il settore aerospaziale uno dei più complessi da decarbonizzare, le sei startup hanno deciso di creare il consorzio DecaStar per sviluppare soluzioni innovative che possano supportare il processo di transizione green.

I progetti portati in Texas
La start up Arca dynamics ha brevettato un sistema di monitoraggio dei rifiuti spaziali, anche di ridotte dimensioni, attraverso l’uso di nanosatelliti. Delta space leonis sta progettando una propria costellazione di picosatelliti per offrire servizi di monitoraggio in settori come l’agricoltura, i trasporti e la protezione ambientale. Involve space, invece, ha sviluppato un software basato sull’Intelligenza artificiale, Neurostar, in grado di coordinare autonomamente le traiettorie di una o più sonde, ma anche di droni e satelliti. Una piattaforma che integra dati e informazioni che ottimizzano i processi di irrigazione in agricoltura è stata creata da Nabu, startup torinese. Arriva invece da Modena, Novac, che sviluppa supercondensatori che possono integrare le batterie nei veicoli elettrici e possono essere utilizzati anche in condizioni ambientali estreme come quelle spaziali. L’ultima è T4I, spin-off dell’Università di Padova, che sviluppa sistemi di propulsione elettrica, a gas freddo e di propulsione chimica per microsatelliti. Si tratta di tecnologie che rendono possibile lo sviluppo di soluzioni economiche e personalizzabili. “Si apriranno nuovi orizzonti di crescita, opportunità e avanzamento per tutta la filiera del settore spaziale – ha assicurato la vicepresidente per il commercio e l’imprenditoria spaziale di Space foundation, Kelli Kedis Ogborn – il successo del programma porterà ad una presenza costante negli Stati Uniti, negli anni a venire, di queste realtà italiane”.

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