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Al Summit Nato è subito Trump vs Berlino. Parla l’ambasciatore Stefanini

Nato golfo muro

“I Paesi Nato devono pagare di più, gli Stati Uniti devono pagare meno. Molto ingiusto”. È la solita semplice, forse semplicistica, litania quella con cui Trump si presenta al summit Nato di Bruxelles, deciso a fare della poca spesa europea sulla difesa il tormentone della due giorni brussellese. Poco importa se esperti europei e americani avvertono che la fatidica soglia del 2% potrebbe non essere sufficiente per rappresentare il contributo reale che i Paesi danno all’Alleanza Atlantica. Tra questi c’è l’ambasciatore Stefano Stefanini, già Rappresentante permanente d’Italia presso la Nato, contattato da Formiche.net per commentare le prime fasi di un summit che si preannuncia infuocato.  “Bisognerebbe concentrarsi sulle capacità, oltre che sulla disponibilità a mettere a disposizione le risorse militari per le operazioni Nato – ragiona l’ambasciatore – senza contare poi l’importanza di concetti come addestramento e inter-operatività”.

Certo, è innegabile che i Paesi europei dovranno rivedere al rialzo le loro spese per aggiornare le proprie capacità militari alle minacce che crescono, ma occorre capire dove indirizzare le risorse. “Un aspetto su cui l’Ue si prepara a investire risorse significative è quello della mobilità, puntando molto sulla capacità di spostamento delle forze e investendo sulle infrastrutture e la logistica”. La domanda, provocatoria, che si pone l’ambasciatore è “se costruisco un ponte per consentire il passaggio dei carri armati, come lo consideriamo? È una spesa per la difesa o no?”.

Quesiti che per ora non sembrano in cima ai pensieri di Trump, che alla vigilia del meeting ha continuato spedito con le accuse agli alleati europei. “I contribuenti americani non pagheranno più per quelle nazioni europee che spendono meno del 2% del loro Pil nella difesa”.  Di più, il presidente su Twitter arriva a ricollegare il deficit commerciale alle spese militari di Washington in ambito Nato. “L’Unione europea rende impossibile per i nostri agricoltori, i nostri lavoratori e le nostre aziende fare affari in Europa – ha tuonato Trump poco prima di atterrare nella capitale Belga – e poi vogliono che li difendiamo allegramente attraverso la Nato e gentilmente paghiamo per questo. Non funziona!”. “Una vera e propria opzione nucleare – la definisce l’ambasciatore  Stefanini – che va ben oltre il chiedere più spese per la difesa e che potrebbe avere effetti devastanti”.

Destinataria speciale delle sue critiche, neanche a dirlo, è ovviamente Berlino, ormai individuata come perfetto capro espiatorio per i mali economici statunitensi e attaccata per i suoi rapporti economici con Mosca. Le bordate contro la Cancelliera e la più grande economia europea non sono nuove alla retorica trumpiana, “dietro il comportamento apparentemente capriccioso di Trump – spiega Stefanini – c’è un disegno molto chiaro, che punta a spaccare l’Europa secondo la classica strategia del divide et impera”. In effetti, almeno in alcuni passaggi del colloquio che il Presidente americano ha tenuto questa mattina con il segretario generale della Nato, Stoltenberg, sembra ci sia effettivamente la volontà di isolare Berlino rispetto agli altri partner europei.

“Stiamo proteggendo la Germania, la Francia e stiamo proteggendo tutti questi Paesi – ha detto il tycoon – ma nessun altro di loro sta facendo un accordo per un gasdotto con la Russia…è una cosa molto negativa per la Nato, non sarebbe dovuta accadere e penso che ne dovremmo parlare con la Germania”. Fino a dire che “la Germania è totalmente controllata dalla Russia…è molto triste che abbia fatto un massiccio accordo su petrolio e gas con la Russia”, il riferimento è al Nord Stream 2, il gasdotto ad alta valenza geopolitica che consentirebbe di trasportare il gas russo direttamente in Europa bypassando l’Ucraina.

Una volta indebolita e delegittimata la Germania, dove andrebbe a trovare alleati su suolo europeo Trump? “Ne può trovare il Europa dell’est”, suggerisce Stefanini, dove il 2% non è una cabala e dove si invoca a gran voce una stabile presenza americana sul terreno in funzione anti-russa.  Non a caso, alla vigilia del summit, il ministro della difesa polacco aveva proposto di stabilire una divisione permanente corazzata in Polonia. Non solo Berlino quindi, i tweet di Trump potrebbero avere più di un destinatario.

 

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