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Perché l’Europa non può e non deve ignorare il referendum sulla Brexit

Caro Giuliano,
hai ragione giuridicamente, ma la posizione è politicamente insostenibile. Non si può ignorare il referendum.

Non ero e non sono favorevole alla Brexit, ma dopo l’accordo di febbraio era chiaro che bisognava prepararsi alla possibile uscita britannica. I sondaggi davano già un testa a testa, e pertanto se il popolare ex-sindaco di Londra Boris Johnson si fosse schierato o avesse guidato il leave avrebbe probabilmente prodotto lo spostamento di quel 2 per cento necessario alla Brexit. Purtroppo è andata proprio così.

Se l’Ue aprisse qualunque spiraglio a un ripensamento britannico, i populisti di tutta Europa avrebbero la strada spianata per andare al potere. Potrebbero accusare l’Ue e tutte le elites nazionali di calpestare il voto dei cittadini, presentarsi come l’unica possibilità di cambiamento e puntare seriamente a vincere le elezioni. Il M5S ha speranze in Italia. Le elezioni presidenziali austriache ci dicono che ragionevolmente alle politiche vincerà l’estrema destra, probabilmente in misura sufficiente da formare un governo. In Ungheria e in Polonia sono già al governo forze che
stanno smantellando lo stato di diritto. Se Le Pen vincesse in Francia sarebbe la fine dell’integrazione europea e l’erosione della democrazia in Europa.

Egualmente non si può fare nessuna concessione dopo quelle di Febbraio o si creerebbe un incentivo per ogni Paese con un governo euroscettico a minacciare un referendum, ottenere concessioni, fare il referendum, ottenere altre concessioni, fino a distruggere l’Ue.

Per questo il messaggio europeo è giusto: ci dispiace della vostra scelta masochista, ma non ci sono vie di fughe. Potete scegliere l’accordo esistente tra Ue e un Paese terzo che preferite (Svizzera, Norvegia, Canada), ma nulla di più. È sano che chi scelga la via nazionalista illudendosi che porti benessere o mentendo al riguardo, paghi poi un prezzo salato. Il primo sarà probabilmente la disgregazione del Regno Unito. Il secondo l’accesso al mercato unico a meno di non accettare la libertà di circolazione e di contribuire al bilancio europeo.

Le istituzioni europee devono fare l’interesse dei cittadini dell’Ue. Possiamo lasciare la possibilità per i giovani britannici di accedere ai programmi educativi, ecc. ma sul resto la posizione chiara del Parlamento, della Commissione e del Consiglio mi sembrano assolutamente condivisibili.

A presto
Roberto

Roberto Castaldi

Prof. Associato di Filosofia politica, e Direttore del Centro di Ricerca sui processi di integrazione e governance multi-livello dell’Università eCampus

Direttore delle ricerche Centro Studi, formazione, comunicazione e progettazione sull’Unione Europea e la global governance www.cesue.eu spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Co-Editor Perspectives on Federalism www.on-federalism.eu

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