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Francesco porta la dichiarazione di fratellanza nel sud est asiatico

Due tratti uniscono sin qui i discorsi di papa Francesco in Thailandia: la denuncia della costrizione alla prostituzione minorile per soddisfare gli appetiti del turismo sessuale e delle complicità che lo accompagnano, il mercato dell’abuso sessuale contro donne e bambini o bambine che ne sfigura la dignità, e la promozione dell’incontro nel reciproco apprezzamento tra le diverse tradizioni religiose per costruire una casa comune dell’umanità pacifica e fraterna.

Il primo riferimento agli abusi sessuali che hanno in Thailandia una così triste e lunga storia anche per responsabilità di tanti stranieri, tra i quali non pochi italiani, è arrivato già nel suo primo discorso, ieri, con le autorità thailandesi. La fratellanza è emersa subito dopo, con il dono al patriarca buddista della dichiarazione sulla fratellanza firmata ad Abu Dhabi il 4 febbraio dal papa e dall’imam di al-Azhar. In quel testo epocale si legge: “Ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.

Questo approccio profondamente e compiutamente conciliare dunque arriva anche in estremo oriente e fa immaginare uno sviluppo globale di questo rinnovato dialogo per una collaborazione, si potrebbe dire una nuova Santa Alleanza, che finalmente libera da proselitismi e imperialismi unisca le grandi tradizioni religiose e culturali nella difesa della fratellanza nella grande famiglia umana contro i nuovi nichilismi, l’omologazione deculturata e le diverse forme di xenofobia.

Non a caso il papa, anche nel suo discorso pronunciato quest’oggi davanti agli altri religiosi ha sentito il dovere di difendere il valore che “le religioni” con la trascendenza sanno dare a ogni persona. Dialogo, poveri, ambiente: sono i tre punti che costituiscono il campo di impegno per l’avvicinarsi allo sviluppo umano integrale nella predicazione di Francesco. E anche in occasione dell’incontro interreligioso è partito dalla denuncia dell’orrore degli abusi, della violenza sessuale contro donne e fanciulli, per poi arrivare all’armonia. Raggiungere l’armonia vuol dire contrastare due tendenze: la dialettica escludente, che pone gli uni non con gli altri, con l’altro, ma contro gli altri, contro l’altro. E contro il tentativo di creare un’omogeneità piatta, uniformante, senza tradizioni e riferimenti. Questo individuo senza connotati, senza storia, senza identità, non saprà rispettare l’ambiente, la sua ricchezza, le sue complessità. Così, scegliendo un tratto della cultura thai, Francesco ha sottolineato l’importanza e il valore globale dell’attenzione della società thailandese per gli anziani. È stato questo il punto più originale del discorso pronunciato tra i giovani studenti della prestigiosa università che ha ospitato l’incontro. Questa attenzione per gli anziani oltre a costituire un valore umano in sé testimonia l’importanza di un rapporto con le proprie radici, con la propria storia. Senza la conoscenza e l’apprezzamento del proprio passato, è venuto da pensare ascoltandolo, non ci sarà neanche un futuro, e neanche gli incontri, i dialoghi che invece Francesco vede come indispensabili a tutelare un mondo plurale.

La copertina dell’Osservatore Romano

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