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Più voli Covid-tested. La ripresa del trasporto aereo secondo Troncone (Adr)

Il governo Draghi ha esteso la possibilità di voli “Covid-tested”. Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma, spiega a Formiche.net come funzionano e perché sono utili al settore. D’altra parte, la situazione per gli aeroporti resta “drammatica”; sarà “cruciale prorogare la cassa integrazione di almeno altri dodici mesi”

Con il primo Dpcm di contrasto alla pandemia, il governo di Mario Draghi ha deciso di ampliare il novero dei Paesi da coinvolgere nella sperimentazione dei voli “Covid-tested”. Il metodo è apparentemente semplice: l’accesso al volo è consentito solo a seguito di test antigenico rapido eseguito prima dell’imbarco, o a seguito della presentazione di una certificazione che attesti il risultato negativo di un test molecolare (o antigenico), effettuato non oltre le 48 ore precedenti all’imbarco. In questo modo, insieme alla rassicurazione di volare con passeggeri “negativi”, si evita l’isolamento fiduciario all’arrivo.

Il progetto è stato avviato lo scorso settembre da Aeroporti di Roma (Adr) su due voli Fiumicino-Malpensa, in partnership con Alitalia, la Regione Lazio e l’Istituto Spallanzani. Sono poi arrivati i “corridoi sicuri” sui collegamenti intercontinentali dagli Stati Uniti operati da Alitalia e Delta, e ora si punta ad ampliare le sperimentazioni. Ne abbiamo parlato con Marco Troncone, amministratore delegato di Adr.

Partiamo dalla decisione del governo. Come avete accolto il via libera ad ampliare il novero dei Paesi da coinvolgere nella sperimentazione dei voli Covid-tested. Come avete accolto la notizia?

Abbiamo accolto con soddisfazione e orgoglio la notizia poiché sancisce, dopo i primi mesi di sperimentazione a seguito dell’ordinanza governativa del 23 novembre 2020, la piena validità del modello definito da Aeroporti di Roma. Soprattutto, conferma la rilevanza del protocollo che abbiamo ideato e sperimentato, grazie ad Alitalia, Delta Air Lines e al cruciale e lungimirante supporto di Regione Lazio e Istituto Spallanzani. Lo abbiamo pensato e fortemente voluto a beneficio di tutto il Paese, in vista dell’auspicata ripresa della connettività in totale sicurezza, per gestire l’andamento del traffico e la sua graduale ripresa con restrizioni compatibili con la volontà di movimento dei viaggiatori, in particolare dalle origini strategiche internazionali e intercontinentali.

Come ha funzionato finora la sperimentazione?

Sta funzionando davvero bene, esattamente come ipotizzavamo. Il bilancio della sperimentazione dei primi mesi, condiviso ed esaminato dagli organismi scientifici di riferimento, ha confermato la connotazione di corridoi sicuri e idonei a portare il rischio di importazione di contagio a livelli residuali. Abbiamo rilevato, al 15 febbraio, una percentuale di positivi – che sono stati comunque intercettati e hanno quindi evitato di muoversi per il Paese – dello 0,17%. Inoltre, dal punto di vista logistico, i test vengono effettuati velocemente: normalmente, nel giro di un’ora o poco più vengono testati tutti i passeggeri in arrivo al Leonardo da Vinci con uno volo dagli Stati Uniti.

C’è la possibilità di estendere le procedure a livello europeo?

Stiamo lavorando proprio in questa direzione, facendoci guidare dalle istituzioni nazionali e presentando il progetto-pilota anche alle istituzioni internazionali, come la direzione generale Move della Commissione europea, grazie ad ACI Europe, e Unwto (l’Organizzazione mondiale del turismo, agenzia dell’Onu, ndr), nostro convinto sostenitore, che ha voluto rendere la sperimentazione su Fiumicino un punto di riferimento all’interno del comitato di crisi turismo. È un’interlocuzione che ci vede protagonisti di un percorso che deve auspicabilmente proseguire verso la progressiva adozione di questo protocollo come policy nazionale e di riferimento europeo.

Dopo i mesi più duri del 2020, com’è oggi la situazione per il settore aeroportuale?

La situazione è tuttora drammatica, con il traffico che continua a segnare un calo di circa il 90% rispetto allo stesso periodo pre-Covid. Attualmente, viaggia appena il 10-12% del totale dei passeggeri del 2019. Aeroporti di Roma nel 2020 ha perso circa 700 milioni di euro di ricavi e bruciato quasi 600 milioni di euro di margine operativo lordo, con una perdita netta di 200 milioni. L’organico di Adr conta 3.200 lavoratori; sono tutti in cassa integrazione. a rotazione per il 50% circa delle ore. Sarà cruciale che la cassa integrazione, disponibile per tutto il settore del trasporto aereo, sia prorogata di almeno altri dodici mesi per accompagnare aziende strutturalmente sane come la nostra, fuori dalla crisi.

Il mese scorso i rappresentanti di Assaeroporti sono stati ascoltati dalla Commissione Trasporti della Camera, denunciando l’assenza del settore nell’attuale versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Auspica anche lei un’inversione di tendenza?

La auspichiamo perché siamo convinti che il Recovery plan possa rappresentare un’opportunità irrinunciabile per gli aeroporti, che restano infrastrutture strategiche in grado di garantire una connettività essenziale per l’economia italiana. Inoltre, i progetti green e digital sui quali siamo impegnati per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2030 sono perfettamente in linea con gli obiettivi del Piano, e noi aeroporti abbiamo la capacità (e la storia recente di Fiumicino lo dimostra), di avviare e portare a termini investimenti in tempi molto brevi.

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