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Facebook, perché le grandi aziende sospendono la pubblicità

Nissan, Nationwide e Unilever hanno deciso di sospendere le loro inserzioni pubblicitarie su Facebook dopo che le loro campagne sono apparse vicino a post offensivi.
Da qualche tempo Facebook ha introdotto una nuova forma di pubblicità mirata attraverso la quale gli utenti vengono raggiunti da messaggi promozionali costruiti sulla base dei loro gusti e delle loro ricerche sul web. Grazie anche all’implementazione di questi nuovi strumenti che permettono agli inserzionisti di indirizzare le loro pubblicità ai singoli utenti il gruppo californiano nei primi tre mesi del 2013 ha generato ricavi di 1,46 miliardi di dollari, con un aumento del 38% rispetto allo stesso periodo dello stesso anno.

Una reputazione da difendere
La prima a sottolineare i rischi che si nascondono dietro questa procedura è stata l’azienda di auto giapponese Nissan, seguita poi da Nationwide, gruppo attivo nel comparto finanziario del Regno Unito, e dalla multinazionale Unilever. Le società hanno deciso di sospendere il loro rapporto con il social network in attesa che il problema venga risolto.
Il Financial Times ricorda che per Facebook questo è un momento fondamentale. Riuscire a controllare i contenuti che vengono pubblicati per evitare che finiscano vicino a inserzionisti con una reputazione da difendere non è semplice.
Nel dettaglio i tre noti marchi hanno visto le loro inserzioni comparire al fianco di contenuti pubblicitari con sfumature misogine che in poche ore hanno fatto il giro della Rete. Facebook ha subito rimosso i messaggi, ma i dubbi sul futuro restano.

L’ammissione e le promesse
Dopo aver ammesso le proprie colpe la promessa di Facebook adesso sembra quella di sperimentare nuove e migliori procedure per moderare i contenuti online, chiedendo anche la consulenza di esperti legali e associazioni per la tutela dei diritti delle donne per assicurare che le nuove linee guida siano adeguate. Come riporta il Financial Times, Facebook ha dovuto ammettere che “il sistema che identifica e rimuove contenuti inappropriati non ha funzionato in modo efficace come dovrebbe, soprattutto su questioni collegati a offese a sfondo sessuale”.

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