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Come sarà l’Iran del nuovo presidente conservatore Raisi?

La vittoria di Raisi era scontata, come si muoverà l’Iran del nuovo presidente conservatore sul palcoscenico internazionale non lo è altrettanto, spiega a Formiche.net Bassiri Tabrizi, esperta di Iran dell’International Security Studies del Rusi, storico think tank di Londra

L’attuale capo del sistema giudiziario dell’Iran, Ebrahim Raisi, espressione del conservatorismo più vicino alla leadership teocratica, ha vinto le presidenziali. Secondo i dati del ministero dell’Interno a scrutinio quasi ultimato, Raisi ha ottenuto 17,8 milioni di preferenze, il 62 per cento del totale, mentre Mohsen Rezaie ha preso 3,3 milioni di voti, Abdolnasser Hemmati 2,4 milioni e Amir-Hossein Ghazizadeh Hashemi 1 milione. Hemmati, ex direttore della Banca centrale, era considerato il reale avversario di Raisi, colui che (visti gli ultimi successi incassati nei confronti televisivi) poteva portare l’iper favorito al ballattoggio, ma ancora prima della diffusione dei risultati parziali si era congratulato con un messaggio sui social network: “Spero che la tua amministrazione fornisca motivi di orgoglio per la Repubblica islamica dell’Iran, che migliori l’economia e che possa dare una vita di benessere alla grande nazione dell’Iran”.

Dato centrale, al di là del risultato, è stato l’affluenza bassa, circa il 48 per cento (con 28,6 milioni di voti su circa 59 milioni di elettori), confermando le previsioni degli analisti, che d’altronde si erano espressi in modo abbastanza unanime anche sulla vittoria di Raisi, evidenzia Aniseh Bassiri Tabrizi, esperta di Iran dell’International Security Studies del Rusi, storico think tank di Londra.

“Ora il punto interessante sta nel comprendere come Raisi vorrà gestire il paese dal punto di vista della politica estera, perché questo potrebbe essere meno scontato”, spiega a Formiche.net Bassiri Tabrizi. “Molto infatti — continua — dipenderà dalle scelte delle prossime settimane: vedendo la squadra di governo ne capiremo l’indirizzo”.

Dopo otto anni di presidenza Hassan Rouhani, e con tutti i candidati collegabili alla sua linea politica pragmatico-riformista esclusi dalla competizione elettorale per decisione del Consiglio dei Guardiani, l’amministrazione di Teheran cambierà posizione sotto la guida di un conservatore. Questo potrebbe complicare la già delicata relazione dell’Iran con i paesi occidentali, e soprattutto con gli Stati Uniti.

“In particolare — spiega Bassiri Tabrizi — i contatti sul nucleare per la ricomposizione dell’accordo Jcpoa continueranno, ma quello che è da vedere se il passo seguirà la stessa intensità vista finora”. Vedremo cosa succederà”, ha detto la vice segretario di Stato Usa Wendy Sherman, ammettendo che le elezioni potrebbero “complicare” i progressi fatti ultimamente di trattative a Vienna sull’accordo.

“Il governo uscente — aggiunge l’esperta del RUSI — ci metterà la stessa dedizione nelle prossime settimane? Complicato a dirsi, anche perché un eventuale accordo in questo momento non porterà nessun guadagno ai cosiddetti moderati almeno per i prossimi otto anni”.

La carica presidenziale in Iran dura un quadriennio, dunque il ragionamento si allunga al dopo-primo-mandato, con la possibilità di Raisi si aprano anche le porte della Guida Suprema, se Ali Khamenei dovessi ritirarsi a vita privata, ammalarsi o morire (è malato da tempo). Il nuovo presidente è considerato il preferito da Khamenei, che avrebbe mosso le carte per facilitarne la vittoria.

Raisi ha un passato controverso: nel 1988, dopo la guerra con l’Iraq, fece parte delle “missioni della morte” da cui furono ordinare ed eseguite esecuzioni di massa di migliaia di prigionieri politici e combattenti nemici. L’attuale neo-presidente iraniano è sottoposto a sanzioni da parte del Tesoro degli Stati Uniti.

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