Skip to main content

Che cosa teme la Nato della Russia di Putin

La Rand Corporation, un grosso think tank americano che perlopiù “pensa” per conto dell’Establishment militare Usa, ha prodotto un’elaborata analisi secondo la quale l’esercito russo potrebbe conquistare l’Estonia e la Lettonia in meno di tre giorni. I due paesi baltici – in passato sotto il dominio sovietico – non sarebbero in condizioni di resistere fino all’arrivo dei rinforzi Nato promessi dall’Occidente nel caso di un altro colpo di revanscismo da parte della Madre Russia. Ricordiamo che il revanscismo – una parola da avere a mente per discutere degli orientamenti politici di Vladimir Putin – è “un atteggiamento nazionalistico tendente al recupero, con una nuova guerra, del territorio e del prestigio perduti in seguito alla sconfitta in una guerra precedente”.

Ad ogni modo, secondo gli analisti Usa, se i russi rivolessero quei due Paesi, li potrebbero prendere senza difficoltà. Pur supponendo che la Nato riesca ad avere una settimana di preavviso, l’Alleanza arriverebbe a difendere gli Stati baltici con soli 12 battaglioni, perlopiù di fanteria leggera. La forza d’intervento includerebbe i paracadutisti del 173° Airborne Brigade Combat Team Usa, di stanza a Vicenza, ma sarebbe sprovvista di carri pesanti. La Russia invece, favorita dalla prossimità geografica, potrebbe disporre per l’operazione di 22 battaglioni, compresi quattro di carri e un’ampia quantità di artiglieria pesante. Godrebbe inoltre di un marcato vantaggio aereo, con 27 squadroni di caccia e di bombardieri a fronte dei 18-19 potenzialmente disponibili alle forze Nato.

In altre parole, mentre dal punto di vista militare la Russia non può pensare di sfidare Usa e Nato a livello globale, lo può benissimo fare localmente, a patto di muoversi in fretta, prima che possano arrivare “i nostri”. E, secondo lo studio Rand, davanti alla massiccia ondata russa, i difensori del Baltico non avrebbero nemmeno il tempo per ritirarsi.

La Nato è tenuta per trattato a difendere gli stati membri – Estonia e Lettonia compresi – dall’aggressione esterna, ma in questo caso non parrebbe proprio fattibile. Resterebbero solo le armi nucleari, ma per far saltare cosa? Ammesso anche che l’Occidente sia disposto a scatenare l’apocalisse per due piccoli paesi che i più non riescono a trovare nemmeno su una buona carta geografica.

Gli analisti analizzano tutto, è il loro mestiere. Non è detto però che la Russia e Vladimir Putin vogliano davvero invadere i Paesi baltici. Anzi, almeno dal punto di vista economico, è probabile che Estonia e Lettonia valgano di più come sono collocate ora: preziose “finestre sull’Occidente”, specialmente in epoca di sanzioni. Tuttavia, sarebbe una straordinaria opportunità per, da una parte distruggere la Nato attraverso la dimostrazione della sua inefficacia e, dall’altra, far vedere al popolo russo che ha ancora un presidente “vincente” dopo il preoccupante impaludamento nell’avventura ucraina.

C’è comunque chi crede alla minaccia: gli Usa. Ashton Carter, il segretario della Difesa americano, nell’annunciare pochi giorni fa il quadruplicamento della spesa militare per l’Europa dell’Est – da 789 milioni a 3,4 miliardi di dollari secondo il budget 2017 – ha detto: “Il nostro è un approccio forte e equilibrato per frenare l’aggressione russa. Era da 25 anni che non avevamo dovuto preoccuparcene… ma ora è necessario”.

Exit mobile version