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Radiografia di un pontificato. Tutti gli aspetti inediti di Bergoglio raccontati al Tg1

Commovente e appassionata, l’intervista-manifesto rilasciata da papa Francesco al direttore Gian Marco Chiocci del Tg1. Una testimonianza straordinaria di un pontificato ancora in pieno svolgimento tra politica internazionale, Chiesa e momenti della sua vita privata. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Altro che intervista in ginocchio come avevano malignato, tirando il sasso ma nascondendo la mano sui social, i colleghi detrattori e soprattutto invidiosi dello scoop del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci che ha intervistato in lungo e in largo papa Francesco.

Impeccabile e completa, dall’attualità giornalistica, all’aspetto personale, umano e sociale, dall’ambito religioso a quello ecclesiale, dall’omosessualità alla pedofilia e perfino ai commenti calcistici, l’intervista di un’ora a Jorge Mario Bergoglio si può già definire storica perché i vaticanisti la riproporranno quasi integralmente nei bilanci biografici del pontificato di papa Francesco.

Dalle tragedie in pieno svolgimento della guerra in Medio Oriente e del conflitto in Ucraina, al bilancio del Sinodo, al ruolo delle donne ed alla necessità del rinnovamento della Chiesa, fra i tanti temi affrontati con grande semplicità e chiarezza da Bergoglio hanno colpito, ed a tratti commosso, soprattutto i ricordi della vita da adolescente, della ragazza con la quale era fidanzato prima di diventare sacerdote, i riferimenti ai momenti più difficili del pontificato, la nostalgia del mare e l’accenno al calciatore preferito: Pelè, ricordato dal papa come un “uomo di grande umanità, col cuore grandissimo” e come un inarrivabile campione del calcio mondiale.

Una inedita intervista-confessione a un pontefice che non ha esitato a mostrare a tutti il suo tratto personale e intimo. Un papa di tutti, credenti e non, diverso anni luce dal plurale maiestatis e dal Triregno di Pio XII, dalle espressioni ieratiche di Paolo VI e dalle indulgenze di Karol Wojtyła e Joseph Ratzinger e molto più vicino all’umiltà e alla misericordia di Giovanni XXIII. Un Pastore universale di una Chiesa coscienza dell’umanità. Ecco in sintesi i punti essenziali dell’intervista rilasciata da Francesco al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci.

Le guerre: “Non si trova la capacità di riflettere con chiarezza e all’ora più buia io aggiungerò: una sconfitta in più. È così dall’ultima guerra mondiale, dal ’45 fino adesso, una sconfitta dopo l’altra perché le guerre non si sono fermate. Ma il problema più grave ancora sono le industrie delle armi”.

L’antisemitismo: “Purtroppo l’antisemitismo rimane nascosto. Lo si vede nei giovani di qua e di là. C’è qualche cosa sempre di antisemitismo e non é sempre sufficiente vedere l’Olocausto con i 6 milioni di ebrei uccisi, schiavizzati. Purtroppo, non è passato. Non saprò spiegarlo e non ho spiegazioni é un dato di fatto che io lo vedo e non mi piace”.

Ucraina: “Il popolo ucraino è un popolo martire, ha avuto terribili persecuzioni al tempo di Stalin. Ed anche ora é un popolo martire. Ho ricevuto il presidente Zelensky, capisco, ma ci vuole la pace. Fermatevi! Fermatevi un pò e cercate un accordo di pace, gli accordi sono la vera soluzione di questo. Per ambedue”.

Migranti: “Io sono figlio di migranti. Il mio papà lavorava alla Banca di Italia e andato migrante in Argentina é rimasto lì ed è morto lì, ha fornato la famiglia lì… Per me l’esperienza della migrazione è una cosa esistenziale forte, non la tragedia di adesso. Oggi è sempre una cosa molto drammatica e sono cinque i Paesi che soffrono più la migrazione: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. Sono i Paesi che ricevono più migranti. Poi quando questi migranti dall’Africa vengono dalla Libia vediamo le crudeltà dei lager libici, crudeltà terribili… L’Europa deve essere solidale, non possono questi cinque paesi prendere tutti… Occorre una politica migratoria per accogliere, accompagnare, promuove e inserire nel lavoro. Che si inseriscano. E una politica migratoria del genere costa. Ma io penso alla Svezia che ha fatto un bel lavoro al tempo delle dittature latinoamericane. È pieno di latinoamericani lì e li hanno sistemati subito: arrivava il migrante, il giorno dopo a studiare la lingua e poi a sistemare con il lavoro. Integrare. Ma se uno non integra il migrante c’è un problema…Una politica migratoria deve essere costruttiva per il bene del paese e per il bene loro e anche dell’Europa. Mi è piaciuto quando la presidente della Commissione europea è andata lì a Lampedusa a vedere: questo mi piace perché sta cercando di farsene carico”.

Il ruolo delle donne nella Chiesa: “ … Per quanto riguarda le ordinazioni c’è un problema teologico, non un problema amministrativo. Le donne possono fare di tutto nella Chiesa, non c’è problema. Ma dal punto di vista teologico, ministeriale, sono cose diverse: il principio petrino, che è quello della giurisdizione e il principio mariano che è quello più importante perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa non è maschio la Chiesa, è donna. Ci vuole la teologia per capire questo e il potere della Chiesa è donna e delle donne nella Chiesa è più forte e più importante di quello dei maschi ministri. È più importante Maria che Pietro, perché la Chiesa è donna. Ma se noi vogliamo ridurre questo al funzionalismo, perdiamo”.

Celibato sacerdoti: “È una legge positiva, non è una legge naturale: i preti nelle Chiese cattoliche orientali si possono sposare e invece nelle occidentali c’é una disciplina dal XII secolo, credo, quando incominciò il celibato. Ma è una legge che può essere tolta, non c’è problema. Non credo che aiuti. Perché il problema é un altro. Non aiuta. È vero che toglierebbe una cosa molto brutta che alcuni preti hanno: sono ‘zitelli’. Non so se si dice così in italiano, quella spiritualità da zitelli. Il prete deve essere padre, deve essere inserito in una comunità. Alle volte, questo mi preoccupa tanto, quando il prete guarda se stesso dentro e si fa una figura di sacro. Questo non mi piace perché perde il contatto”.

Omosessualità: “La Chiesa riceve le persone, accoglie tutti e non si domanda come sei. Poi dentro ognuno cresce e matura nella sua appartenenza cristiana. È vero che oggi é un po’ alla moda parlare di questo. La Chiesa riceve tutti. Un’altra cosa é quando ci sono delle organizzazioni che vogliono entrare. Il principio é questo: la Chiesa riceve tutti coloro che possono essere battezzati. Le organizzazioni non possono essere battezzate. Le persone sì”.

Pedofilia: “Sì è stato fatto molto, ma c’è ancora molto da fare. Si è fatta tanta pulizia. Erano tutti casi di abusi e anche alcuni della Curia sono stati mandati via. È stato coraggioso papa Ratzinger in questo. Ha preso in mano quel problema e ha dato tanti passi e poi lo ha consegnato per finire… L’abuso, sia di coscienza, sia sessuale, sia di qualsiasi cosa, non va tollerato. È contrario al Vangelo, il Vangelo è il servizio non l’abuso e noi vediamo tanti episcopati che hanno fatto un bel lavoro per studiare gli abusi sessuali ma anche gli altri. Noi non abbiamo la cultura di lavorare contro gli abusi: per esempio la statistica che ho ricevuto da un’entità internazionale che lavora su questo, dal 42 al 46 per cento degli abusi sono in famiglie o nei quartieri e la gente ha l’abitudine di coprire tutto. È brutto questo, è brutto.”

Sinodo: “Il risultato è positivo. Si è parlato di tutto con tutta libertà. E questa é una cosa bella e si é riuscito a fare un documento finale, che va studiato in questa seconda parte per la prossima seduta a ottobre, come quello della famiglia, anche questo é un Sinodo in due tappe. Credo che siamo arrivati proprio a quell’esercizio della sinodalità che San Paolo VI aveva voluto alla fine del Concilio perché si era accorto che la Chiesa dell’Occidente aveva perso la dimensione sinodale che invece hanno gli orientali.”

Chiesa del futuro: “Lo sa il Signore ma sempre c’è la malinconia del passato… Una cosa presente nelle istituzioni e nella Chiesa anche. Sono coloro che voglio tornare indietro, sono gli “indietristi”, che non accettano che la Chiesa vada avanti, che sia in cammino. Perché la Chiesa é sempre in cammino, deve crescere. E anche il modo di essere Chiesa deve crescere con i tre principi tanto belli di Vincenzo de Lerins, quel padre del primo secolo, deve crescere dalle radici. Dalla radice come il succo nell’albero cresce così, ma sempre attaccato alla radice, una Chiesa che si stacca dalle radici va indietro e perde questo succo della sana tradizione, che non é un conservatorismo, no. La tradizione é crescere. E deve andare avanti… Un tempo la schiavitù era considerata normale… Anche la coscienza morale cresce… con l’incubo delle armi atomiche”.

La fede: “La mia fede non ha mai vacillato, nel senso di perderla, no. Ma nel senso di non sentirla e di camminare nei sentieri bui: dove sta il Signore? Si sente che il Signore si nasconde, dove sta lui solo? O noi andiamo indietro e ci allontaniamo da lui. E tu dove stai Signore? E perché non risolvi questo? E tu senti il Signore che ti dice dentro, perché non ho la bacchetta magica. Il Signore non è Mandrake, no. È un’altra cosa”

La salute del papa: “Sono ancora vivo. Ho il problema del ginocchio che sta migliorando. Adesso posso camminare bene e poi ho avuto due interventi alla pancia: il primo per una diverticolite nel colon trasversale. Mi hanno tolto un pezzo e poi succede quello che succede quando ti aprono la pancia. E nell’ultimo intervento hanno lavato. Io ho visto il filmato. Mancava il sapone, soltanto. Lavavano le aderenze. E adesso sto benissimo. Posso mangiare di tutto.”

La fidanzata dell’adolescenza: “Una ragazza molto buona. Lavorava nel cinema. Era buona. Poi l’ha ritrovata l’arcivescovo di Rosario in una parrocchia con il marito, i figli.”

Il campione preferito: “Il più bravo fra Maradona e Messi? Io dirò un terzo. Pelé. Sono i tre che io ho seguito. Maradona come giocatore un grande, un grande. Ma come uomo ha fallito. Poveretto è scivolato con la corte di quelli che lo lodavano e non lo aiutavano. È venuto a trovarmi qui il primo anno di pontificato e poi poveretto ha avuto la fine. È curioso: tanti sportivi finiscono male. Anche della boxe. Messi è correttissimo. È un signore. Ma per me di questi tre il grande signore è Pelé. Un uomo di un cuore. Io ho parlato con Pelé, una volta l’ho incontrato su un aereo quando ero a Buenos Aires, abbiamo parlato. Un uomo di una umanità così grande. I tre sono grandi. Ognuno con la sua specialità. Messi è bravo in questo momento. E Pelé era bravo.”

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