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Andreotti, al di là del bene e del male

La morte di Giulio Andreotti ha chiaramente colpito la fantasia nazionale. Ieri pomeriggio, tanto per dire, aprendo Facebook era difficile imbattersi in aggiornamenti di stato che non riguardassero la dipartita del senatore a vita, con toni che in maggioranza riguardavano la sorpresa per la non-immortalità del Divo, i segreti che lo seguiranno nella tomba e le previsioni di risurrezione entro tre giorni.

Ovviamente i politici italiani non si sono sottratti a commentare la figura di Andreotti, con una grandinata di comunicati stampa e dichiarazioni che grondavano di “statista”, “storia”, “protagonista”, senza dimenticare qualche riferimento pavloviano alla persecuzione giudiziaria e l’insistenza sul tema mafia da parte dei cinquestelle.

Tra tanti commenti che hanno cercato di distinguere il bene dal male, si segnala quello di Oliviero Diliberto, preso da improvviso raptus di autocoscienza collettiva: “Andreotti era un avversario di livello, oggi i nostri avversari sono degli omuncoli. Come d’altro canto anche noi”.

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