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Perché l’America può fidarsi dell’Italia

L’Italia possiede una classe dirigente diffusa per cui l’America può fidarsi del nostro Paese come capofila europeo di un efficace progetto per l’Africa. Ospitiamo l’opinione di Silvia Davite

Giancarlo Giorgetti ha rilasciato un’intervista a La Repubblica sul voto americano e su quale atteggiamento la Lega intende avere… Parole estremamente rispettose del dibattito interno al corpo del principale alleato d’Europa.

Ogni scelta elettorale è infatti direttamente espressione dei rivolgimenti individuali e collettivi, delle speranze e delle paure delle persone, del bisogno di quiete e pace che alberga in tutto il mondo immerso in questa pandemia.

Chi scrive pensa che Giorgetti abbia rilasciato un’intervista importante non solo per l’Italia perché la colloca istituzionalmente al riparo di partigianerie di sorta che al momento non servono ad alcuno, pure per l’America stessa che necessita al suo interno di un grosso sforzo di coesione sociale che in alcuni casi abbiamo visto esprimersi bene proprio qui in Europa con il Segretario di Stato o il Consigliere alla sicurezza nazionale del Presidente Trump: mi riferisco alla Libia, quando gli Usa in sponda con l’Urss hanno chiesto all’Europa un’azione più incisiva, diplomatica e di sviluppo economico sul Paese.

Che cosa racconta senza dire, dunque, l’intervista di Giorgetti, saggio di Napolitano oltre che vice segretario della Lega?

Racconta che l’Italia possiede una classe dirigente diffusa per cui l’America può fidarsi del nostro Paese come capofila europeo di un efficace progetto per l’Africa.

Non sarà un caso che la Polizia di Stato abbia scelto per la prima volta un vice capo della Polizia donna, veneta per giunta, terra speculare alla Puglia e terra di immigrazione, mentre l’America si apprestava ad eleggere la sua prima donna vice presidente.

E non sarà nemmeno un caso se l’intellettuale magistrato Raffaele Cantone, da capo dell’Anac sono preziosi i suoi protocolli internazionali per condividere una comune concezione di legalità tra Paesi diversi, abbia scelto di intervenire a pie’ pari nel diritto post proteste anti misure Covid per richiamare alla necessità di avere “maestri accanto a poliziotti nei quartieri” affermando un principio semplice: ci vuole rigore e pedagogia per sottrarre terreno agli estremismi.

Solo occupandosi di sostenere fattivamente il percorso di consapevolezza di ogni persona in relazione agli altri, infatti, è possibile non vanificare i servizi repressivi di chi quello è chiamato a fare nel momento in cui si palesa un conflitto.

Il richiamo, quello di Raffaele Cantone espresso nel corso di un’iniziativa web della Rete Scuola e Territorio – Educare Insieme, è stato ampiamente ripreso nei fatti e valorizzato dal Governatore della Banca d’Italia Visco quando ha lanciato l’allarme sul 22% dei giovani (33% nel mezzogiorno) che nel nostro Paese non studiano né cercano un lavoro perché ormai rassegnati o non consapevoli dei propri talenti da valorizzare per dare un senso compiuto alla propria vita e a quella della comunità umana.

Non sarà dunque neanche un caso se proprio Milano e Napoli nei quartieri popolari delle Metropoli che uniscono il Paese, in molti lavorano congiuntamente per progetti di sicurezza, sviluppo e coesione sociale volti a dispiegare tutte le potenzialità che il mondo ci riconosce, anche in questa fase di emergenza sanitaria.

L’Italia è amata per tante ragioni, la principale è la sua natura diplomatica che si riflette in una classe dirigente diffusa, pronta fino in fondo a fare tutta la sua parte per sanare la frattura tra élite e popolo e determinare un rafforzamento della democrazia moderna europea.

Per questo è molto piaciuto l’apprezzamento di Gianni Letta nei confronti del Capo della Polizia in occasione della presentazione del calendario 2021, ancora di più sono piaciute le parole del Prefetto Franco Gabrielli sul valore della “sicurezza partecipata ed integrata” perché sottendono l’idea della Polizia di Stato come primo punto di riferimento democratico per i cittadini.

L’America può fidarsi dell’Italia perché anche da questi pochi fatti si evince come l’aspirazione espressa da Marco Minniti circa la necessità di una convergenza istituzionale sia non solo possibile, pure efficace per avviare un progetto europeo sull’Africa a guida italiana.

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