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Presidenziali in Bielorussia. L’esercito in strada e la Russia alle porte

Minsk blindata, i russi al confine. Il giorno del voto presidenziale in Bielorussia ha una scenografia da occupazione militare. Arresti di persone dell’opposizione fino a poche ore prima dell’apertura dei seggi. Checkpoint presidiati dai soldati, che controllano gli elettori lungo le strada.

“A questi posti di blocco, c’è solo un’auto della polizia, e il resto sono forze speciali”, ha twittato il giornalista Franak Viačorka, reporter dal posto e analista della Agency for Global Media del governo statunitense: “Militari bielorussi a bordo del Dongfeng Mengshi, il clone cinese dell’Humvee. Piuttosto simbolico”.

L’Humvee è un mezzo di trasporto blindato statunitense usato per le occupazioni e gli spostamenti in ambienti urbani: i cinesi lo hanno copiato e le riproduziono sono entrate nel mercato militare. Fanno lo stesso uso, ma sono meno costosi e Pechino non si fa problemi a venderli anche a dittatori come Aljaksandr Lukašėnka, che in queste elezioni cerca l’ennesimo mandato (è al potere dal 1994) contro una cordata di opposizioni al femminile e con il problema di aver incrinato le relazioni col Cremlino. I blindati in strada sono l’ultimo passaggio di un voto turbolento: condizione mia vista in un paese in cui votare è stato per anni un esercizio formale e non sostanziale.

Centinaia le persone vicine all’opposizione arrestate con accuse di eversione nelle ultime settimane, potenziali sfidanti messi fuori gioco (con gli arresti o costringendoli all’esilio) e la nascita del fronte femminile guidato proprio dalla moglie di uno dei principali ex contender — Svetlana Tikhanovskaya, sposata con il notissimo blogger e attivista antigovernativo Sergei Tikhanovsky, in carcere da maggio — che ha lanciato la sfida all’eterno presidente con una promessa elettorale: vincere per indire nuove elezioni libere. Ma non solo, perché la separazione che Lukašėnka ha voluto creare con Mosca lo mette in ulteriore difficoltà, forse questa volta come non mai.

Oltre ad affrontare l’opposizione infatti, il leader di Minsk teme che il suo paese possa finire sotto uno scenario crimeano. La Russia non può perdere la Bielorussia, e potrebbe essere disposta a spingere sul l’acceleratore delle interferenze. Il ministero della Difesa russo ha comunicato tre giorni fa di aver schierato circa tremila militari e diversi pezzi di artiglieria lungo il confine bielorusso. Sono lì ufficialmente per esercitazioni nell’area di competenze del Distretto militare orientale, ma è chiaro che Lukašėnka tema evoluzioni diverse. Due settimane fa, il controspionaggio di Minsk ha fermato nella capitale 32 russi: erano uomini della Wagner, società militare privata che il Cremlino usa per il lavoro sporco (impiegata, tra i vari ambiti, nel Donbas, in Cirenaica e in altre aree critiche).

(Foto:  Twitter, Franak Viačorka)

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