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Vi spiego perché il Mes è l’unica via di uscita per l’Italia. Parla De Filippo (IV)

Il responsabile Sanità di Italia Viva e promotore dell’intergruppo parlamentare sul Mes: “Il governo adesso è chiamato a moltiplicare la propria operatività, che non sempre c’è stata in passato. Le scuole aperte? Vessillo dell’Italia che non molla”

Il Mes è l’unica via di uscita per l’Italia e il no aprioristico è un autogol politico ed economico. Lo dice a Formiche.net il responsabile Sanità di Italia Viva Vito De Filippo, che ha promosso l’intergruppo parlamentare sul Mes. L’ex governatore della Basilicata invia anche un messaggio al Paese (“Le scuole aperte sono il vessillo dell’Italia che non molla”) e al governo (“Ora è chiamato a moltiplicare la propria operatività, che non sempre c’è stata in passato”).

Oggi si legge su Avvenire che la Commissione Ue gela l’Italia: per i fondi europei occorrono almeno otto mesi. Per questa ragione occorre il Mes?

Non solo per questa. Il Mes serve perché è una linea di credito fra le più interessanti nella storia dei rapporti euroitaliani ed è utile perché gli investimenti che consente sono assolutamente importanti: costituiscono una base straordinaria per riorganizzare il nostro sistema sanitario. Il Mes è l’unica via di uscita per l’Italia e il no aprioristico è un autogol politico ed economico.

L’esigenza di un intergruppo parlamentare sul Mes è un messaggio al premier e a parti della maggioranza che di fatto lo hanno nuovamente escluso?

Il Mes è arrivato finalmente nel luogo appropriato per essere discusso: il Parlamento. La discussione un po’ manichea e ideologizzata che spesso c’è nella comunicazione generale rischia di essere imprecisa. Invece l’intergruppo nasce proprio per focalizzare la questione in termini di merito, di approfondimento normativo come per i regolamenti comunitari che sovraintendono a questa linea di credito. Ovvero per stare sui fatti concreti e non sulle parole che sostengono l’incursione indebita del Mes nell’autonomia del nostro Paese.

Gli oppositori del Mes sostengono che non sia un regalo e se l’Italia lo attivasse i mercati ci “vedrebbero come appestati”, come ha detto oggi la leader di FdI Giorgia Meloni. Come risponde?

Non condivido questa tesi. Come è noto gli interessi sono molto più bassi di Bot e Cct che generalmente sui mercati il nostro Paese offre agli investitori che fortunatamente ancora ci sono. Ma anche tale questione è giusto che venga analizzata in una relazione trasparente tra governo e Parlamento, senza alimentare una discussione nelle piazze.

Quanto hanno inciso nei nuovi contagi le riaperture scolastiche?

I dati che abbiamo a disposizione ci dicono che hanno inciso molto poco. Certo la responsabilità di famiglie, docenti e alunni deve continuare ad essere molto alta: è evidente che l’apertura o la chiusura di ambiti della vita comunitaria dipenderà dai nostri comportamenti. Purtroppo i dati sono crescenti e immagino che potrebbero esserci altre chiusure. Ma le scuole aperte sono il vessillo dell’Italia che non molla, il segno di una grande vitalità che il nostro Paese deve continuare ad avere.

Da responsabile sanità di Italia Viva che opinione si è fatto su questa seconda ondata? Come mai i trasporti sono ancora senza distanze di sicurezza?

Non hanno funzionato alcuni punti nell’organizzazione che ha articolato il livello di responsabilità tra Stato e Regioni. I rapporti tra amministrazione centrale e periferie oggi si sentono un po’meno efficaci, per cui occorre ripristinare una cabina di regia. Se non vogliamo lockdown diffusi questo dipenderà molto dalla nostra capacità organizzativa. Servono dunque grandi investimenti: abbiamo infatti proposto che il Mes si usi anche per la sicurezza dei trasporti.

Ha fatto bene il premier a delegare agli enti locali la gestione di mini lockdown?

Se quella decisione del Dpcm non è nata in una sede autorevole di confronto con l’Anci, credo debba essere corretta perché dalle reazioni dei sindaci sembra una sorpresa anche per loro. Si recuperi un rapporto tra governo e amministrazioni comunali che non somigli mai ad uno scaricabarile.

Il governatore pugliese Emiliano su Porta a Porta annuncia l’apertura ai tamponi nei laboratori privati. Un errore attendere così tanto?

Fatta solo oggi in Puglia mi sembra un errore. Vi sono regioni come la Basilicata che lo fanno da tempo, costruendo un rapporto virtuoso tra pubblico e privato. È stato un errore in termini di scelta politica attendere. Si sarebbero evitate file inutili e quel formidabile spettacolo del drive in. Aggiungo che, come sempre ma oggi particolarmente, in una crisi sanitaria, economica e sociale come questa occorre che il governo faccia di più: è adesso chiamato a moltiplicare la propria operatività, che non sempre c’è stata in passato.

twitter@FDepalo

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