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Da Ravasi a papa Francesco. Origini e pericoli dell’ecumenismo dell’odio

Parole grosse per chiunque difenda l’ospitalità nei confronti dei migranti o dei richiedenti asilo politico. Dopo il trattamento davvero pesante riservato al cardinale Ravasi, reo di aver citato il Vangelo secondo Matteo- “ero straniero, non mi avete accolto”- ora risposte irate e inconsuete sono arrivate anche sull’account, sempre Twitter, di Papa Francesco: espressioni molto acri anche contro di lui che, come fa da anni, ancora in queste ore ha predicato accoglienza. Ma i toni usati nei riguardi del papa provengono da fedeli? Non è detto, visto che il profilo del papa può interessare chiunque, ma non può neanche essere escluso.

Nello Scavo, giornalista di Avvenire e autore recentemente di un libro di grande attualità, The Fake Pope, studia di conseguenza quelli che si esercitano a insultare e calunniare Bergoglio. Come non chiedergli se l’ecumenismo dell’odio, o “ecumenismo contro”, cioè quell’incontro tra cristiani di diverse Chiese contro qualcuno, studiato nella scorsa estate in un saggio del direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e del direttore dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano, il protestante Marcelo Figueroa, da fenomeno americano stia diventando anche un fenomeno europeo.

“Credo di sì”, osserva Nello Scavo, sottolineando che questo “ecumenismo contro” ha avuto nell’ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon, un autorevole ispiratore. “Ora come è noto Bannon viene sovente in Italia, ha espresso la convinzione che da qui possa partire un trend europeo. La sua simpatia per ambienti populisti e per cardinali notoriamente ostili a Papa Francesco, come il porporato americano Burke, lo pone in una posizione che impone attenzione. Un esempio; brandire il rosario, in Polonia come in Italia, parlare di “pacchia” e poi dire che qualcuno nella Chiesa invita ad andare avanti non può essere tralasciato.” Ma in Polonia e in Italia il messaggio è rivolto a cattolici… Ma Nello Scavo, quasi percependo l’eccezione aggiunge: “e’ noto che posizioni non dissimili da quelle di ambienti cosiddetti populisti nostrani siano condivise dal presidente ungherese, Orban. E Orban, parlando di appartenenza ecclesiale, non è certo un cattolico. Quindi diciamo che l’idea che dietro gli attacchi ci possa essere un progetto che mette la religione al servizio di una visione politica non può essere esclusa. Bannon venendo spesso in Italia e a Roma, la diocesi del vescovo di Roma, non si sarà certo dimenticato di aver sempre visto nella religione un aggregatore del suo Tea Party globale”.

Non è un mistero che soprattutto sul web aumentino i “professionisti dell’odio”, i profili che si dedicherebbero a questo lavoro, alcuni dei quali si ipotizza addirittura retribuiti, non sarebbero pochi. Chi si è occupato di tutte le falsità dette su papa Bergoglio è l’interlocutore giusto per valutare questa voce. “ Non partiamo dai particolari, ci perderemmo seguendoli in assenza di certezze. Il dato di fatto è Cambridge Analityca, la società che è stata dietro lo scandalo dell’uso politico dei profili Facebook di tantissimi utenti. E chi c’era dietro quella vicenda? Steve Bannon. Questo uso dei social, divenuto così importante per tutta la politica, è la giusta cornice per valutare i cosiddetti leoni delle tastiera. Non possiamo dire di più, ma che questa prospettiva abbia un senso e meriti attenzione non può certo essere escluso.”

I social abbondano di profili esagitati anche nei confronti del papa. E anche qualche sito può essere definito così. Forse si può dire che mai nell’epoca moderna si sono lette frasi e commenti gonfi di rabbia nei confronti del papa in persona. Nello Scavo, dall’interno di quel mondo quale studioso del falso papa che alcuni propongono, si è fatto l’idea che sia un frammento insignificante, o che stia crescendo nella cosiddetta pancia del cattolicesimo italiano? La risposa è orientata più sulla prima ipotesi, convergendo con quella di tanti, ma aggiungendo un elemento molto interessante. “È proprio la marginalità che li spinge ad alzare i toni per richiamare l’attenzione e cercare consensi”, una sorta di canalizzazione del malessere, o dei malesseri, visto che oggi ne convivono davvero tanti. Ma questa considerazione attira un’altra domanda: vuoi vedere che un giorno riconosceremo a Papa Francesco anche il merito di aver smascherato il lefebvriano che in noi? “Beh, capisco ma io non direi il lefebvriano nascosto, o interno. Piuttosto direi che la forza e coerenza del suo magistero conciliare va disvelando quella parte di Chiesa, o quella frazione di singolo fedele, che ancora ha dei problemi con il Concilio Vaticano II”. Un elemento questo che tornando al punto di partenza potrebbe interessare gli strateghi dell’“ecumenismo contro”, se davvero esistesse questa idea in Europa.

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