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La rivincita delle micro-opere

I festival estivi intonano, al momento in cui scrivo, geremiadi e guardano con speranza tremolante a Arcus e Lottomatica, grandi elemosinieri pubblici delle manifestazioni liriche “di qualità” italiane. Si terrà a luglio l’annuale festival pucciniano a Torre del Lago, anche se l’edizione 2010 ha lasciato un disavanzo di 1,4 milioni di euro; ridimensionato quello dello Sferisterio: tre opere di grande appello popolare (dopo un disavanzo di 0,5 milioni di euro l’anno scorso); ridotti anche i piani del Rossini opera festival (Rof). Verona ha avuto una mano in extremis nel decreto “salva Fus-caro benzina” di fine marzo. Non piangono le iniziative puramente commerciali – ad esempio il “carro di Tespi” per così dire organizzato dalla Iko che con cantanti in gran misura dell’Europa dell’est e dell’Asia, organico orchestrale limitato, scene facilmente smontabili porta due-tre titoli di grande richiamo su piazze di luoghi di villeggiatura. All’estero si dispera soprattutto Salisburgo, ma per ragioni che sembrano interessare la procura della Repubblica austriaca che ne sta setacciando i conti. I festival tedeschi e svizzeri hanno un forte supporto locale: si è pronti a pagare imposte di scopo pur di averli. In Francia e Gran Bretagna, le manifestazioni di arte lirica di Aix en Provence e Glyndebourne sono finanziate in gran misura da privati.
 
È raro che le geremiadi ed altre forme di lamentazioni salvino festival lirici estivi. Chi dall’alto le ascolta ha cose più importanti di cui interessarsi.
Allora perché non cominciare ad introdurre anche da noi micro-opere? Di che si tratta? Di lavori per il teatro in musica da camera, o in festival estivi, da giardino oppure ancora da spiaggia, brevi (a volte brevissimi) che richiedono un organico all’osso e cantanti-attori che sappiano se del caso pure danzare e suonare uno strumento; quindi a bassissimo costo, presentandone anche numerose la stessa serata e dando spazio a più compositori, preferibilmente giovani. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, Benjamin Britten (compositore di corte per eccellenza) aveva lanciato l’allarme avvertendo che nel futuro il teatro lirico avrebbe dovuto ridimensionarsi; ha composto lavori che possiamo chiamare “midi-opere” (ad esempio, The Rape of Lucrezia), ha adattato a mini organici anche un “grand-opéra” come Billy Budd ed ha anche nel suo catalogo una deliziosa micro-opera St Nicholas rappresentata in Italia solo due volte (a Bari e Montepulciano).
 
Non mancano, da noi, tentativi di micro-opere: Il Sogno di Arsenio di Marcello Filotei, presentato al Teatro Valle di Roma alcuni anni fa, ha girato nei teatri dell’Italia centrale. Il giovane compositore calabrese, ma ormai lucchese, Girolamo Deracco si è specializzato in questo genere: suoi lavori si sono visti ed ascoltati, oltre che in Italia, in Austria e Germania. L’anno scorso ha presentato l’esilarante Checkinaggio, un quarto d’ora di presa in giro di come si possono aggirare (con intenti terroristici) i controlli aeroportuali. Quest’anno c’è stata la prima assoluta di REDazione, classificata “Delirium drama” sul caos di una redazione di un quotidiano dove imperversano i telefoni fissi e portatili e il direttore non tiene le redini della squadra: un percussionista, sei fiati, un concertatore – tutti anche in grado di recitare ritmicamente (come nei melologhi). Andrà al maggior festival lirico scandinavo in estate e a Milano e a Roma in autunno. Ha nel suo bagaglio anche un Abbecedario per orchestra e due attori che è salpato da Bolzano verso festival internazionali ed in cantiere un Amor che nullo (un po’ alla Moccia) che debutterà in luglio nel Tirolo. Attenzione, compositori di rango come Nicola Sani sono entrati nel mercato delle micro-opere come Centerentokla.com che ha trionfato la primavera scorsa a Palermo e merita di essere ripresa in altri spazi.
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