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Cosa è successo in Libia

L´ambasciatore americano Chris Stevens e tre membri della delegazione diplomatica Usa in Libia sono stati uccisi in un attacco questa notte al consolato statunitense a Bengasi. Lo riferiscono autorità libiche citate da France 24.
 
Dei manifestanti armati hanno attaccato con granate e armi da fuoco il consolato americano di Bengasi, nell´est della Libia, per denunciare un film offensivo dell´Islam. Secondo il Wall Street Journal, il film all´origine delle violenze si intitola “Innocence of Muslim” (L´innocenza dei musulmani) ed è stato realizzato da un israelo-americano, Sam Bacile, che dopo i disordini al Cairo ha dichiarato: “l´islam è un cancro”.
Il lungometraggio ha ricevuto il sostegno del controverso pastore americano Terry Jones, noto per avere bruciato in passato alcune copie del Corano.
 
Secondo l´emittente panaraba al Jazeera, l’ambasciatore sarebbe morto intossicato a seguito dell´inalazione dei fumi provocati dall´incendio divampato dopo l´attacco di questa notte.
 
Le reazioni
Sdegno in tutto il mondo per quanto accaduto. Il presidente Barack Obama ha espresso la sua condanna per l´assassinio.
La Libia ha presentato le sue scuse agli Stati Uniti: “Presentiamo le nostre scuse agli Usa, al popolo americano e al mondo intero” ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente del Congresso generale Nazionale Mohamed al-Megaryef. Il premier Monti ha assicurato che l´Italia resterà al fianco dell´autorità libica per impedire che “il nuovo corso sia preso in ostaggio”.
 
Il commento di Camporini (a cura di Marco Andrea Ciaccia)
Per Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della difesa e consigliere scientifico della Fondazione Icsa, i tragici eventi di Bengasi ci parlano di una Libia caotica, con istituzioni deboli, e “gruppi armati che rispondono a padroni diversi, con fini diversi, che cercano di riposizionarsi nella lotta di potere interna”. Una
situazione caotica in cui l’attacco appare, secondo le testimonianze, deliberato più che frutto di spontanea esasperazione. È la smentita, dice Camporini, della “leggenda metropolitana occidentale” di una Primavera araba che non avrebbe albergato sentimenti anti-occidentali per il solo fatto di non bruciare bandiere americane od israeliane.
 
 
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