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“Quello che (non) ho”, buona la prima

Più di tre milioni di telespettatori a difesa di una tv fatta di parole. È il quadro che emerge  dopo il primo appuntamento del programma più atteso di questa fine stagione tv. Quello che (non) ho, il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano è stato seguito ieri sera da 3milioni 36mila telespettatori, pari al 12,66% di share.
E ad esultare è lo stesso Saviano che su Twitter commenta: “Un risultato pazzesco. Incredibile che tante persone abbiano voluto difendere una tv fatta di parole”.
 
Tantissime le parole giunte alla redazione, ma a Saviano di parola gliene basta una per cominciare: “interloquire”, la parola pronunciata un anno e mezzo fa (su RaiTre) che fece intervenire l´allora ministro dell´Interno Roberto Maroni: “dissi che la ´ndrangheta cercava di interloquire con tutti i partiti, anche con la Lega, si arrabbiarono tutti, dissero che era inammissibile invece il tesoriere della Lega interloquiva, eccome”.
 
Le parole scorrono lentamente, così come i monologhi di Saviano. Due, durissimi e di grandissima intensità. Il primo sul lavoro e sui suicidi legati alla crisi economica e un altro, agghiacciante per la narrazione fin troppo dettagliata, sui bambini di Beslan uccisi dai terroristi ceceni in Ossezia
 
Di “bacio” parla Lila Hazam Zanganeh, giornalista iraniana in esilio. Pupi Avati sceglie “sempre”, Carlo Petrini ha portato con se la parola “terra”, Ermanno Rea “impossibile”, Massimo Gramellini “forza, la forza d´animo che accudisce i fragili e lenisce le ferite, la forza femmina”.
Yvan Sagnet, 27enne del Camerun che studia al Politecnico di Torino, racconta cosa significa per lui la parola “pomodoro”, lui che di pomodori ne ha raccolti per pagarsi gli studi. Giunge poi il “ponte” di Erri De Luca, mentre è Paolo Rossi a spiegarci “Finanza”.
Pierfrancesco Favino rivolge una lettera toccante alla bambina che sta per nascere, fatta di parole che messe insieme compongono la “vita”.
 
A concludere il programma un lungo elenco di quello che il trio Fazio Saviano e Littizzetto hanno e non. Quello che non ha Saviano è la leggerezza a cui tutti hanno diritto, è Peppe D´Avanzo da cui ha imparato che “i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere”, l´idiozia di credere che sparare alle gambe a qualcuno possa portare giustizia”. Quello che ha sono le sue parole.
Quello che non ha Fazio, e che non abbiamo più è Antonio Tabucchi, ma quello che ci rimane sono indubbiamente i suoi libri. Quello che ha è un presidente della Repubblica di cui è orgoglioso. 
Quello che dovrebbero sperare, invece, è che i telespettatori continuino a seguirli in questo viaggio nel mondo delle parole racchiuso nell´inedita forma di tre puntate.

Analisi, commenti, scenari

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