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Così Mogherini (e Moavero) vogliono fermare gli Usa sul Venezuela

Mogherini

Non c’è pieno accordo tra Europa e Stati Uniti sulla crisi venezuelana. E il dissidio sulla questione sembra trovare adesso un nuovo terreno di scontro: l’isola di Cuba.

L’Unione Europea utilizzerà lo “statuto di blocco” per reagire agli effetti dell’attivazione della legge Helms-Burton da parte degli Stati Uniti. Ad annunciarlo, è stato oggi l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini. L’ennesimo scontro tra Bruxelles e Washington riguarda una legge americana che, siglata nel 1996, ha l’obiettivo di rafforzare e proseguire l’embargo americano contro Cuba. In particolare, al centro della disputa sta il fatto che l’amministrazione Trump abbia riattivato il Titolo III di questa normativa: un dispositivo che consente ai cittadini americani e cubano-americani di fare causa a compagnie accusate di “trafficare” con le proprietà confiscate dal governo de L’Avana. Si tratta di un dispositivo che è stato in passato generalmente sospeso dai presidenti americani, proprio per evitare attriti di carattere commerciale con gli alleati legati economicamente al regime castrista. Ora, la Casa Bianca ha mutato linea. E la risposta di Bruxelles si è mostrata particolarmente dura.

“L’Ue deplora profondamente la piena attivazione della legge – ha dichiarato Federica Mogherini in una nota -. La decisione di attivare il Titolo III, aprendo così la strada alle azioni previste dal Titolo IV, viola gli impegni assunti negli accordi Ue-Usa del 1997 e 1998, che da allora sono stati rispettati da entrambe le parti senza interruzioni”. “Ciò comporterà – prosegue la nota – inutili attriti e indebolisce la fiducia nel partenariato transatlantico e la sua prevedibilità”. L’Ue “considera l’applicazione extraterritoriale di misure restrittive unilaterali una violazione del diritto internazionale e farà ricorso a tutte le misure opportune per rispondere agli effetti della Legge Helms-Burton, anche in relazione ai propri diritti nell’ambito del Wto e utilizzando lo statuto di blocco dell’Ue” conclude Mogherini. L’Unione Europea teme dunque anche il reintegro del Titolo IV della Helms-Burton: un ulteriore dispositivo che prescrive l’espulsione dagli Stati Uniti di persone che “traffichino” con proprietà confiscate dal governo cubano.

Insomma, la situazione torna a farsi complicata tra Washington e Bruxelles. E, con ogni probabilità, i piani su cui viaggia questo ennesimo scontro risultano molteplici. Innanzitutto troviamo l’ormai atavica diatriba commerciale: dissidi di questo tipo caratterizzano da sempre i rapporti tra l’amministrazione Trump e il Vecchio Continente. Basti ricordare la recente minaccia della Casa Bianca di imporre dazi per undici miliardi di dollari su numerosi prodotti (soprattutto alimentari) di importazione europea. Ciononostante, al di là della questione commerciale, Washington – con questa mossa – sta principalmente guardando al dossier venezuelano. Non dimentichiamo che, nelle ultime ore, il presidente americano ha duramente accusato il regime cubano di fornire sostegno concreto a Nicolas Maduro. Una posizione che, all’interno dell’amministrazione americana sembrerebbe principalmente sponsorizzata dal National Security Advisor, John Bolton, e dal segretario di Stato, Mike Pompeo. Una posizione su cui – al contrario – la CIA starebbe nutrendo più di un dubbio.

È abbastanza chiaro che – attraverso l’inasprimento dell’embargo cubano – Washington voglia colpire economicamente uno dei principali alleati del regime di Maduro (oltre a uno Stato particolarmente amico della Russia). Insomma, la linea dei falchi in seno alla Casa Bianca sembra al momento prevalere. Un elemento che cozza con la posizione maggiormente attendista assunta dall’Unione Europea sulla situazione venezuelana. Un dossier ovviamente scottante, rispetto a cui anche il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, sta mostrando non poca cautela. Non a caso, a margine della conferenza State of the Union, ha poco fa dichiarato: “L’Italia ripudia e rinuncia alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, aggiungendo poi che in Venezuela “ci sono state delle elezioni presidenziali che la comunità internazionale non ha riconosciuto come elezioni pienamente democratiche e legittime: devono essere ripetute, occorre andare a nuove elezioni presidenziali che possano riportare una concordia nel Paese”.

In questo parapiglia, non va infine dimenticato che – agli occhi di Trump – la questione venezuelana e cubana ha delle ripercussioni in termini di politica interna. Il presidente americano guarda con forte interesse all’elettorato della Florida: uno Stato che risulta quasi sempre dirimente in occasione delle elezioni presidenziali statunitensi. Ebbene, proprio in questo territorio, si trovano ampie quote elettorali anticastriste e avverse al regime di Maduro. Un elemento che, con ogni probabilità, Trump deve aver considerato nella sua decisione di intensificare l’embargo contro L’Avana.

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