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La crescita dei distretti industriali che traina l’Italia

Nel primo trimestre del 2014 le esportazioni dei distretti industriali italiani hanno mantenuto un buon ritmo di crescita, registrando un aumento tendenziale del 5,4%. E’ da più di quattro anni (17 trimestri consecutivi) che le aree distrettuali crescono ininterrottamente. All’inizio, subito dopo la grande crisi del 2009, si trattava di un rimbalzo; negli ultimi trimestri però sono stati toccati nuovi massimi storici e si può finalmente parlare di ripresa, almeno sui mercati esteri.

SPINTA ALLA CRESCITA

I distretti hanno dato una spinta importante alla crescita del tessuto produttivo italiano: nei primi tre mesi del 2014, infatti, due terzi circa dell’aumento dell’export italiano di manufatti (complessivamente pari in valore assoluto a 1,7 miliardi di euro nel confronto con lo stesso periodo del 2013) è stato spiegato dalle aree distrettuali che hanno esportato 1,1 miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno. Si tratta di un risultato straordinario se si considera che i distretti rappresentano direttamente poco meno di un quarto dell’export totale italiano di manufatti.

QUALCHE CONFRONTO CON I COMPETITOR

Ancora una volta i distretti italiani hanno fatto meglio delle aree non distrettuali, a parità di specializzazione produttiva (+5,4% vs. +2,5%) e dell’intero tessuto manifatturiero italiano (+1,9%). E’ inoltre confermata la maggiore dinamicità rispetto ai principali competitor europei: l’export di manufatti tedesco, infatti, è cresciuto dell’1,5%, mentre la Francia non è andata oltre un progresso dello 0,6%.

L'”EFFETTO DISTRETTO” SUL PANORAMA MANIFATTURIERO

Emergono pertanto nuove conferme sulla centralità dei distretti nel panorama manifatturiero italiano. L’effetto distretto esiste ancora e offre una spinta in più alle imprese nel confronto competitivo sui mercati esteri. In Italia sono molte le aree altamente specializzate e caratterizzate da elevate competenze produttive diffuse e condivise tacitamente che offrono importanti vantaggi competitivi. In molti di questi territori le filiere produttive non sono state spezzate e/o compromesse dalla crisi iniziata nel 2009, ma, al contrario, hanno saputo rinnovarsi, facendo leva sull’alta stabilità delle relazioni di partnership tra capofila e subfornitori/terzisti.

MERCATI ESTERI

La ripresa sui mercati esteri è diffusa a livello settoriale e inizia a interessare anche i settori più legati al mondo immobiliare e delle costruzioni. I prodotti e materiali da costruzioni, infatti, hanno registrato un aumento tendenziale dell’export pari al 7,8%, in linea con quanto osservato nei distretti della meccanica (+7,9%). I distretti specializzati in elettrodomestici hanno chiuso il trimestre con un progresso del 5,9%, mentre quelli che producono mobili hanno riportato una crescita dei valori esportati pari al 2,6%. Si sono poi mostrati particolarmente dinamici anche i distretti del sistema moda, con in testa le produzioni intermedie (+9,8%) che vengono da un 2013 positivo ma poco brillante. Un buon ritmo di crescita è stato tenuto anche dai distretti specializzati in beni di consumo del sistema moda (+5,2%), mentre i distretti agro-alimentari, pur non brillando, si sono mantenuti in territorio positivo (+2,4%), consolidando i risultati favorevoli degli anni scorsi.

LE AREEE MIGLIORI

Spiccano per intensità di crescita alcune tra le più importanti aree distrettuali italiane come la componentistica e termoelettromeccanica friulana, l’oreficeria di Valenza e di Arezzo, la concia di Arzignano e l’occhialeria di Belluno, seguiti dalla rubinetteria, valvolame e pentolame di Lumezzane e dalle piastrelle di Sassuolo. Sono, inoltre, ripartiti i tre più importanti distretti del tessile-abbigliamento (Prato, Como e Biella) e le due principali aree del legno-arredo italiano (Brianza e Livenza e Quartier del Piave).

SBOCCHI COMMERCIALI

Segnali favorevoli emergono anche dall’analisi degli sbocchi commerciali, con i mercati tradizionali che sono tornati a guidare la crescita dei distretti. Tra i primi cinque paesi per contributo alla crescita dei distretti, quattro, infatti, sono avanzati: si tratta di Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito e Germania. Nel primo trimestre del 2014 in questi paesi l’aumento dell’export distrettuale (rispetto allo stesso periodo del 2013) è stato pari a 346 milioni di euro, il
31,5% dell’aumento complessivo dell’export distrettuale.

L’INFLUENZA DELLA CRISI UCRAINA

L’export dei distretti, nonostante la forza dell’euro e la crisi ucraina (con il conseguente calo dei flussi diretti verso Ucraina e Russia), ha mantenuto un profilo di crescita dinamico sui nuovi mercati (+7,4% la variazione tendenziale nei primi tre mesi dell’anno). Sono stati trainanti gli Emirati Arabi Uniti, il mercato cinese (Hong Kong e Cina) e la Corea del Sud.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Nei prossimi mesi l’export si confermerà il motore della ripresa dei distretti industriali e, più in generale, dell’intero tessuto produttivo italiano. Un tasso di cambio meno penalizzante e una domanda mondiale più orientata verso prodotti di qualità e in moderata ripresa anche nell’area dell’euro consentiranno a un nucleo forte di imprese distrettuali italiane di esprimere al meglio il proprio potenziale.

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