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Così Pompeo celebra i successi della sua politica estera (pensando al 2024?)

Senatore in Kansas o alla Casa Bianca? A cosa sta pensando Mike Pompeo? Il più Trumpy dei ministri manda messaggi chiari sulla sua volontà di restare in politica, ma ha davanti a sé un limite: cosa intende fare Donald Trump in futuro?

Se a fine anno è tempo dei bilanci, l’inizio è quello dei buoni propositi e il momento in cui si fissano gli obiettivi. E a guardare le ultime mosse – tutte politiche – del segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, viene da pensare che uno di quegli obiettivi punti dritto al 2024, al Kansas (casa d’adozione) o forse di più. Tra rivendicazioni sulla bontà dell’America First – per parlare alla platea dei fan trumpiani – il segretario inserisce rivendicazioni sul ruolo che gli Stati Uniti hanno giocato nel mondo anche grazie e lui, che dopo i 14 mesi passati alla direzione della Cia è diventato, dal 26 aprile 2018, l’uomo che ha portato in giro tra le cancellerie del pianeta il messaggio americano. “No more leading from behind“, twitta criticando uno dei mantra obamiani, ossia teniamoci la leadership del mondo, ma facciamolo controllando tutto da lontano. “Noi siamo #LeadingFromTheFront“, rivendica: “[Stiamo] affrontando i problemi più difficili del mondo” direttamente, in modo frontale. È una posizione politica netta, molto chiara e con un richiamo evidente al mondo conservatore che per lungo tempo ha perso il contatto con alcuni atteggiamenti trumpiani troppo disinteressati alla conservazione dell’impero e focalizzati su un nazionalismo semi-isolazionista.

Pompeo ha un futuro: è stato un vettore del trumpismo, il più Trumpy dell’intero gabinetto dei ministri, e dunque ha spazio elettorale tra quel bacino, ma allo stesso tempo ha più volte marcato alcuni livelli di separazione dal presidente – probabilmente legati anche alla necessità di non inimicarsi le strutture che guida e che ha guidato, già legate al classicismo se non altro negli approccio estetici. E tutto sommato è questo doppio ruolo che può permettergli di accedere anche a quella fetta di elettorato repubblicano che, fatti i conti con Donald Trump, non ne è rimasto poi così tanto innamorato, e sebbene non si trovi troppo distante da certe visioni dell’attuale presidente potrebbe apprezzare un ritorno al classicismo formale nell’azione politica del partito e della leadership.

Il risultato del Pompeo-segretario è stato questo un record misto, complicato da valutare ma potenzialmente spendibile sul piano elettorale. Se Trump decidesse di non candidarsi nel 2024, un repubblicano dovrà comunque ottenere il sostegno di una grossa fetta della base del presidente uscente e adottare molte delle sue politiche. Pompeo può farlo –e forse ci sta pensando concretamente. A novembre, quando visitò le alture contese del Golan (primo segretario di stato americano a farlo) in molti lo criticarono: Aaron David Miller della Carnegie scrisse su Twitter che la visita non riguardava gli interessi americani ma le ambizioni di Pompeo verso le primarie per la presidenza del 2024.

Su Amazon a 16,99 dollari si trova già in vendita una T-shirt “Mike Pompeo 2024”: un merchandising che richiama alla campagna presidenziale, venduto da un manufacturer indicato come “Mike Pompeo for President 2024 shirts”. È chiaramente presto per dirlo, esistono dei presupposti e delle evoluzioni da osservare; altrettanto esistano dei limiti. Pompeo potrebbe scrivere un libro, tenere discorsi e unirsi a istituzioni accademiche o consigli aziendali quando lascerà – tra meno di 20 giorni – Foggy Bottom. Potrebbe anche lanciare le sue piattaforme politiche come un super PAC in modo da poter dare soldi ai candidati alle votazioni in tutto il paese; un modo classico per costruirsi lealtà politica.

Pompeo ha già corteggiato assiduamente i media conservatori, in particolare quelli del suo Kansas (vedere questo op-ed del Kansas City Star), e ha usato una visita ufficiale nello stato del 2019 per incontrare il miliardario Charles Koch, suo sostenitore politico di lunga data, per discutere di una corsa al Senato nello stato, secondo il Wall Street Journal. Un’altra cosa non gli manca: l’appoggio, fondamentale per un conservatore, degli evangelici, che ha corteggiato usando la sua posizione per promuovere messaggi cari al gruppo come quelli sulla libertà religiosa. Una cosa invece non ha per il momento: non ha chiare le intenzioni di Trump – che è ancora il pezzo da 90 per l’elettorato conservatore. Il futuro di Pompeo dipende molto da questo.

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