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Chi è Jay Newman, il manager che fa barcollare l’Argentina

La stampa argentina ha definito quello di oggi un “default effimero”. Ma al di là delle definizioni, quello dell’Argentina è un vero fallimento finanziario, il secondo in 13 anni. Da oggi il Paese sudamericano ha cessato i pagamenti delle cedola dei bond Discount; un crollo economico atteso da mesi, spinto forse dai fondi hedge, impegnati in difendere i proprio interessi, e la testardaggine del governo argentino.

CRONACA DELLA CRISI ANNUNCIATA

Cristina Fernández de Kirchner aveva assicurato che il debito sarebbe stato ripagato. “Noi non fuggiamo dai nostri impegni. Pagheremmo il dovuto”, aveva assicurato. Il ministero dell’Economia aveva però chiesto altri 30 giorni per arrivare ad un accordo con gli hedge, “fondos buitres” (fondi avvoltoi), come vengono chiamati in Argentina. Ma nonostante il tempo sia stato concesso, la scadenza è arrivata senza grossi cambiamenti. L’Argentina non ha pagato gli interessi dovuti sui nuovi bond: 539 milioni di dollari.

IL MANAGER CONTRO IL PRESIDENTE

Uno dei personaggi chiave nelle trattative è Jay Newman. A un primo sguardo sembrerebbe lo Steve Jobs della finanza: alto e magro, quasi fragile e timido. Ma Newman è tutt’altro che vulnerabile. Si è posto di traverso alle trattative tra il governo argentino e i fondi speculativi per difendere l’interesse della società che amministra, la Elliott Management, e non ha nessuna intenzione di togliere il disturbo.

GLI INTERESSI DELLA ELLIOT MANAGEMENT

Da un moderno grattacielo nella 40ª West della 57 street di New York, a pochi passi da Central Park, Newman ha cominciato a fare pressione. Secondo quanto riporta la stampa, gli uffici della Elliott Management sembrano la sala vip di un aeroporto. Sono passati 10 anni da quando questo fondo ha deciso di tenere il silenzio stampa sulla gestione della crisi in Argentina, ma visto l’atteggiamento del governo della vedova Kirchner a novembre dell’anno scorso ha scelto di parlare.

L’ALLEANZA CON IL GIUDICE

Alcune voci sostengono che è stata proprio la Elliot Management a convincere il giudice Thomas Griesa della Corte d’appello americana a non concedere un ulteriore rinvio all’Argentina. Secondo il quotidiano finanziario messicano Perfil, nel 2010 Newman è riuscito a far saldare all’Argentina circa 300 milioni di dollari dovuti all’Elliot e nel 2012 era dietro le quinte nel pignoramento della Fragata Libertad in Ghana. “In un solo pomeriggio tutto questo potrebbe risolversi – ha detto – ma manca la volontà del governo”.

IMPARARE DAGLI ERRORI

In un editoriale pubblicato sul Financial Times, Newman ha scritto: “Quando un Paese sperimenta una crisi del debito, i suoi leader cercano di risolvere la questione al più presto. L’Argentina è diversa. Sono quasi 12 anni, ci sono più di 80 miliardi di dollari di debito e i problemi restano irrisolti. La nostra azienda, che gestisce soldi per fondi di pensioni, università e altri, è tra i detentori del debito in default”.

IRRESPONSABILITÀ DEI LEADER

“Anche se il Paese potrebbe facilmente permettersi di pagare tutto il suo debito domani, i suoi leader hanno scelto di sprecare tempo e denaro della nazione conducendo una battaglia legale inutile contro i suoi creditori non pagati”, ha aggiunto. E così, alla fine dei 30 giorni concessi al governo di Fernández de Kirchner, accompagnato da qualsiasi aggettivo, in Argentina è arrivato un nuovo default.

Ecco l’intervista a Jay Newman su CNBC

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