Va indubbiamente riscontrato con compiacimento che nei suoi qualificati e apprezzati incontri l’Accademia Nazionale dei Lincei ha dedicato una giornata a “Tre centenari: Leonardo-Raffaello-Dante (2019-2020-2021)”, presentata da Pietro Boitani, Paolo Galluzzi ed Antonio Paolucci.
L’Accademia ha così inteso “sottolineare, con un approfondimento dedicato unitariamente ai tre grandi da tre illustri specialisti, il valore straordinario che le celebrazioni dei tre centenari possono rappresentare per la comunità nazionale ed europea in questo delicato momento della storia d’Italia e d’Europa”. La presentazione dell’evento prosegue osservando che “l’Accademia è impegnata a partecipare al più alto livello alle ricorrenze per approfondire e spiegare, secondo le più recenti acquisizioni degli studi, il senso e la funzione di Leonardo, Raffaello e Dante nella cultura contemporanea”. Ribadisco: tutto bene.
Senonché, con legge n. 188 del 2017 il Parlamento Italiano ha dettato “Disposizioni per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioachino Rossini”. Apparirebbe dunque, alla luce della rilevanza che l’Accademia riconosce alle ricorrenze, che anche Rossini avrebbe potuto far parte della celebrazione dei richiamati anniversari. Non penso che lo abbia impedito la circostanza che un 150° non è un centenario. A meno che non sussistano criteri operativi del prestigioso istituto che a me sfuggono. Però la celebrazione di un singolo centenario non avrebbe suscitato alcun scalpore. Ma di fronte a un “grappolo” di ricorrenze che si propongono di onorare la cultura italiana in un contesto temporale in sequenza, l’assenza di Rossini, primo segmento di quel contesto, pone interrogativi. Ed a chi non è esperto del settore, come me, sarebbe utile un altro chiarimento: l’Accademia Nazionale dei Lincei prevede dodici categorie di approfondimento e ricerca: 5 per la classe di scienza fisiche, 7 per la classe di scienze morali, storiche e filosofiche (filologia, archeologia, critica dell’arte e poesia, storia, geografia, filosofia, diritto, scienze sociali e politiche). Non si riscontra una categoria in cui sia inclusa la musica, nonostante il forte rilievo che essa riveste nella cultura e nella storia d’Italia.
Peraltro nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Senato nel dicembre scorso sul programma delle celebrazioni rossiniane il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ed il presidente emerito Napolitano, presidente dell’apposito comitato promotore, avevano giustamente sottolineato il “quadriennio” dei centenari che si aprivano, per il 2018, con Rossini per proseguire nel 2019, 2020 e 2021 con i tre grandi già citati. Il Ministero per gli affari esteri ha impartito istruzioni a tutte le sedi diplomatiche perché nelle loro iniziative tengano conto che il 2018 è l’ “anno rossiniano”.
Secondo Giuseppe Mazzini “Rossini è un titano. Titano di potenza e d’audacia. Rossini è il Napoleone di un’epoca musicale. Rossini, a chi ben guarda, ha compìto nella musica ciò che il romanticismo ha compìto nella letteratura. …Per lui la musica è salva. Per lui, parliamo oggi d’iniziativa musicale europea” (G. Mazzini, Filosofia della Musica, in “L’Italiano”, Parigi 1836). Tutto ciò sarà sufficiente perché, dopo la pur benemerita celebrazione del bicentenario del 1993, anche a Rossini siano di nuovo aperte le porte dell’Accademia dei Lincei?