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L’immenso Napolitano ha commesso un solo errore

Così, nei prossimi giorni, non ci faremo mancare la pagliacciata dell’impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano. Una mossa che non ha nessuna speranza di riuscire (anche se in Parlamento vi fosse qualche imbecille disposto ad aggiungere il suo voto a quello dei grillini); ma che avrà il suo effetto sull’opinione pubblica perché anche le azione sbagliate lasciano un segno nella memoria collettiva di una nazione.

Pensiero grillino

Grillo e i suoi, a mio avviso, sono, per quanto riguarda la politica, il peggio del peggio, ma, purtroppo, non sono stupidi. Con riferimento alla loro condotta un Polonio redivivo (e in carne ed ossa) direbbe che nella loro follia c’è un pensiero logico. Il M5s si propone di sfasciare le istituzioni democratiche per travolgere quanto rimane del sistema politico che, nel bene e nel male, ha caratterizzato gli ultimi 60 anni di storia nazionale. E Napolitano, per il suo rango, per i ruoli ricoperti, per le convinzioni cementate nel corso di un’intera vita intensamente vissuta, rappresenta l’estremo baluardo e l’ultimo ‘’difensore della fede’’ di quelle istituzioni.

Il ruolo di Napolitano

L’ordinamento democratico non è soltanto un insieme coordinato di leggi, una sovrastruttura, ma è il contesto del vivere civile per una comunità; costituisce quell’insieme di regole che impediscono (homo homini lupus) la dissoluzione di una società, in balia (ormai siamo ad un passo) delle ‘’Guardie rosse’’ di turno e della loro “rivoluzione culturale”. Il capo dello Stato lo sa perché ha conosciuto da vicino le tragedie prodotte dal “sonno della ragione”, dal cinismo applicato alla politica, dall’odio di parte, dalle ideologie malate e prevaricatrici.

Le nuove brigatine rosse

Attaccando Napolitano, il M5s, pur avvalendosi – gli va riconosciuto – di prerogative legittime e consentite, ripropone l’obiettivo che fu delle Brigate Rosse: portare l’attacco al cuore dello Stato. Lo farà per dimostrare che non ci sono poteri ed istituzioni che possono considerarsi al riparo della gogna, quella pratica che – grazie al concorso di tanti complici – è riuscita a gettare un discredito ormai irrecuperabile sull’intera classe politica, nonostante le vili concessioni quotidiane e gli inutili atti di resa ai suoi implacabili nemici. A vederlo in azione, ad ascoltare i suoi discorsi c’è da restare ammirati per la determinazione con cui questo anziano signore – la fatica gli si legge in volto – difende un mondo sicuramente migliore di quello che verrà dopo, ma che è destinato ad essere travolto, perché sono troppi e troppo risoluti i suoi nemici.

L’esercito di Franceschiello

Con Napolitano è rimasto l’esercito di “Franceschiello” Letta: un governo ed una maggioranza che quando non si coprono di ridicolo rivelano soltanto una disperante incapacità a fronteggiare la nuova ovvero la strana alleanza tra Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e, buon ultimo, Matteo Salvini, l’enfant prodige della Lega.

La maestria di re Giorgio

Il presidente ha gestito il “dopo elezioni” con una maestria eccezionale. E’ riuscito ad impedire il rischio di un’alleanza spuria tra il Pd e i rifiutandosi di mandare alle Camere un governo Bersani senza una maggioranza precostituita; è stato il mallevadore, con l’alzata di ingegno della commissione dei facilitatori, del governo delle larghe intese; ha contribuito ad evitare che il voto sulla decadenza del Cavaliere travolgesse anche il governo; ha compiuto tutto ciò che gli era consentito per proteggere l’esecutivo di Enrico Letta innanzi tutto da se stesso.

L’errore di Napolitano

Ma questa compagine è inadeguata. E Napolitano è troppo importante per legare il proprio destino politico alla capacità di tenuta di un governicchio. Non so quali alternative si possano aprire rispetto al programma tracciato: tregua per tutto il 2014, poi elezioni nel 2015 con una nuova legge; intanto l’attuale governo gestisce gli impegni in agenda nel prossimo anno. A mio avviso Napolitano ha commesso un errore, quando non ha assunto e fatto propria l’indicazione implicita – favorevole ad un sistema tendenzialmente proporzionale – contenuta nella sentenza con cui la Consulta ha sanzionato per incostituzionalità taluni aspetti del Porcellum.

Il male bipolarista

Il male di questo paese, lo abbiamo visto nel corso degli ultimi vent’anni, sta nell’accanirsi in un bipolarismo che non attecchisce e che garantisce una maggioranza ma non una governabilità, perché delle forze che non hanno posizioni comuni non sono in grado di fare nulla insieme anche se vincono le elezioni. Riproporre una legge forzatamente maggioritaria ha già avuto delle conseguenze negative: il Ncd sta per rientrare nell’orbita berlusconiana, mentre ciò che resta di Scelta civica si appresta a chiedere ospitalità al Pd di Matteo Renzi. Sarebbe bene andare al voto europeo prima di varare una nuova legge per l’elezione del Parlamento, anche perché, se vi deve essere una revisione del bicameralismo e una riduzione del numero dei deputati, non ha senso mettere il carro davanti ai buoi.

Come votare alle Europee

Partecipando alla consultazione europea secondo il metodo elettorale in vigore (con la soglia di sbarramento del 4% a livello nazionale), ciascuna forza politica potrebbe misurare la propria consistenza. E si capirebbe anche se l’attuale coalizione ha una rispondenza nell’elettorato al di là dei numeri di cui dispone nelle due Camere.

Preghiera al Colle

In ogni caso, è bene che Giorgio Napolitano metta da parte ogni vaga idea di dimissioni. Dopo di lui anche il Quirinale cadrebbe nelle mani degli Unni. L’Italia che non si arrende si aspetta da lui un discorso di fine anno sui toni di quello pronunciato davanti alle Camere riunite in seduta comune al momento del suo secondo mandato. Non faccia caso, presidente, a quanti hanno invitato a spegnere la tv. Anche se restassero inchiodati ai teleschermi non riuscirebbero a capire le sue parole. Tanto vale che si sintonizzino sui cartoni animati.

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