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Roma, ecco verità e bugie sul monocolore Marino-Orfini-Renzi

Forse si sta esagerando un po’ nelle narrazioni. Forse non bisogna indulgere troppo nel raccontare una realtà fatua. Forse è bene non pensare che i cittadini siano tutti grulli.

La narrazione di Matteo Renzi su Roma Capitale negli ultimi giorni era pressappoco questa: il sindaco Ignazio Marino se ci riesce governi; se pensa di amministrare al meglio la capitale resti, altrimenti molli la poltrona; il Pd non partecipa a rimpasti e scambi di poltrone e assessori.

È una sintesi eccessiva? Non proprio. È quanto si evinceva dagli innumerevoli articoli con le immancabili indiscrezioni di autorevoli ambienti renziani, mai smentiti da Renzi e dunque verissimi. La narrazione, ieri, ha poi avuto il timbro e la firma del premier. Ecco la frase clou della lettera che il premier e segretario del Pd ha inviato al quotidiano il Messaggero.

Il Pd capitolino, ben guidato in questa fase di commissariamento da Matteo Orfini, ha un obiettivo unico e semplice: dare una mano a Roma. Non ci interessa puntellare una Giunta, fare un rimpasto, scambiare poltrone“.

È proprio così? Passano poche ore, il tempo necessario a Marino di presentare la nuova giunta e i nuovi assessori (dopo l’uscita di Sel dalla maggioranza), e la narrazione renziana si sfalda.

Dice il neo assessore ai Trasporti, Stefano Esposito: “Me l’hanno detto ieri sera (lunedì sera, ndr) alla Festa dell’Unità sia Renzi, sia Orfini. Non me l’aspettavo”. Poi Esposito ha aggiunto: “La scelta è stata fatta a tre – ha spiegato Esposito al Corriere della Sera – da Ignazio Marino, Matteo Orfini e Matteo Renzi. Hanno scelto me forse perché bisognava dare un segnale politico rilevante. il mio nome va visto in accoppiata con Causi”.

Causi è Marco Causi, capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera, economista, esperto di finanza pubblica, già assessore al Bilancio nella giunta Veltroni: Causi, ha commentato Marino, “ha accettato il ruolo anche di assessore al Bilancio (fino a pochi giorni fa gestito da Silvia Scozzese), sono sicuro che ci aiuterà con la sua capacità che abbiamo visto anche quando insieme a Legnini e Delrio ha aiutato a scrivere il piano di rientro della città” con il governo Renzi. “Renzi – ha aggiunto stamattina Causi in un’intervista all’Unità – mi ha chiesto la disponibilità molte settimane fa. Io l’ho subordinato a due condizioni. La piena concordia tra premier e sindaco per lavorare su mandato di entrambi e il tavolo di concertazione”.

Dunque ieri, di fatto, è nato un monocolore Pd architettato da Renzi, Marino e Orfini. Nulla di sconcertante, visto che il sindaco è stato eletto dopo aver vinto le primarie del Pd ed è sostenuto dal Pd ora capitanato da Renzi a livello nazionale e da Orfini a Roma. E con il Giubileo alle porte (8 dicembre) meglio evitare le urne (e magari una scoppola elettorale).

Eppure Renzi, come si legge oggi sul quotidiano la Repubblica, pare abbia detto: “Non c’è un solo assessore renziano”. Ma sullo stesso quotidiano e nello stesso articolo è scritto: Causi? “Una persona di cui Renzi si fida molto e che in sostanza riferirà più a lui che al sindaco”.

Certo, il premier vorrebbe occuparsi di altro invece delle grane capitali, delle croci siciliane alla Rosario Crocetta (ieri comunque il Senato ha dato il via libera a 500 milioni per la Regione Sicilia) e dell’inguacchio campano apparecchiato da Vincenzo De Luca.

Ma i leader non si vedono solo nelle conferenze stampa o nei monologhi da talk show.

I leader si vedono quando non lisciano il pelo all’anti politica sparlando di nefasti rimpasti di giunta.

I leader sono leader se mettono la faccia nelle feste di partito, specie se da tempo è programmato un loro intervento-comizio, e non si affacciano soltanto per una partitella al biliardino, a beneficio del fotografo di fiducia.

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