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Il centrodestra unito è l’unica alternativa per il futuro governo

Il braccio di ferro che si è aperto ormai da settimane tra Roma e Bruxelles è fermo, in queste ore, in una posizione di stallo. Difatti, le tensioni massime raggiunte pochi giorni fa sono adesso molto più stemperate, e tutti auspicano che si vada verso un compromesso risolutivo. Ovviamente, resta in campo il gioco delle parti: da un lato, il governo italiano che ha deciso, a ben vedere giustamente, di non inviare un nuovo Def alla Commissione, dall’altro l’ammissione da parte dei vertici dell’Unione che si tratterebbe di un epilogo fallimentare qualora la procedura di infrazione dovesse essere realmente notificata.

La ragione di questo momentaneo fair play è sicuramente il cambiamento di tono con cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno accompagnato il difficile viaggio a casa Junker di Giuseppe Conte e Giovanni Tria. A ciò si deve aggiungere anche la ratio della controparte che tutto vorrebbe meno arrivare alle elezioni di primavera con operativo un contenzioso aperto verso un Paese fondatore. L’avviamento della trattativa ha determinato, comunque, l’oscillare al ribasso dello spread e una boccata di ossigeno per la maggioranza gialloverde, alle prese non solo con gli scandali familiari di Di Maio ma anche con le frizioni interne, ormai neanche più tanto nascoste, tra i due partiti.

Ebbene, cosa aspettarsi è molto difficile da dire. Di sicuro vi è che adesso quel contratto che era nato come transitorio, e che con l’entusiasmo dei primi mesi aveva assunto quasi un tratto metafisico definitivo, oggi torna ad avere nella percezione dei protagonisti la giusta dose di contingenza e di temporanea precarietà. È difficile dire quanto questo esecutivo resterà in carica, ma di sicuro non vi sarebbe nulla di scandaloso se, ad un certo punto, si tornasse perfino a votare. Non dimentichiamo che il risultato di marzo è stato inappagante. E non dimentichiamo nemmeno che il pluralismo è un valore fondamentale di una democrazia parlamentare, ma non è un buon presupposto per una maggioranza che vuole interpretare il cambiamento, sentito e necessario, contro tutto e tutti.

D’altronde, la situazione non è comunque in grado di destare grandi preoccupazioni soprattutto a Salvini. Il consenso c’è. L’opposizione vera non c’è. Alcuni risultati importanti, ruspe incluse, sono stati raggiunti: non da ultimo il Decreto sicurezza che ad ore diventerà legge, diversamente dal reddito di cittadinanza che si è arenato nelle sabbie finanziarie, in attesa di tempi migliori.

Qui viene il punto decisivo per il nostro domani. Un vero governo del cambiamento sarebbe stato possibile con un eventuale maggioranza o dei cinquestelle o del centrodestra, non certo con la presenza, sia pure parziale, di entrambi a Palazzo Chigi.

Le ricette sono troppo diverse, la coabitazione sostanzialmente impossibile, e i valori in gioco, oltre agli obiettivi, inconciliabili tra loro. Viceversa, con Silvio Berlusconi che torna ad essere pienamente riabilitato, la Corte Europea stamani si è, infatti, tirata fuori, ecco che l’antica vocazione maggioritaria del centrodestra unito potrebbe essere la vera consacrazione desiderata adesso da Salvini, tanto più con i 5 Stelle azzoppati nella sua leadership e con un concorrente interno, Di Battista, che aspetta dal Guatemala di aprire a sinistra la sua scalata sul movimento grillino.

Perciò è importante la decisione di FI di non votare la fiducia, ma dare però il suo appoggio parlamentare al Decreto sicurezza. La ripresa del progetto di un centrodestra unito è l’unica alterativa sensata sul tavolo, in questo momento, a maggior ragione con la Lega così forte e con Fratelli d’Italia al suo interno, essendo la sola prospettiva concreta in grado di sciogliere molte incoerenze di questo esecutivo bicolore, dando finalmente all’Italia un vero e proprio governo di legislatura.

Certo, si tratta di una meta difficile da raggiungere, visti i rapporti deteriorati tra i maggiorenti, sebbene non impossibile in senso assoluto: tanto più che, comunque andranno le cose, un’eventuale soluzione di questo tipo non potrà essere perseguita senza passare prima da un decisivo bagno elettorale di conferma della rinata coalizione liberal-conservatrice.

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