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Elliott manda ko Bollorè. Ora lo Stato italiano è più vicino alla società della rete

E alla fine ribaltone fu. Elliott conquista Tim e mette ko Vivendi, a due mesi dalla battaglia ingaggiata coi francesi. In altre parole, perde Vincent Bolloré (nella foto), vince Paul Singer, numero uno di Elliott. Questa mattina la lista presentata dal fondo Usa ha ottenuto la maggioranza dei voti nel corso dell’assemblea a Rozzano (Milano) con il 49,84% dei voti. La compagine presentata da Vivendi finisce invece in minoranza: finisce, almeno per ora, il predominio nell’ex monopolista del telefono esercitato da Bolloré in virtù di una partecipazione del 23,9%.

Il nuovo board sarà dunque composto:  Fulvio Conti (presidente), Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Moreselli, Dante Roscini, Rocco Sabelli, dalla lista Elliott e Amos Genish, confermato ceo, Arnaud de Puyfontaie, Marella Moretti, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo da quella di Vivendi.

Attenzione però, perché se è vero che in consiglio finisce l’era Vivendi, il gruppo francese continuerà a rimanere primo socio unico della società telefonica, dunque con un peso specifico non indifferente. A favorire l’affermazione di Elliott è stata sicuramente oggi l’alta affluenza, che ha visto la partecipazione del 67,15% del capitale, con la presenza di 4100 azionisti, in proprio o per delega.

Nel corso dell’assemblea tante le voci di piccoli azionisti a susseguirsi sul palco dell’auditorium Telecom di Rozzano, primo hinterland milanese, ma non quelle dei protagonisti che hanno preferito scontrarsi sul piano dei voti. Nessun intervento nemmeno dalla Cassa depositi e prestiti che pure, con il suo 4,9%, è risultata determinante nel sostegno alla lista del fondo Elliott, composta da soli indipendenti. Dalla lettura del libro soci si deducono i rapporti di forza azionari, aggiornati. Vivendi detiene il 23,94%. Elliott invece ha la sua quota parcellizzata tanto che tra i primi 20 azionisti emerge solo il 7,869% (era all’8,85% nella precedente assemblea del 24 aprile)

A questo punto si apre una strada importante verso lo spin off propedeutico alla creazione della società della rete. Il sostegno del governo italiano a Elliott non è mai stato un mistero, ma ora c’è da capire quanto questo feeling peserà sulla possibilità per lo Stato italiano di partecipare alla nuova società. Magari attraverso Open Fiber, di cui Cdp è social al 50%. Per questo la partecipazione della Cassa in Tim non potrà che giocare a favore dell’Italia nel progetto rete.

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