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Sulle nozze bancarie è tempo di decidere. De Mattia su Unicredit e Mps

L’economista ed ex dirigente di Bankitalia: sono mesi che si sfoglia la margherita senza arrivare a una soluzione per Mps. Il piano B è una proroga dei termini per il disimpegno dello Stato azionista. Mentre lo spezzatino…

Nozze sì, nozze no, un po’ quando si strappano i petali dalla margherita. Il riassetto bancario italiano può essere letto in questo modo, con improvvise accelerazioni e brusche frenate. In questi giorni, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps, come raccontato da Formiche.net, sono tornate a studiarsi, nell’attesa che qualche cosa si sblocchi e qualche casella cominci ad andare finalmente al suo posto.

Nel giorno in cui Unipol entra nella Popolare di Sondrio con una quota del 4%, Angelo De Mattia, economista, editorialista con un lungo passato da dirigente in Bankitalia, spiega che il problema sta proprio qui. Si temporeggia da troppo tempo, senza arrivare a una soluzione di settore che possa allargare le spalle dei principali istituti italiani. Il governo, come noto, ha nei fatti aperto una finestra utile per le aggregazioni di qualche mese, grazie alla proroga degli incentivi fiscali sotto forma di Dta, fino al 31 dicembre. Eppure…

Ancora una volta si parla di risiko bancario, ma di aggregazioni veri ancora non c’è ombra. E allora?

Quello che succederà da oggi in avanti, dipenderà molto dal decreto Sostegni-Bis, alla voce Dta. Perché ora che il provvedimento è stato varato dal governo bisogna tenere d’occhio l’iter parlamentare per la sua conversione e dunque l’azione stessa dei partiti. D’altronde le Dta sono un tema sensibile, un fattore di promozione delle aggregazioni e del consolidamento bancario.

Va bene, bisogna attendere ancora un po’. Però c’è una banca che più di tutte ha bisogno di un partner, Mps. Come la mettiamo?

Sappiamo tutti molto bene che a Siena serve uno sposo. Ma anche qui è tutto molto fumoso. Diciamo che la via preferibile e più efficace è proprio quella del consolidamento, ovvero delle nozze, magari in questi mesi in cui si può usufruire dei vantaggi fiscali. Ma se questo scenario non si avverasse, allora bisognerebbe immaginare una soluzione diversa.

Quale?

Una proroga della scadenza per l’uscita dello Stato dalla banca, magari all’anno prossimo. Il problema di questa opzione è che implica una serie di discussioni a livello europeo, che tira in ballo anche la normativa sugli aiuti di Stato. Discussioni non facili insomma. Per questo dico che è ora di prendere una decisione sul futuro del Monte dei Paschi, una decisione che manca da troppo tempo. Sono mesi che si sfoglia la margherita, facendo Unicredit sì, Unicredit no. Non è possibile continuare così, no proprio.

Ci sarebbe anche l’ipotesi spezzatino…

La escluderei. Una cosa è la vendita degli sportelli, ma la dismissione degli asset ridimensionerebbe Mps, facendola diventare una banca regionale. Mi pare assurdo, anche per la sua storia e il suo legame con il territorio.

Torniamo a Unicredit. L’ex ceo Mustier era contrario alla fusione tra Unicredit e il Monte… Ma il suo successore Orcel?

Orcel è un manager molto esperto e presumo che abbia studiato il dossier molto prima di succedere a Mustier, anche perché forse conosceva già il suo destino. Un motivo in più per prendere una decisione definitiva. Ma basta con la logica che mi muovo io se ti muovi tu. E basta con lo Stato che temporeggia e allora temporeggiano pure le banche. Insomma, è tempo di agire.

Ma secondo lei, le nozze tra Unicredit e Mps sono verosimili oppure no?

Sì, lo sono, perché è un’operazione che non è da scartare. Resta da affrontare la questione dal punto di vista della dote fiscale. Al 2, al 3%. Non si sa. Per il momento l’asticella è al 2. E comunque non può essere soltanto la dote a sancire l’operazione, serve anche una ragione strategica e persino una visione per Unicredit. Della serie, quale la sua collocazione nel mercato? Senza dimenticare l’interesse dell’azionariato.

Chissà se queste considerazioni sono state fatte, in Unicredit come in Mps.

Le dico una cosa. Se non sono state fatte, lo si dica apertamente, in modo che si possa fare una valutazione. E cioè, se la fusione si fa o non si fa. Lo ripeto, non possiamo continuare a sfogliare la margherita. Se Mps e Unicredit sono fidanzate, e lo sono, si dica se si va all’altare oppure no.

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