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Perché Eni, Total e Enbridge si eccitano con le rinnovabili

Dall’Italia alla Francia, passando per gli Stati Uniti fino al Canada. Sono sempre di più i colossi energetici che ai tradizionali segmenti oil&gas stanno affiancando nuove unità nell’ambito delle rinnovabili. Un’alternativa ai combustibili fossili, in particolare al petrolio, che per alcune grandi aziende energetiche potrebbe rappresentare una strada ormai obbligata, nonostante la ripresa delle quotazioni del petrolio. Ma ci sono altre ragioni. Le energie pulite piacciono alle multinazionali. Perché? Convengono, anche senza incentivi e possono garantire buoni margini al settore.

GLI INVESTIMENTI NELLE RINNOVABILI

Il nuovo Renewable Energy Report appena pubblicato dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, evidenzia un calo del nostro paese nello sviluppo delle fonti rinnovabili dopo il record nel 2011, che ci vedeva come il secondo mercato mondiale delle fonti verdi. I numeri del report riportato dal Corriere Economia parlano di soli 4 mila megawatt di nuovi impianti da fonti rinnovabili nel periodo 2016-2020, come ipotesi mediana di crescita, da confrontare con i 23.800 megawatt installati negli ultimi cinque anni. Tra le cause citate c’è “l’incertezza normativa rischia di prolungare lo stallo nei prossimi anni”.

In compenso il mercato delle rinnovabili gode ottima salute, tanto che gli investimenti italiani sono aumentati del 31% nel 2015. Le società italiane attive nelle rinnovabili continuano a crescere, ma a patto di andare all’estero. A dimostrarlo è l’ultima edizione del rapporto annuale Irex, dal titolo “La trasformazione dell’industria italiana delle rinnovabili tra integrazione e internazionalizzazione”, realizzato da Althesys, secondo i quali nel 2015 le società della “green economy” hanno investito dieci miliardi, ma per il 53 per cento hanno riguardato operazioni fuori dai confini nazionali. Se a salvarsi è l’eolico, il report evidenzia un crollo il fotovoltaico. “Il mercato dell’energia è in continuo mutamento: le imprese sono chiamate oggi ad affrontare una nuova sfida: quella della digitalizzazione delle reti elettriche, che sta facendo nascere anche in Italia nuovi e innovativi modelli di business, in grado di unire energie rinnovabili, efficienza energetica e nuovi servizi”, ha dichiarato Alessandro Marangoni, coordinatore della ricerca e responsabile di Althesys. Per quanto riguarda il mercato globale delle rinnovabili il report evidenzia una forte crescita con investimenti (oltre 290 miliardi di €) che hanno raggiunto livelli mai visti prima nemmeno negli anni del boom (2010-2011).

GLI INVESTIMENTI DI ENI

Presentando i conti all’assemblea annuale del gruppo, giovedì 12 maggio, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato il nuovo piano ‘green’ del gruppo. Ma non si tratta di un nuovo business: “Siamo nel settore dal 1980, non è una start-up”. Con il fotovoltaico “trasformiamo siti morti, li facciamo vivere e installiamo pannelli”. I fondi necessari sono “già a budget”, ha sottolineato, “ho affrontato il discorso con il board. Dovrò portare il progetto definitivo ma è un inizio importante perché potrebbe portare a un grande aumento delle rinnovabili in Italia”.
Il Cane a sei zampe farà dunque concorrenza al gruppo capeggiato da Francesco Starace? “Rispetto ad Enel abbiamo modelli diversi, non ci sono sovrapposizioni, si tratta di un business model differente”, ha dichiarato Descalzi. Per realizzare tali obiettivi, la società ha creato una direzione ad hoc, dal nome ‘Energy solutions’, per sfruttare le aree bonificate ma non riportate a ‘green field’. In Italia, ha evidenziato Descalzi, “sui primi 400 ettari prevediamo di arrivare a 220 Mw installati. Quest’anno iniziamo con 2 progetti, in Pakistan e in Egitto’, ha osservato, con “150 Mw di capacità installata”, quindi “non progetti pilota ma progetti importanti”.
L’obiettivo, ha proseguito Descalzi, è usare “terra che non può essere utilizzata per altro scopo non competendo con la domanda di terra per l’agricoltura, l’edilizia e il residenziale”, ha spiegato l’ad, ricordando che per le rinnovabili ora siamo di fronte “non solo alla fine degli incentivi ma anche al fatto che un Paese densamente popolato fa fatica a trovare terreno libero”.
Per quanto riguarda gli investimenti, ha detto Descalzi in un’intervista al Corriere della Sera “abbiamo fatto i nostri calcoli senza contare i sussidi, e in Italia riteniamo di poter lavorare con un ritorno del 6-7%”. L’investimento? “Sempre in Italia partiamo con 200-250 milioni di euro. Tutto sommato non pochi per un settore che è sostanzialmente fermo e che potremo contribuire a ravvivare”.

LE MOSSE DI TOTAL

Total, il colosso petrolifero francese, lunedì 9 maggio ha proposto di acquistare il gruppo francese Saft, specializzato nella produzione di batterie al nickel e agli ioni di litio per 950 milioni di euro. L’obiettivo – ha dichiarato Patrick Pouyanné, amministratore delegato di Total – è sviluppare sempre di più le attività nel campo delle tecnologie pulite”. Total è attiva nel mercato delle rinnovabili da cinque anni. L’acquisizione della compagnia transalpina andrà a integrarsi con l’azienda di fotovoltaico SunPower, acquistata dal gruppo nel 2011. Il primo gruppo francese del greggio ha recentemente annunciato di voler fondare un proprio settore del gas, dell’energia elettrica e delle energie rinnovabili.

EXXON

Negli Stati Uniti Exxon Mobil Corporation, una delle principali compagnie petrolifere del paese, ha firmato un accordo con FuelCell Energy per ridurre le emissioni senza usare energia. L’obiettivo è intrappolare in celle a combustibile l’anidride carbonica prodotta dalle centrali elettriche a gas. La tecnologia utilizzata (indicata anche con l’acronimo CCS, derivato dal termine inglese Carbon Capture and Storage – o Sequestration) genera energia durante l’acquisizione di carbonio e permette un incremento della resa degli impianti di circa il 24%.

ENBRIDGE

Il gruppo energetico canadese Enbridge sfrutta la forza del vento, ma in mare. Qualche giorno fa Enbridge ha annunciato di aver siglato un accordo con la Edf Energies Nouvelles, la filiale del gruppo francese Électricité de France (Edf), per la realizzazione dei primi tre parchi eolici offshore al largo delle coste francesi, per un totale di 1.400 Mw di potenza installata. L’intesa include l’acquisizione da parte di Enbridge, con un investimento di 282 milioni di dollari canadesi (191 milioni di euro), del 50% del capitale sociale di Eolien Maritime France (Emf), la società che controlla i tre futuri parchi eolici offshore, la cui costruzione è prevista a partire dal prossimo anno, il cui restante 50% del capitale rimane ad Edf Energies Nouvelles.
Ma la passione per i parchi eolici offshore risale già a qualche anno. Nel 2014 Enbridge ha acquistato dal gruppo tedesco dell’energia Eon la maggioranza delle sue partecipazioni in due parchi eolici negli Stati Uniti. Il valore totale della transazione è stato di 650 milioni di dollari (520 milioni di euro). Enbridge ha aquisito l’ 80% delle azioni di un portafoglio composto dal parco eolico Magic Valley, situato in Texas, e del parco eolico Wildcat che si trova nello Stato dell’Indiana. Nel 2015 il gruppo energetico canadese ha acquisito sempre da Eon il 24,9% di Rampion, parco eolico da 400 MW nell’offshore nella Manica situato a 13 km dalle coste del Sussex.

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