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Italia-Francia, storia di un’amicizia ritrovata tra Paul Valéry, Ungaretti e Contu

Tra letteratura e amicizia, lo scambio epistolare e non solo fra gli intellettuali Paul Valéry, Giuseppe Ungaretti e Rafaele Contu nell’evento streaming trasmesso da Palazzo Farnese “Paul Valéry e l’Italia. Le amicizie ritrovate”. Un incontro che inaugura le celebrazioni dell’ambasciata di Francia per i 150 anni dalla nascita del poeta francese e organizzato insieme all’Institut français Italia e all’Ansa, per raccontare il legame culturale fra i due Paesi attraverso scritti inediti della preziosa biblioteca di Luigi Contu, ereditata dal nonno

Veri e propri tesori quelli scoperti dall’ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset durante una visita nella biblioteca di Luigi Contu, direttore dell’agenzia Ansa, ereditata dal nonno Rafaele, traduttore di Paul Valéry. Lo scorso luglio questo incontro ha dato modo di aprire le porte su un mondo passato, ma tuttora affascinante, come quello delle opere e del pensiero del poeta e filosofo Valéry, di cui ricorre quest’anno il 150esimo anno dalla nascita.

Nato a Sète (come l’ambasciatore Masset) nel 1871, da padre corso e madre italiana, ebbe un legame privilegiato con l’Italia, tanto da coltivare amicizie e corrispondenze con Rafaele Contu e Giuseppe Ungaretti. Per raccontare questo rapporto familiare e letterario nato fra i tre, l’ambasciata francese, l’Institut français Italia e l’Ansa hanno organizzato un evento in streaming sui loro profili Facebook in diretta da Palazzo Farnese, “Paul Valéry e l’Italia. Le amicizie ritrovate”.

Moderati dal giornalista di Le Monde Jérôme Gautheret e introdotti dall’ambasciatore Masset, Luigi Contu, Patrizia Epistolari, docente di lingua e letteratura francese (Liceo ginnasio “M. Buratti” di Viterbo), Benedetta Zaccarello, responsabile dell’Equipe Valéry dell’Item (Istituto francese dei testi e manoscritti moderni)-Cnrs/Ens e l’attrice Gaia Petronio (che ha letto un brano dell’Eupalino e una lettera di Ungaretti), hanno fatto immergere il pubblico nella “lettura” e nel racconto della vita e delle opere dei tre intellettuali.

UN VERO TESORO DA CONDIVIDERE COL PUBBLICO

“Un tesoro da condividere”, ha detto l’ambasciatore Masset riferendosi a quello scoperto nella biblioteca, “perché Paul Valéry è simbolo delle relazioni tra l’Italia e la Francia” che “ha incarnato in modo così speciale”.

Le relazioni di Valéry con l’Italia “sono sfaccettate e hanno un ruolo di primaria importanza nel suo percorso intellettuale”. Si pensi, ha ricordato l’ambasciatore, alla cosiddetta crisi di Genova: dopo un terribile tormento esistenziale, una notte di ottobre del 1892, ci fu una vera e propria svolta creativa per il poeta. “Da quel momento nell’opera di Valéry i Cahiers assumeranno un ruolo di primo piano insieme alla produzione saggistica così nota in Francia, come ad esempio l’Eupalino”, ha concluso Masset.

“Questa è la storia della vita della mia famiglia, dove si può rivedere la storia dell’Europa e la storia della letteratura. Mi ha davvero colpito questo periodo in cui insieme c’era tanta bellezza e tanta cultura”, ha detto Luigi Contu parlando dello scambio di lettere tra Valéry, Ungaretti e Contu, inediti scovati nel suo enorme archivio. L’eredità culturale di suo nonno e suo padre Ignazio, ha spiegato il direttore dell’Ansa, è qualcosa che ha compreso fino in fondo solo recentemente, come tutte le cose che a volte ci sono così vicine e di cui non ci si accorge del valore effettivo. Un lavoro, quello sulla biblioteca, composta da ben 5mila volumi, che si è rivelato “inebriante”.

LA NASCITA DEL SODALIZIO

Rafaele Contu compì studi scientifici, tanto da essere fra i primi traduttori di Albert Einstein. Ma la sua seconda passione fu da sempre la letteratura. Naturale quindi venne il rapporto stretto fra lui e Ungaretti, che conobbe al fronte durante la Grande Guerra.

Come traduttore Contu fu molto elogiato da Valéry stesso, che gli riconosceva uno stile fedele all’originale, “non traditore”. D’altra parte era appassionato di letteratura francese e collaborava con La Nouvelle Revue Française, che riuscì a divulgare lavori in ambito filosofico, poetico e letterario tra Italia e Francia.

“Gentile signor Contu, sono rimasto colpito dall’esattezza generale e dall’eccellente tono della sua traduzione dell’Eupalino. Di per sé non è un testo facile, d’altronde utilizzo la lingua astratta in modo alquanto particolare. Mi sembra però che lei trasponga perfettamente il mio pensiero e lo stile del mio dialogo”. Era il 24 aprile del 1932 e Valéry scrisse queste righe al suo traduttore. “Sarei molto lieto di vedere il suo notevole lavoro stampato. Glielo ripeto è una meraviglia vera”. Fu l’inizio di un sodalizio non solo lavorativo, ma caratterizzato da grande stima personale.

RAFAELE CONTU, UNGARETTI E VALÉRY, TRA SCIENZA E ARTE

Pur essendo personalità distanti, Ungaretti e Valéry riuscirono a instaurare un rapporto molto intenso. E la domanda che Patrizia Epistolari si è posta fin dal principio dei suoi studi – ha discusso una tesi di dottorato sui due poeti presso l’Università “Sorbonne” di Parigi, con la supervisione del prof. François Livi, scomparso lo scorso anno – era proprio cosa potesse unire il pascaliano italiano al cartesiano francese: il primo emozionale, il secondo razionale. In fondo, ha affermato la ricercatrice, Contu fece quasi da tramite fra i due, tanto che sia Contu sia Valéry si può dire fossero “la parte mancante di Ungaretti”.

Insieme alle origini italiane da parte di madre – nata Grassi e imparentata con i Visconti -, e la rinascita creativa che appena ventenne lo vide a Genova nella famosa notte dell’ottobre del ’92, c’è anche un terzo elemento che ha segnato il suo legame con l’Italia, ha spiegato Benedetta Zaccarello e cioè la passione per Leonardo “che diventa il suo travestimento preferito”.

CONTEMPORANEITÀ DI PAUL VALÉRY

“Festeggiare i 150 anni di un autore significa anche domandarsi quale è l’eredità che questo autore ci lascia. Cosa del suo pensiero si riattiva nell’orizzonte della cultura nostra contemporanea”, si è chiesta la ricercatrice Zaccarello. “Quale è il volto che ha Valéry nel 2021? Credo sia il volto di un pensatore capace di costruire identità molteplici, capace di creare dispositivi narrativi che non si escludono, l’un l’altro ma che possono coesistere”.

Si è pensato per anni fosse figura apolitica, al contrario al culmine della sua fama spese il suo impegno “in azioni di cooperazione che ripensavano la cultura su scala internazionale e a livello politico”, ha concluso Zaccarello ricordando come fosse un poeta-filosofo-pensatore capace di una contemporaneità che può ancora oggi illuminare il nostro avvenire.

Una contemporaneità che riecheggia nelle ultime parole lette da Luigi Contu che ne sottolineano il pensiero profondo e lungimirante: “Oltre lo spirito europeo rischiamo di essere meno di niente, assistendo impotenti a una civiltà morente”.



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