Ci sono due uomini di cultura, eretici, laici, dal forte ‘pensiero’ autonomo, dall’interesse rivolto alle condizioni di vita della ‘povera gente’, da normalizzare al consociativismo, alla prassi derivata dalla fumosa ‘via italiana al socialismo’ ideata da Palmiro Togliatti: Antonio Gramsci e Riccardo Lombardi. L’uno comunista fini’ i suoi giorni nel duro carcere fascista e nell’ancora piu’ doloroso ‘altro carcere’ del freddo isolamento fino al dileggio da parte dei suoi compagni: il solo tentativo di liberarlo, non a caso, fu progettato proprio da Lombardi, insieme al gruppo milanese dei comunisti, ma all’ultimo salto’. L’altro socialista, conobbe invecela brutale violenza del fascismo sul suo fisico e poi quella ancora piu’ dolorosa dello sbeffeggiamento nel Psi e nel Pci. Ebbero in comune amici come Piero Sraffa che con Tatiana Schucht teneva i rapporti dall’esterno con Gramsci; Angelo Tasca ed il gruppo dei comunisti milanesi. Lombardi conosceva bene Gramsci e sapeva di quale tempra ed intelligenza fosse l’uomo: entrambi furono affascinati dalla ‘Rivoluzione liberale’ del giovane Piero Gobetti e dal ‘Socialismo liberale’ di Carlo Rosselli. Il loro grande merito fu quello di opporsi alla doppiezza del cinico Togliatti, il Migliore fedelissimo di Stalin, ideatore della fumosa ‘via italiana al socialismo’, che liberatasi presto del ‘socialismo’ scivolo’ nel ‘catto-comunismo’, ossia l’alleanza tra le due Chiese, quella comunista e quella cattolica. Antesignano di questa linea Togliatti promosse sul campo Gramsci al quale pero’ non piaceva affatto il Concordato del ’26, i Patti Lateranensi tra la Chiesa di Pio XI e l’Uomo della Provvidenza, Benito Mussolini: li riteneva la capitolazione dello Stato. In tale ruolo ‘il piccolo grande uomo’ sardo resto’ anche quando ‘il catto-comunismo’ divenne con Enrico Berlinguer, negli anni ’70, ‘compromesso storico’. E tutt’oggi intellettuali come Mario Tronti o Giuseppe Vacca, che hanno firmato con Pietro Barcellona e Paolo Sorbi, il manifesto, “L’emergenza antropologica: per una nuova alleanza tra credenti e non credenti”, se ne fanno interpreti e propagandisti unici. Tanto da dire, Tronti: “[…] quando penso alla sinistra, il volto, ecco appunto, il volto, che mi si staglia davanti e’ quello di Berlinguer, e’ quello di Martinazzoli” o “[…] Sono state richiamate le larghe intese del passato. Aldo Moro ne diede la lettura piu’ consapevole, piu’ dello stesso Berlinguer: la transizione del compromesso per una strategia di alternativa […] di Moro, di cui sento in questo momento la nostalgia”. Peccato, che in quei terribili giorni della prigionia di Moro, anche Tronti era schierato con il ‘Partito della fermezza’ contrapposto a quello della ‘trattativa’. Anche Lombardi – su cui da un paio d’anni una parte del Pd mostra vivo interesse per il ‘pensiero economico autonomo’ – va normalizzato, riportato ii un alveo piu’ tranquillizzante, magari non proprio nel consociativismo. “[…] E la ‘formula’ (resa celebre da Tony Blair) “cristiano, socialista, liberale” ben si addice letteralmente alla biografia di Lombardi (classe 1901)”, ha scritto, due giorni fa, sull’Unita’ Danilo Di Matteo. E, su questa falsariga, si e’ svolto l’opaco convegno ‘Lombardi 2013′ del 10-11 aprile: l’omogeneita’ della discussione per sottacere i cardini fondamentali, a cominciare dal metodo lombardiano della ricerca continua. Certo, un Lombardi ‘cristiano, socialista, liberale’ e pure ‘blairiano’ farebbe assai comodo all’attuale establishement. Molto piu’ del Lombardi profondamente ‘laico’ – dispose per se, con anni d’anticipo, la cremazione senza riti religiosi; fu contro l’art.7, i Patti Lateranensi nella Costituzione, votato, con un colpo di mano, dal Pci di Togliatti; i ‘governissimi’ o di ‘unita’ nazionale’ fossero guidati da Badoglio o da Andreotti; si schiero’ nel ’62 per la scuola media unica pubblica; nel ’74 fu per il divorzio e nel ’78 per l’aborto terapeutico – ‘socialista’ ed ostile al catto-comunismo e al compromesso storico ma fautore di una alternativa ‘laica, riformatrice, socialista’ di governo; ‘liberale’ nel ritenere inseparabili liberta’, ugaglianza e diversita’; ed ‘anti-blairiano’, nel perseguire ininterrottamente la riforma radicale del sistema capitalistico e la regolamentazione del mercato, contro ogni fuorviante ‘terza via’ liberista in nome della modernita’. Cio’ che unisce Gramsci e Lombardi e li rende entrambi autonomi ed avulsi dalla contaminazione ‘togliattiana’ e’ il loro netto rifiuto del dogma e delle verita’ rivelate, a cui essi contrappossero l’interesse per la conoscenza e la ricerca: prima la costruzione mediante lo studio, l’analisi e l’osservazione della realta’, di un profilo culturale e politico – la strategia – poi le alleanze con cui – la tattica – poterlo realizzare. Lo scontro tra le due concezioni e’ inevitabile tanto sono inconciliabili. Quella ‘togliattiana’, ereditata da Berlinguer e fatta propria dallo stesso Giorgio Napolitano, e’ giocata sul terreno della tattica – ossia alleanze secondo le circostanze, il governissimo con Badoglio o Andreotti o le ‘larghe intese’, in nome della pacificazione religiosa e dell’emergenza economica – e dei rapporti di forza, come ad esempio il patto tra produttori e la politica dei sacrifici, per rischiare mai di minare ‘il principio del Partito’. Quella ‘gramsciana e lombardiana’ che, all’opposto, e’ laica, non contempla l’organicita’ al ‘principio del Partito’, e punta con coerenza al cambiamento radicale dello status quo, attraverso l’egemonia culturale e la ‘non violenza’, per perseguire ‘il benessere’, non solo materiale, delle persone che, per loro natura, sono ‘esseri sociali’ e quindi le loro condizioni non prescindono mai dal tipo di societa’ che si ha in mente di costruire. Due concezioni culturali e politiche che sono all’ordine del giorno e sulle quali il Pd e la sinistra in generale sono chiamate a pronunciarsi e scegliere chiaramente.
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