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Italia 2013: Fini, Bersani e Casini oltre l’agenda Monti

C´è salvezza fuori dall´agenda Monti? Questa la domanda centrale che è stata posta a Bersani, Casini e Fini durante il convegno Italia 2013. Dieci idee per lo sviluppo, organizzato alla Camera dei deputati, per confrontarsi sull´Italia del 2013.
Per Bersani non è semplice dare una risposta perchè “La strada che abbiamo davanti è piena di incognite, di novità incombenti” e soprattutto non è possibile leggere tutto quello che sta accadendo “solo in chiave economica perché improvvisamente ci rendiamo conto che le scelte economiche sono tutte spiattellate”. Quindi, prosegue Bersani, che per domani ha organizzato un incontro a porte chiuse con filosofi e storici, “le cose che abbiamo davanti vanno analizzate anche sul piano culturale e politico se si vuole un rilancio vero dell´Europa, altrimenti continuiamo a far finta di prendere decisioni ai vertici europei, per poi tornare a casa “. Vogliamo darci una democrazia che somigli a tutte le altre? Chiede Bersani, il quale invoca riforme che facciano diventare l´Italia una democrazia normale. “Dobbiamo decidere se davanti a tutto il mondo democratico vogliamo continuare a stare nell´eccezionalismo italiano o stare nelle grandi democrazie”. Bisogna decidere, ha proseguito, “se vogliamo continuare a inventarci liste di comodo, partiti per procura, gente che pensa di comandare stando in un tabernacolo”. Quindi, ha spiegato, servono “per esempio una legge sui partiti, una riforma costituzionale e dei partiti fatta come Dio comanda”.
 
Ma per il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, non è l´agenda Monti a non poter essere raggirata, ma la critica fase storica in cui la classe politica è chiamata ad operare. Tra le criticità Fini ricorda la limitazione della sovranità popolare e la crisi evidente del sistema dei partiti nel garantire la partecipazione dei cittadini e nel gestire le loro ansie: “Dobbiamo salvare la politica. Siamo di fronte alla crisi del sistema dei partiti e chi si candida alla guida di un paese deve essere consapevole di questo. Importante è di sicuro l´agenda del governo Monti ma ci dobbiamo occupare anche di come rispondere a una sfida nuova: come garantire la partecipazione democratica nell´era della crisi del partito, ormai strumento del secolo scorso”.
A preoccupare ancor di più Fini è poi l´assenza di un interesse generale europeo.
 
Centrale per Pier Ferdinando Casini sembra in proposito il tema della crisi e il ruolo dell’Unione europea. “Se non capiamo che siamo in una fase di cambiamento mondiale non potremo mai avere la ricetta giusta – ha spiegato -. Siamo in una fase in cui il problema per noi e per gli altri paesi è la costruzione dell´Europa, ha sottolineato Casini. “L´Europa è stata una grande costruzione, ma si è bloccata a metà”. Tutto questo fa sì che oggi “o noi andiamo velocemente verso gli Stati Uniti d´Europa o non usciremo da questa contraddizione”. Poi l´augurio: “Le grandi famiglie che hanno fatto l´Europa la devono ricostruire – ha osservato Casini – e in Italia devono remare nella stessa direzione. Mi auguro che questo continui nella prossima legislatura”.
Casini si sofferma poi sul federalismo invitando a riflettere su quanto succede in Spagna. “Abbiamo per anni detto che il federalismo spagnolo era il nostro modello, ma in realtà questo elemento di contraddizione economica e sociale è esploso in Spagna proprio con il federalismo. Se non si capisce che non c´è più spazio per istanze corporative territoriali. Se si torna a questo passato, nessuno governerà questo Paese”. 
 
Legge elettorale
Inevitabile non parlare del tema della legge elettorale. Pier Ferdinando Casini e Pier luigi Bersani hanno colto l´occasione per replicare ad Angelino Alfano, segretario del Pdl, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato: “Se il Pd accetta le preferenze, l´accordo sulla legge elettorale si può fare anche stasera”.
Subito l´ira di Bersani: “Questo per esempio, è un uovo di giornata”, ha detto il segretario sull´offerta di intesa sulle preferenze arrivata del segretario del Pdl. “Ieri sera il messaggio era diverso – ha ricordato – aspetto domani mattina perché siamo al settimo-ottavo messaggio diverso. C´è un punto solo da chiarire: si vuol fare e alla svelta? La soluzione si trova”, conclude Bersani.
Anche Pier Ferdinando Casini non accetta paletti “perché chi ha troppi paletti poi finisce per svelare che vuole resti in vigore il porcellum. Io sono per proporzionale e preferenze – prosegue il leader dell´Udc – ma non metto veti”.  Poi scatta l´applauso: “Lo spread è alle stelle, i Comuni non sanno come pagare i fornitori e vanno a protestare davanti a Palazzo Chigi e noi ci prendiamo il lusso di cincischiare su cose astratte come presidenzialismo che tutti sanno che non si potrà realizzare”. Poi Casini ricorda: “Sta finendo la legislatura e abbiamo l’impellenza di far fare subito un passaggio parlamentare alla nuova legge elettorale”.
 
Il bipolarismo
Cosa possiamo desiderare per l´Italia per il futuro – domanda Bersani – se non che abbia la maturità di tutte le democrazie del mondo che respirano su un paio di polmoni seppur con elementi di flessibilità? Non risulta in nessun posto al mondo che non ci sia più la destra e la sinistra. L´abbiamo scoperto noi”.
E per Fini, non serve aggettivare il bipolarismo, ma guardare alle esperienze degli altri paesi che non hanno avuto le nostre anomalie dell´alternanza. “Non si può tenere in vita il bipolarismo come un derby tra tifoserie contrapposte”, dichiara il Presidente della Camera. La ricetta vincente per Fini sta nel preservare il bipolarismo perseverando nella convinzione che sia anche possibile trovare tra le parti punti di convergenza.
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