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Svizzera, tutti i dettagli sul referendum contro la speculazione sugli alimenti

Domenica 28 febbraio i cittadini svizzeri dovranno esprimersi in un referendum contro la speculazione sugli alimenti, insieme a quelli sulla famiglia e l’immigrazione. L’iniziativa, lanciata dal movimento Gioventù socialista, chiederà se vietare o meno le operazioni finanziarie che riguardano questi tipi di prodotti.

L’INIZIATIVA

Secondo il sito ufficiale del governo svizzero, la domanda sarà: “Volete accettare l’iniziativa popolare ‘Contro la speculazione sulle derrate alimentari’?”. La Costituzione svizzera sarebbe modificata nella seguente forma: “Lotta alla speculazione sulle materie prime agricole e sulle derrate alimentari. La Confederazione emana prescrizioni volte a combattere la speculazione sulle materie prime agricole e sulle derrate alimentari. In tale ambito si attiene ai principi seguenti: a) le banche, i commercianti di valori mobiliari, le assicurazioni private, gli investimenti collettivi di capitale e le persone responsabili della loro gestione e amministrazione patrimoniale, gli istituti delle assicurazioni sociali, gli altri investitori istituzionali e i gerenti patrimoniali indipendenti con sede o domicilio in Svizzera non possono investire né per proprio conto o per conto dei clienti, né direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari che concernono materie prime agricole e derrate alimentari. Tale divieto si applica anche alla vendita dei relativi prodotti strutturati”.

Il secondo emendamento introdotto sosterrebbe invece che “è ammessa la conclusione di contratti con produttori e commercianti di materie prime agricole e derrate alimentari che vertono sulla garanzia delle scadenze o dei prezzi per la consegna di determinate quantità”.

LA POSIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI

Un sondaggio realizzato tra i componenti dell’Unione svizzera dei contadini (Usc), pubblicato dal sito Swissinfo.ch, indica che la maggioranza dei suoi membri è a favore del “sì”. Mentre l’associazione dei coltivatori biologici Bio Suisse e l’Associazione dei piccoli contadini raccomandano di sostenere l’iniziativa, l’Usc non ha voluto prendere posizione. “La ricca Svizzera non può davvero rinunciare a 50 o 100 impieghi, il cui obiettivo è di fare profitti a scapito dei poveri?”, si chiede Urs Brändli, presidente di Bio Suisse.

Bio Suisse sostiene il “sì” e crede che “numerosi contadini nutrono simpatia per questa iniziativa perché non concepiscono come si possano far soldi sulle spalle di persone obbligate a lavorare duramente per produrre o acquistare alimenti”, ha detto il suo presidente. L’Associazione dei piccoli contadini sostiene che tra i motivi principali di adesione all’iniziativa ci sia la solidarietà con i colleghi contadini dei Paesi più poveri, i più toccati dalla speculazione.

 LA POSIZIONE DEL GOVERNO

Il Consiglio federale e il Parlamento svizzero si spendono invece per il “no”. Il ministro dell’Economia svizzero, Johann Schneider-Amman, spiega che il governo è contrario all’iniziativa perché “il divieto di speculare non avrebbe alcun effetto nella lotta contro la fame”. Rischierebbe solo di danneggiare l’economia, in quanto le aziende dovrebbero far fronte a un’accresciuta burocrazia. “C’è il rischio di delocalizzazioni e di una perdita di impieghi e di entrate fiscali”, ha rimarcato il ministro.

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