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Come vedo l’Italia

Matteo Renzi
L’età che avanza rende, forse, difficile accettare in toto le novità, tecnologiche, mediche, politiche, sindacali. Chi scrive è passato dal primo dopoguerra (vissuto da “bambino piccino piccio“) al cataclisma degli anni 2000-2016. Quelli dal  1945 al 1960 sono stati anni di povertà sociale e di riscatto sociale. Povertà reale, ma dignitosa. Ricorderò sempre la dignità di quel vecchietto che, tutti i lunedì mattina, veniva in Piazzetta Santi Apostoli – a Verona- a raccoglere il pane “vecchio” che era sfuggito alle fauci di noi, 5 fratelli.

Che di pane eravamo affamati, perche’ il cibo della mamma non bastava mai, a dei ragazzotti in crescita. Povertà reale ma dignitosa. Come dignitoso, ma pesante, era il lavoro dei muratori, impegnati nella ricostruzione. Chi ha piu’ sentito, da allora, i muratori cantare? Chi ha piu’ sentito, da allora, cantare la gente per strada? Mio padre, severo ingegnere edile, si annunciava fischiando. Con fischi laceranti, che si sentivano a distanza di 100 metri. Ma, allora, a Verona, ne giravano poche di auto: tanti carri, tante biciclette, ma poche auto, almeno fino al 1958.

Sono passati quasi 70 anni, da allora, e quell’Italia non c’è più. Dall’entusiasmo della ricostruzione postbellica a un’Italia bolsa, insensibile a tutto, o quasi tutto. Si, la nazionale di calcio scalda gli animi, ma solo se vince. La passione politica, non più. Dagli “arditi della fede, araldi della croce” (cosi’ cantavamo noi dell’Azione Cattolica di Gedda) siamo passati a persone e personaggi che si agitano solo per il gender, per le coppie instabili (o poco stabili ) sia etero che omosessuali, per la tutela dell’ambiente e per poco altro.

Non di sicuro per i princìpi religiosi, per la tutela della morale, per la sequenza tra dovere e diritto (“prima il dovere e dopo il piacere“), per la giustizia “vera e non solo teorica“, per la tutela sociale.

Niente di tutto questo. la nostra Italia è fatta di vecchietti (giovani vecchi, vecchi vecchi, terza età della vecchiaia), di gente over 65 anni, che diventerà maggioranza relativa tra circa 20 anni.

Vecchietti pensionati. In un’Italia in cui, dal 2015, il numero dei morti supera quello dei nati (+ 140.000 in un anno). In cui chi scrive può testimoniare che le donne gravide sono quasi tutte immigrate (e prevalentemente cinesi). Esperienza di questa settimana. Per motivi endocrinologici, ho visitato 8 donne incinte, di cui 7 immigrate (in larga parte cinesi) e solo una italiana, per nascita e per famiglia.

Fior di statistiche testimoniano quanto scritto: Istat, Censis, Centro Studi Brambilla, ma non solo.Eppure, per questa Italia che invecchia, la politica non ha approntato un piano concreto di welfare

Anzi, al contrario, ha fatto scelte disastrose ed assurde.
Non ha messo a capo dell’Inps un tecnico in grado di fare pulizia nei bilanci. Ossia in grado di separare – una volta per tutte – l’assistenza dalla previdenza, facendo chiarezza sui costi dei singoli capitoli. La politica (da 30 mesi, Renzi) non ha dato all’Inps i 90 miliardi che dovrebbe saldare, per debiti mai pagati.La politica (da 30 mesi, Renzi, ma da 96 mesi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) non ha smesso di massacrare i pensionati titolari di pensioni superiori a 1.500 euro/lordi/mese. La politica (tutti i soggetti citati) non ha ovviato al continuo degrado del welfare italico, ma l’ha accentuato, non  solo sottofinanziando il fondo sanitario nazionale ma anche tagliando di brutto 203 prestazioni specialistiche, ieri considerate essenziali per la prevenzione e la diagnosi corretta ed oggi, purtroppo, considerate inutili.

Un esempio, per tutti. La determinazione della funzione renale (clearance creatinina, per gli addetti) è ora a pagamento. Come se, in un mondo che invecchia, la valutazione della funzione “declinante” dei reni non fosse indispensabile per evitare pesanti effetti collaterali causati da farmaci a prevalente escrezione renale.

Ma torniamo a bomba.

Renzi ha pensato di sistemare i bilanci Inps continuando a tagliare le pensioni da 1.500 euro lorde al mese in sù. Ha pensato di ridurre i costi della politica, tagliando il Cnel (con risparmio di 10 milioni/anno) e portando il numero dei senatori a 100 (risparmio da 200 milioni/anno, forse).

Ha preteso e pretende che “i non gufi” votino sì al referendum costituzionale di ottobre. Che si voti a favore di una riforma pasticciata che trasforma la democrazia oligarchica attuale in partito unico, a guida unica. Riforme costituzionali? Si, andavano fatte, ma senza procedere a colpi di fiducia e senza scrivere un testo pasticciato, come quello finale.
Riforme, sì. Sono da fare. Ma, prima di quella costituzionale, dovevano essere fatte queste riforme: quella fiscale, quella sanitaria (è del 1978 ed è stata spappolata dal regionalismo e dal sottofinanziamento), quella dei trasporti e quella “scuola-lavoro”.
Renzi ha voluto fare altro, per compiacere i poteri forti.
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