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Il fotoritocco di Simona Ventura mina la democrazia italiana

Una splendida Simona Ventura sorride sulla copertina di “Sorrisi e Canzoni”. Titolo: “Così cambieremo il calcio in Tv”. Sarà, ma intanto mi sembra che ad essere cambiata sia Ventura: ammiro una trentenne made in Photoshop.
Almeno su “Il Foglio”, dove ammicca la pubblicità, non risulta che quella della copertina di “Sorrisi e Canzoni” sia una “foto artistica”.
Invero, nessuno dei giornali dà mai conto dei ritocchi delle foto. E non mi riferisco solo ai media scandalistici. Anche i quotidiani e periodici di attualità e politica non hanno riserve a pubblicare fotoritocchi senza dichiararlo.
Ma quello della verità non è un dovere dei giornalisti? Non mi si dica che si tratta solo di un peccato veniale. Le foto possono valore più di un articolo e il corpo del re ha valore politico. Si pensi ai crani bronzei di Mussolini o, più recentemente, al tenero bacio di Achille Occhetto e signora, al collant televisivo del primo Berlusconi.
Ancora più grave è l’uso di commentare fatti e personaggi di attualità con foto e filmati di archivio. Una associazione che falsa del tutto la percezione dell’evento, prestandosi a strumentalizzazioni di ogni sorta.
Non mi risultano interventi dell’Ordine dei giornalisti o dei Garanti dei lettori.
Il fotoritocco può essere tranquillamente perdonato a Simona Ventura, che di per sè non ne avrebbe bisogno. Ma quelli che non possono essere perdonati sono i media che, tradendo il proprio dovere di verità, tanta parte hanno avuto e continuano ad avere nel degrado della società italiana (aml).
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