Skip to main content

Hong Kong, se la Cina sceglie la via della repressione. In carcere Joshua Wong

Vari arresti in strada, un annuncio della polizia che considera perseguibili raggruppamenti di persone in pubblico sospettabili di essere “una manifestazione”, repressione predittiva. Oggi su Hong Kong è calata la scure autoritaria cinese. Il più noto degli attivisti, Joshua Wong, e altri esponenti dei gruppi di opposizione sono stati arrestati per coinvolgimenti e responsabilità varie nelle proteste in corso. È l’ultima mossa delle autorità dell’ex colonia britannica in mezzo alle manifestazioni in strada che durano da settimane, con il governo cinese della città che cerca (in coordinamento con Pechino) di reprimere le dimostrazioni che hanno preso dimensione storica senza che la risposta violenta della polizia diventi altrettanto storica.

Il 22enne Wong, che è stato in prigione per il suo ruolo nel movimento Occupy del 2014 (altra ondata di proteste vissuta da Hong Kong), è stato arrestato oggi intorno alle 7:30 del mattino, ha fatto sapere il  partito di cui è segretario, Demosistō, in una nota stampa. Una portavoce della polizia ha invece dichiarato alla Bloomberg di non poter commentare immediatamente la situazione. Stessa sorte, a quanto pare, è toccata ad altri due importanti attivisti, Andy Chan e Agnes Chow. Wong stava andando in una stazione della metropolitana quando “è stato improvvisamente spinto in un’auto privata per strada, che lo ha condotto nel quartier generale della polizia a Wan Chai sulla base di alcune accuse”. Chow, anche lei membro di Demosistō, è stata arrestata a casa sua venerdì mattina. L’attivista pro-indipendenza Chan ha detto in un post di Facebook di essere stato fermato all’aeroporto della città giovedì.

“Continueremo a seguire la situazione. I nostri avvocati stanno lavorando“, dice la dichiarazione del partito. Una forza politica che sostanzialmente incarna le richieste dei manifestanti, iniziate con l’evitare la cinesizzazione spinta che in quel momento passava dall’approvazione di una controversa legge sull’estradizione (verso la Cina: la legge è stata ritirata dal governo locale, ma Pechino ha bloccato la richiesta), e arrivate dopo tre mesi a chiedere più o meno apertamente la democrazia: qualcosa che la Cina teme. L’arresto di Wong rientra nel quadro. E sebbene a differenza del 2014 in queste attività abbia avuto un ruolo più marginale (l’organizzazione dei vari appuntamenti ha girato via Telegram in modo meno verticistico), durante una manifestazione del 21 giugno era stato lui a incoraggiare le persone scese in strada a circondare il complesso del quartier generale della polizia a Wan Chai.

E la responsabilità nell’azione di Wan Chai, uno degli episodi simbolo di questa fase, è tra i capi di imputazione di Wong e Chow. Alla Bloomberg, Joseph Cheng, un altro attivista di Hong Kong ed ex professore di scienze politiche, ha detto che diverse persone coinvolte in quella protesta sono state già arrestate nei giorni scorsi. Dal 9 giugno a oggi, la polizia ha arrestato 833 cittadini: 136 di loro sono stati perseguiti, tra cui oltre una dozzina di attivisti dai 12 ai 15 anni. “Uno di loro era uno studente della scuola elementare0, scriveva due giorni fa Wong su Twitter.

La detenzione di Wong — volto molto noto, anche protagonista di un documentario su Netflix, “Joshua: Teenager vs. Superpower” — arriva in un altro momento delicato di queste settimane di proteste. Giovedì, la polizia ha reso pubblica la decisione — condivisa con il governo locale della Chief Executive Carrie Lam (che a sua volta incarna il centro delle proteste) — di non autorizzare un’altra grande manifestazione prevista per sabato, ufficialmente per ragioni di sicurezza. È la prima volta: la manifestazione era stata organizzata dal Fronte dei diritti umani civili, un organizzatore chiave delle recenti attività, il cui leader, Jimmy Sham, è stato misteriosamente aggredito mercoledì da uomini a volto coperto, mentre si trovava in un ristorante. Max Chung, l’organizzatore di una marcia di luglio nella zona di Yuen Long, ha detto anche lui di essere stato attaccato giovedì sera. Oggi il Fronte, che ieri sembrava intenzionato ad andare avanti con i preparativi, ha cancellato ufficialmente la marcia, perché dice di non poter provvedere a garantirne ordine e sicurezza.

Gli arresti, le azioni clandestine contro i leader delle proteste e la negazione della manifestazione di domani si abbinano con il rafforzamento della guarnigione militare cinese a Hong Kong — che ufficialmente Pechino minimizza come operazione routinaria di rotazione delle unità.

Da tempo si teme che Lam possa cedere a qualche pressione arrivata sotto traccia da Pechino e attivare le misure più repressive di cui dispone grazie all’ordinanza sui regolamenti di emergenza, che Wong aveva detto di voler discutere con funzionari Usa durante un viaggio programmato a Washington, per chiedere aiuto sul piano dei diritti internazionali. Wong era tra i manifestanti che si sono visti con una diplomatica del consolato americano, Julia Eadeh, nei primi giorni di agosto, quando la Cina diffuse le immagini dell’incontro (sparando informazioni personali sulla diplomatica Usa) calcando sulle accuse secondo cui le proteste sono organizzate dalla Cia.

(Foto: Twitter, @joshuawongcf)

Exit mobile version