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Strada Sirte-Misurata. Test di stabilità per la Libia

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

La riunione del comitato militare, insieme all’Onu, non ha risolto il problema della fondamentale apertura della strada costiera. Mentre i contatti Est-Ovest continuano, una fonte da Sirte spiega le ragioni della situazione

Una fonte militare libica da Sirte rivela a Formiche.net i dettagli della riunione del comitato militare congiunto “5+5”, il meccanismo di dialogo militare tra Tripolitania e Cirenaica che oggi, lunedì 21 giugno, si è riunito insieme ai delegati della missione onusiana Unsmil per parlare soprattutto della riapertura della strada costiera Misurata-Sirte — arteria strategica per il Paese su cui si snodano da tempo le dinamiche politiche interne alla Libia.

“Il processo di apertura della strada costiera — dichiara una fonte che preferisce restare anonima — è stato rinviato fino a quando i danni in essa non saranno riparati e i checkpoint non saranno adeguatamente distribuiti”. La strada sarà “aperta presto”, continua, ma non specifica date.

Domenica il primo ministro del governo ad interim, Abdelhamid Dabaiba, si era recato nei pressi di Misurata per presenziare a una cerimonia di apertura della strada, che però attualmente è libera verso occidente, ma chiusa a Est. A quanto noto infatti, l’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, che controlla la porta orientale dell’infrastruttura attorno a Sirte, ha usato le motivazioni spiegate da quella nostra fonte per bloccare l’apertura.

Mentre il governo ha interesse ad aprire la strada perché sarebbe un ulteriore passo (simbolico quanto pratico) verso la stabilizzazione del Paese — compito affidatogli dalle Nazioni Unite in vista delle elezioni di dicembre — Haftar ha bisogno di confermarsi presente e attivo (sostiene infatti di non procedere all’apertura perché è prematuro per quanto riguarda le condizioni di sicurezza generali).

Una necessità da giocare anche in vista della conferenza internazionale che si terrà a Berlino mercoledì 23 — momento in cui si farà il punto di questi mesi di cessate il fuoco e di governo transitorio, e si penserà alla costruzione dei presupposti per lanciare la corsa elettorale attraverso cui si eleggerà il presidente e si rinnoverà il parlamento.

“La conferenza di Berlino è un’opportunità per la Comunità internazionale di sostenere i progressi compiuti dal popolo libico”, ha detto in questi giorni l’ambasciatore statunitense Richard Norland,  parlando con i giornalisti del viaggio del segretario di Stato, che tra l’altro sarà a Berlino per la Libia è poi a Roma per parlare di lotta al terrorismo — tema che interessa anche la Libia, visto il ritorno di operazioni dell’Is nel Fezzan, area di attenzione per l’Italia e per lo sviluppo del Paese.

“La partecipazione alla Conferenza del governo ad interim libico di unità nazionale — ha detto Norland — segnerà il primo momento in cui la Libia sarà inclusa nel processo di Berlino come partecipante. Questo sottolinea i risultati significativi in ​​Libia dalla prima conferenza di Berlino del gennaio del 2020″.

“A Berlino, gli Stati Uniti e i nostri partner riaffermeranno il sostegno al governo provvisorio mentre continua il suo compito più importante, vale a dire la preparazione delle elezioni nazionali del 24 dicembre di quest’anno, come delineato dalla Roadmap del Forum di dialogo politico libico approvata attraverso il processo politico facilitato dalle Nazioni Unite”, ha aggiunto la feluca statunitense.

L’inviato speciale ha anche evidenziato che la formazione di un governo di unità è un “passo importante verso la fine di un decennio di conflitto”, e se le votazioni programmate dall’Onu a fine anno sono un passaggio fondamentale (per la Libia e per gli attori internazionali che si interessano al dossier: l’Ue ha annunciato sanzioni per chi si opporrà alle elezioni), altrettanta attenzione va fatta all’evitare “ogni genere di escalation militare e ogni intervento militare straniero che prolungherebbe inutilmente il conflitto”.

Quanto succede lungo la strada costiera in questo quadro può essere preoccupante. Sirte, dove il 5+5 tiene le sue riunioni, è il punto di deconflicting, e frizioni di qualsiasi genere possono alterare il delicato equilibrio che, con lo stop della armi, ha innescato il processo di stabilizzazione attuale. Inoltre in quell’area potrebbero essere presenti unità straniere (russe, turche) che hanno preso parte sui due lati degli scontri e che ancora — nonostante le richieste Onu e di Paesi come Italia e Usa — ancora non sono state ritirate.

Se come dice Norland “l’obiettivo degli Stati Uniti è una Libia sovrana, stabile e unificata, senza interferenze straniere e uno stato in grado di combattere il terrorismo all’interno dei suoi confini”, questo passa anche dalle vicende simboliche della strada costiera Misurata-Sirte.

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