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Vi racconto la storia del Mostro del Mar Caspio

Nel pieno della Guerra Fredda l’Unione Sovietica realizzò un veicolo a metà strada tra un idrovolante e un aliscafo in grado di volare a pochi metri dalla superficie; era velocissimo e invisibile ai radar, ed era considerato una formidabile macchina da guerra

Nel 1967, in piena Guerra Fredda, la Cia ricevette delle fotografie satellitari scattate sulla costa russa del Mar Caspio che riprendevano una specie di gigantesco “veicolo simile ad un aereo”, lungo più di centro metri, con ali tozze e quadrate, e apparentemente incompiuto. Gli analisti della Central Intelligence Agency, viste le lettere “KM” scritte su quell’aereo così strano e grande, lo soprannominarono il “Mostro del Mar Caspio”.

L’EKRANOPLANO

In realtà le lettere significavano “Korabl maket”, che in russo significa “nave prototipo”. Gli analisti della Cia quindi avevano sbagliato, perché non era un aereo, né tantomeno una nave: era un veicolo sperimentale a effetto suolo, un enorme ekranoplano, cioè un veicolo ibrido che, pur viaggiando sul mare era assimilabile ad un aereo più che a una nave. Il nome di questa macchina deriva dall’adattamento del termine russo экраноплан, ekranoplan, letteralmente “schermoplano”. Infatti, questa particolare tipologia di veicoli, che a prima vista sembrano grandi idrovolanti caratterizzati da ali tozze e da giganteschi piani di coda, venne sviluppata dai sovietici a partire dagli anni Cinquanta. Il loro inventore fu l’ingegnere navale sovietico, Rostislav Evgenevič Alekseev. Allo sviluppo contribuì anche un italiano di Fiume, Roberto Bartini, emigrato nell’Unione Sovietica nel 1923 per motivi politici, che sviluppò il Bartini-Beriev VVA-14, idrovolante a decollo verticale che combinava alcune caratteristiche degli ekranoplani.

EFFETTO SUOLO

Secondo i sovietici queste nuove macchine avrebbero inaugurato una nuova era nelle operazioni militari perché, basate sulla tecnologia dell’effetto suolo, erano progettate per volare a 5-10 metri ad alta velocità sopra il livello del mare: sostanzialmente, una volta che il mezzo è stato fatto accelerare fino ad una certa velocità, si sviluppa al di sotto di esso quello che può essere definito come un cuscino d’aria dinamico che gli permette di volare a pochi metri sul livello del mare a gran velocità senza essere ostacolato dalla resistenza del fluido su cui plana.

IL KM-1

Il primo prototipo, il KM-1, “volò” per la prima volta il 16 ottobre 1966. Completato nel giugno del 1966 e poi trasportato lungo il fiume Volga fino al Mar Caspio, da cui proprio il nome Mostro del Mar Caspio, il KM-1 rimase un progetto segreto dei russi per i successivi 15 anni, durante i quali fu sottoposto a continui test e sviluppi. Al suo completamento era il veicolo ibrido più grande del mondo, con una lunghezza di 92 metri e un’apertura alare di 37,6 metri; era poi dotato di 10 propulsori Dobrynin VD-7, che gli permettevano di raggiungere una velocità di crociera di circa 550 km/h e punte di velocità massime vicine ai 600 – 700 Km/h.

LA CAPACITA’ DI UNA NAVE E LA VELOCITA’ DI UN AEREO

I sovietici volevano beneficiare della velocità e della furtività del KM e renderlo un pratico mezzo di trasporto. Era stato progettato, infatti, per trasportare tante truppe quanto una nave e volare veloce come un aereo, rimanendo poi invisibile ai sistemi radar dei nemici; inoltre, poiché volava a pochi metri sopra l’acqua e non la toccava, era immune alle mine marine e ai siluri. Ma ebbe diversi problemi e non poté servire allo scopo per cui era stato progettato e quindi questo progetto fu abbandonato. Il KM è rimasto l’aereo più grande del mondo per tutta la sua esistenza ed è il secondo aereo più grande mai costruito, dietro l’Antonov An-225 Mriya che volò per la prima volta nel 1988, otto anni dopo la distruzione del KM.

ALEKSEEV A-90 ORLYONOK

Sulla base del KM venne sviluppato il primo ekranoplano appositamente progettato per la produzione in serie, l’A-90 Orlyonok. Questo, costruito in soli 3/4 esemplari, entrò effettivamente in servizio con la Marina Sovietica e venne ideato come veicolo da trasporto e d’assalto anfibio, per cui venne dotato di ruote per l’alaggio e il decollo da terra. l’A-90 era spinto da due turbofan nel muso, necessari per la fase di decollo, e da una turboelica sulla deriva di coda, che azionava due eliche quadripala controrotanti, per la fase di volo di crociera. Le due turboventole avevano la presa d’aria poco sotto la cabina di pilotaggio, ed erano montate inclinate verso il basso per sostenere il grosso aeromobile nella fase di decollo. Era poi armato con un cannone da 75 mm installato in una torretta dietro il museo

IL CLASSE LUN

Un’ulteriore versione di ekranoplano venne costruito a partire dal 1987: l’MD-160 Lun. Ne venne realizzato un solo esemplare, mentre un altro non fu mai completato, ed era una versione light, per modo di dire, e armata dell’MK-1. Lungo 74 metri, alto quasi 20 metri, il Lun aveva un’apertura alare di 44 metri e pesava circa 400 tonnellate; aveva una velocità di crociera massima di 500 km/h, raggiungibili grazie agli 8 motori turbogetto Kuznetsov NK-87 montati ai lati della cabina di pilotaggio. Aveva poi un’autonomia di circa 3.000 km, e poteva rimanere in mare per ben cinque giorni.

IN VERSIONE ANTI-NAVE

Sviluppato principalmente per neutralizzare unità di superficie e sottomarine avversarie, il Lun era armato con 6 enormi missili da crociera antinave del tipo SS-N-22 Sunburn collocati sul dorso della fusoliera. Questo mezzo, tuttavia, era afflitto, come i suoi predecessori, da diversi problemi, primo tra tutti quello della stabilità e del controllo. Inoltre, avevano una manovrabilità piuttosto scarsa ed era difficile da pilotare. Per questa ragione, nonostante fosse entrato ufficialmente in servizio con la Marina sovietica nel 1989, non fu mai schierato con le altre unità combattenti. Fu ritirato dal servizio nel 1992, quando il programma venne cancellato per mancanza di fondi.

LO SPASATEL

Nel 1989, in seguito al tragico incidente del sottomarino K-278 Komsomolec, che provocò la morte di 42 marinai, venne presa la decisione di equipaggiare un secondo Lun, che all’epoca era in costruzione, come ekranoplano per operazioni di ricerca e salvataggio degli equipaggi delle unità navali in difficoltà. Questo mezzo, chiamato Spasatel, era progettualmente simile al Lun, anche se con alcune differenze. Nello specifico, avrebbe avuto sei reattori invece di otto, e sarebbe stato equipaggiato con un’attrezzatura specifica per le operazioni di salvataggio e un ospedale interno.  Lo scopo era quello di avere un mezzo di trasporto capace di arrivare con estrema rapidità in mezzo all’oceano e di raggiungere, con altrettanta rapidità, la costa. L’allestimento dello Spasatel proseguì fino al 1992, quando il programma venne cancellato a causa del crollo dell’Urss.

IL PATRIOT PARK

Dagli inizi degli anni ’90 l’ekranoplano Lun giace abbandonato a Derbent, sulle rive del Mar Caspio, nel Daghestan, dove si trova tuttora. Il “Gigante del Caspio”, però diventerà l’attrazione principale del futuro Patriot Park, un museo militare russo e un parco a tema che esporrà diversi equipaggiamenti dell’esercito sovietico. Attualmente si trova in una zona interdetta alla visita dei turisti, ma tanti curiosi hanno eluso i controlli per scattarsi un selfie vicino al mezzo. Su Instagram, poi, per un periodo è impazzato l’hashtag #лунь e alcuni fortunati sono riusciti persino ad entrare nell’interno del Lun.

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