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Come può cambiare l’Italia? Risposta al Sole24Ore

Oggi un interessante articolo del Sole24Ore ci parla (di nuovo) del sogno americano. E ripropone, nelle risposte di Claudio Del Vecchio, il solito mantra neo-liberista del “serve più flessibilità”. La flessibilità, già, la scappatoia da ogni discussione. Peccato sia un argomento al quanto superficiale, se non contestualizzato e soprattutto se non si tiene conto degli effetti (negativi) che “la voglia di flessibilità” ha già prodotto e che, stando a certe proposte legislative, produrrà in futuro. Per non parlare del continuo tira e molla sull’apprendistato, su cui il legislatore sembra non aver mai avuto le idee chiare.

Del Vecchio infatti dice che il problema è lo “Statuto dei Lavoratori” e più in generale la eccessiva rigidità dei contratti. Solo cambiando questo stato di cose l’economia ripartirà. Ma è proprio così? Mi sento di dire, assolutamente no. I problemi dell’Italia sono molti e altri, la sicurezza e le tutele dei lavoratori sono una conquista politica e sociale irrinunciabile, sono la corruzione e l’ illegalità a creare i problemi e a dover essere combattute. Cosa che nessun governo recentemente sembra aver minimamente considerato.

In Italia, non cambierà niente fino a quando gli imprenditori sfrutteranno ogni minima flessibilità o contratto di formazione (lo stage) per far profitto, senza insegnare niente (non hanno alcuna particolare competenza) e soprattutto senza mai pagare o facendolo in modo irregolare: fatevi un giro nel mondo dei 18-29enni italiani, lavoratori full-time con contratti di apprendistato di 6 mesi in 6 mesi pagati max 450 euro, dove lo stipendio è dilazionato a 50 euro ogni 3-4 giorni – quando va bene, perché spesso è “a gratis”. Dove questi contratti sono offerti per fare la cassiera o il magazziniere, il muratore o la commessa. Ossia attività che non dovrebbero rientrare nella categoria dei contratti di apprendistato, ma questa è la mia personale visione delle cose.

Non cambierà niente fino a quando evasione ed elusione continueranno a rappresentare il 23% del PIL, ossia oltre circa 130mld di euro all’anno che vengono sottratti alle casse del Fisco. Così come per i capitali spostati (illecitamente) all’estero.

Non cambierà niente fino a quando lo Stato non farà chiarezza sulle norme anti-corruzione e anti-riciclaggio. Con Equitalia che su oltre 300 mld evasi dal 2007 è riuscita a recuperare solo il 3%, ovviamente tra i piccoli evasori e non tra i grossi (>500 milioni di euro annui a capoccia).

Non cambierà niente fino a quando non viene reintrodotto un vero sistema di equità-giustizia sociale. Dove la richiesta di contributo è proporzionata al reddito, dove chi evade grandi cifre paga anche con il carcere, come accade negli USA, dove chi ruba, non viene eletto deputato o senatore, né consigliere o sindaco. Dove lo Stato non abbandona i propri cittadini all’indigenza e alla povertà.

L’Italia non ha bisogno di più flessibilità nei contratti, abbiamo già dato con infinite e pasticciate riforme del lavoro. L’Italia ha bisogno di tornare a respirare aria pulita, fatta di fiducia tra lavoratore e imprenditore, tra cittadino e Istituzioni. Di vedere le regole rispettate da tutti, e che le sanzioni vengano applicate, anche molto severamente, senza buonismi, strizzatine d’occhio.

L’Italia, con la pace di tanti che hanno criticato Banfield, deve andare oltre il suo “familismo amorale” che mi sembra sempre attuale.

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