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Coronavirus, per l’Oms è emergenza globale. Cosa significa

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato l’emergenza globale per il coronavirus. Il comitato ha stabilito che siamo di fronte a una “emergenza di salute pubblica di interesse internazionale (PHEIC, Public Health Emergency of International Concern)”. L’Oms spiega sul sito, che Pheic è “un evento straordinario che costituisce un rischio per la salute pubblica per altri Stati attraverso la diffusione internazionale delle malattie e che richiede potenzialmente una risposta internazionale coordinata”. Ciò implica una situazione che viene definita dall’Oms “seria, improvvisa, insolita o inaspettata”, che “comporta implicazioni per la salute pubblica oltre il confine nazionale dello Stato interessato” e che “potrebbe richiedere un’azione internazionale immediata”, spiega l’Agi.

L’agenzia stampa ricorda che il comitato, oltre a stabilire se un evento costituisce un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale, fornisce “raccomandazioni temporanee che dovrebbero essere prese dal paese in caso di emergenza di interesse internazionale, o da altri paesi, per prevenire o ridurre la diffusione di internazionale di malattie ed evitare interferenze inutili con il commercio e i viaggi internazionali”. Infine, fornisce pareri sulla fine di un’emergenza. Ma poi è il direttore generale dell’Oms a decidere se dichiarare lo stato di emergenza e se prevedere le raccomandazioni temporanee per affrontare la situazione.

Le raccomandazioni temporanee scadono automaticamente tre mesi dopo la loro emissione. “I comitati di emergenza vengono quindi ricongiunti almeno ogni 3 mesi per riesaminare l’attuale situazione epidemiologica e per verificare se l’evento continua a costituire un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale e se è necessario apportare modifiche alle raccomandazioni temporanee”, spiega l’Oms.

L’Agi ricorda che l’Oms ha dichiarato una “emergenza di salute pubblica di interesse internazionale” in altre 5 occasioni. A giugno per l’epidemia di Ebola in Congo. In precedenza, nel 2009 per l’influenza suina, nel 2014 per la polio e per l’epidemia di Ebola in Africa occidentale e nel 2016 per l’epidemia da Zika virus nel 2016.

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