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Dall’Immacolata prende il via la stagione sciistica. Investiti quest’anno più di 150 milioni

Le stazioni sciistiche si preparano all’inizio della nuova stagione invernale. Il freddo di questi giorni consente l’innevamento delle piste, in attesa della neve naturale che quest’anno – stando alle previsioni degli operatori e fatti i debiti scongiuri – non dovrebbe mancare. E così da Madonna di Campiglio alla Val Badia, da Cortina d’Ampezzo al Tonale, dalla Val Gardena a Courmayeur, gli impianti, salvo inattesi aumenti della temperatura, entreranno in funzione, come da tradizione, per il ponte dell’Immacolata, primo vero appuntamento per gli appassionati dello sci. Lo fa sapere l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari che rappresenta l’80% degli operatori del settore.

«Dopo un inizio di novembre insolitamente primaverile – afferma Valeria Ghezzi, presidente nazionale di Anef – è finalmente arrivato il freddo che aspettavamo per iniziare con l’innevamento e la preparazione delle piste. In questi giorni, i cannoni sono a pieno regime e, salvo sorprese, tutto sarà pronto per il primo week end di dicembre, quello del ponte dell’Immacolata. Nelle località appenniniche è arrivata anche la prima neve, come all’Abetone, dove ne sono caduti dieci centimetri, regalando un paesaggio davvero invernale. Ovviamente la nostra speranza è che arrivi anche la neve naturale: sarebbe il modo migliore per iniziare una stagione che si annuncia comunque positiva. Con il freddo, infatti, iniziano ad arrivare anche le prenotazioni. Ci aspettiamo che il clima di rinnovata fiducia tra i consumatori contribuisca a far crescere il numero delle presenze nelle nostre località sciistiche».

Gli investimenti realizzati dal sistema sono significativi: oltre 150 milioni di euro, spesi soprattutto per potenziare e rinnovare gli impianti di risalita. «E’ una cifra considerevole – commenta Valeria Ghezzi – che consente alle nostre località di mantenersi su livelli di eccellenza, anche rispetto alla concorrenza internazionale. D’altro canto, gli impianti di risalita sono il cardine dell’economia turistica della montagna italiana, anche se non sempre le istituzioni se lo ricordano. Stando alle statistiche europee, infatti, ogni euro di fatturato delle nostre società ne genera da cinque a sette nell’indotto (alberghi, ristoranti, scuole di sci, negozi), con effetti analoghi anche sull’occupazione: per ogni addetto degli impianti ve ne sono cinque nella filiera».

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